di Laura Boccanera
Ipotesi centro per l’Alzheimer nell’ex Covid hospital: il futuro dell’edificio di via San Costantino è nel socio sanitario. In realtà sarebbe ben più di un’ipotesi quella che si prospetta come la nuova destinazione dello spazio di oltre 5000 metri quadrati che dal 2020 al 2021 ha ospitato il Covid hospital regionale. Ci sarebbe infatti ormai un’interlocuzione avanzata fra Ast, Regione e Comune per mantenere l’uso socio sanitario della struttura.
La fiera prima dell’allestimento come Covid H
L’idea è quella di dividere l’edificio in due aree di cui una deputata ad ospitare enti legati all’emergenza come Coc e Protezione civile, mentre nell’altra verrebbe realizzato un centro diurno per Alzheimer, esigenza che è presente in città e al momento sopperita solo dal volontariato e dall’associazione Attivamente Alzheimer. Ma in questo modo Civitanova perderebbe la fiera, realizzata assieme al palas come opera di urbanizzazione nell’ambito della lottizzazione commerciale del Cuore Adriatico e che era già stata dimezzata rispetto all’ipotesi originaria quando non era stato concepito il palazzetto. Un’operazione che lascerebbe sguarnita la città della sua tradizione fieristica iniziata nel dopoguerra con l’ente fiera in largo Caradonna.
L’ipotesi nasce dal fatto che ripristinare lo status quo pre Covid, quando l’edificio era adibito e preparato per ospitare manifestazioni fieristiche, sarebbe oneroso e costringerebbe alla perdita degli investimenti fatti per divisione degli spazi e impianti come le camere a pressione negativa e la linea dell’ossigeno (costata quasi 800mila euro) che non possono essere trasferiti altrove come fatto con le apparecchiature tecnologiche (leggasi Tac e letti di terapia intensiva).
Il Comune formalmente non è ancora rientrato in possesso degli spazi sebbene la convenzione che disciplinava il comodato d’uso con le varie proroghe sia scaduta al 31 dicembre 2021. Anche in quel documento (la delibera di giunta 360 del 3 settembre 2021) si specifica che la durata si protrae per un ulteriore periodo necessario per la completa remissione in pristino dello stato dei luoghi e non viene citata la possibilità di utilizzi diversi da quelli per i quali la fiera era stata concepita.
Tuttavia fino a quando la famosa Tac slice (promessa a Civitanova e finita a Recanati) è rimasta all’interno del Covid hospital (giugno 2024) le spese per gli allacci della corrente hanno continuato ad essere pagate dall’Ast per garantire l’allaccio al quadro elettrico generale e il minimo regime di funzionamento della struttura Covid Hospital, sia per le attività di manutenzione e mantenimento degli impianti ed apparecchiature elettriche ed elettro medicinali che per il funzionamento degli impianti antintrusione e antincendio installati.
Il video del consigliere regionale Pierpaolo Borroni dello scorso febbraio coi locali vuoti
E a distanza ormai di 4 anni dall’emergenza Covid i tempi sono ormai maturi per un’analisi dei costi e benefici dell'”astronave” realizzata da Guido Bertolaso sulla falsariga del Covid hospital di Milano, con la collaborazione dell’ordine dei cavalieri di Malta e costata oltre 12 milioni di euro (di cui 8 di privati), senza conteggiare però le spese per il mantenimento, una volta chiuse le porte, ancora da rendicontare. Dalla chiusura (avvenuta a luglio 2021) fino al trasferimento della Tac (giugno 2024) l’Ast ha speso mensilmente circa 24 mila euro per servizio termico e antincendio, utenze, energia elettrica e telesorveglianza.
Il covid hospital oggi
L’astronave del Covid hospital, 82 posti letto su 6 moduli, nasce a maggio del 2020, in piena emergenza pandemica con le Marche che hanno quasi esaurito i posti di terapia intensiva, appena 30 giorni di lavori, sotto la giunta di centrosinistra a guida del presidente Luca Ceriscioli. Inaugurato il 16 maggio, quando i contagi e le ospedalizzazioni iniziano a calare, ospiterà appena 3 pazienti. Ma ad ottobre e novembre, con la risalita dei contagi vengono aperti i primi due moduli da 14 posti letto di terapia intensiva (14 + 14), più un ulteriore modulo di posti per infettivi. Nel frattempo però a maggio del 2020 il Governo emana il decreto legge 34 autorizzando e finanziando la regione Marche a realizzare 105 posti letto di terapia intensiva. Le Marche infatti ad inizio pandemia avevano appena 115 posti letto, in fondo alla classifica nazionale: era e risultava il più basso numero di posti letto di terapia intensiva a livello nazionale. Ad ottobre del 2020 la Regione cambia colore politico, vince la giunta di centrodestra a guida Francesco Acquaroli e nel tempo vengono realizzati i posti letto previsti dalla legge 34, ma la maggior parte confluiscono su Marche nord. Quando è stata fatta la ripartizione dei 105 posti di terapia intensiva si era previsto che fossero ripartiti tra Marche Nord, Torrette, Jesi, Fermo e San Benedetto del Tronto, si era saltata l’Area vasta 3 poi diventata Ast. E anche in termini di personale, è sempre stato il maceratese quello che ha pagato il costo maggiore dalla pandemia dal momento che i medici, gli infermieri e il personale Oss impiegato nel Covid hospital proveniva dagli ospedali di Civitanova in primis (dove tutta l’attività chirurgica si è fermata), Macerata e Camerino.
Da qui le promesse sul futuro riutilizzo delle attrezzature negli ospedali di Civitanova e del Maceratese e la polemica con tanto di interrogazione regionale sulla Tac slice ospitata all’interno del Covid hospital, promessa all’ospedale di Civitanova e poi finita a Recanati, con uno scontro dialettico asperrimo fra il consigliere regionale Romano Carancini (Pd) e Pierpaolo Borroni (FdI). Quest’ultimo per rispondere ai ritardi e all’immobilismo della regione sullo smantellamento del Covid hospital fece il giro all’interno della struttura, mostrando la tac e garantendo il suo trasferimento a giorni all’ospedale di Civitanova (4 febbraio 2024). Poco più di un mese dopo però la Regione annunciava il trasferimento della tac all’ospedale di Recanati (trasferimento divenuto operativo a giugno 2024) tanto che il consigliere regionale Romano Carancini nel suo intervento parlò del “gioco delle tre tac”.
Il futuro dell’ex Covid hospital di Civitanova solleva interrogativi che vanno oltre la destinazione d’uso dell’edificio: come bilanciare le esigenze sanitarie con lo sviluppo economico e culturale della città? E ancora: in caso di una nuova pandemia la Regione Marche ha provveduto a realizzare i 105 posti letto di terapia intensiva? E se sì come sono distribuiti sul territorio? Domande che avremmo voluto sottoporre all’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini che contattato più volte nell’ultimo mese non ha mai dato disponibilità a fornire risposte. E infine l’ipotesi di un centro per l’Alzheimer, pur rispondendo a un bisogno reale, pone il tema di una visione strategica per il territorio, che non perda di vista la sua identità e le sue potenzialità.
«Covid center, la convenzione è scaduta: spendiamo 24mila euro di utenze e c’è una Tac inutilizzata»
È nato x farci fiere civitanova ha diritto di avere un centro fiere , È stato fatto nuovo x questo . Civitanova aveva molte belle fiere come quella dell edilizia , delle macchine x calzaturifici , evento sposi, tutto andato in fumo , Con un edificio nuovo si doveva incrementare le fiere invece si è sancita la morte fieristica di civitanova . In regione si è preferito far gestire le fiere ad una unica gestione che ha portato la morte di civitanova e ancona x favorire fermo . E questa volta non facciamo le solite polemiche " è colpa della destra o della sinistra " la colpa è di tutte e 2
Se la LUBE abbandona il volley x il calcio, sarà disponibile anche il palazzetto.
Ancora co sto carrozzone di Bertolaso
Ancora co sto carrozzone di Bertolaso !
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Uno schifo continuo…
Un centro per Alzheimer in quello scatolone senza un’area verde attorno a 50 metri dal Palas e relativo maxi parcheggio e super traffico e per metà la Protezione civile.Ma come può venire in mente un simile obbrobrio?
Nel maggio 2020 c’era un accordo di massima tra regione e comune per l’acquisto della struttura da parte dell’ allora AV3.
A mio modesto avviso oggi il covid hospital è ancora strategico per tutta la sanità regionale.
A mio avviso vanno lasciati un minimo di posti di terapia intensiva per emergenze sanitarie di qualsiasi tipo (sotto questo aspetto Civitanova è baricentrica per tutta la regione e ben collegata) e sul resto della superficie si potrebbe pensare ad un polo diagnostico pubblico super tecnologico gestito con logiche privatistiche destinandoci magari anche personale in pensione (radiologi, tecnici, infermieri ecc).
Operativamente da studiare e approfondire ma, a tal fine, si potrebbe chiedere al ministero la possibilità di avviare un modello gestionale sperimentale da parte di una società ad hoc con capitale publico/privato. La struttura dovrebbe essere chiaramente finalizzata per l’abbattimento delle liste di attesa senza però gravare sull’ operatività degli ospedali.
Le assunzioni chiaramente dovranno essere fuori dal calcolo del famoso tetto che oggi vincola molto tutte le assunzioni in sanità.
Il Polo diagnostico dovrebbe chiaramente operare almeno dalle di 7 ore 23.
Alessandro Maccioni
Ex direttore area vasta 3
Non vorrei che ci facessero un deposito… Per quanto riguarda Saltamartini, oramai gli sono rimaste solo domande e di tipo esistenziale tipo: ” Ma che ci faccio ancora qui? Dove sto andando visto che dopo quattro anni non ne ho imbroccata una giusta? Perché nessuno mi vuole bene e pare ce l’abbiano tutti con me? È giusto accollarmi i meriti e dividere i demeriti con Acquaroli che sarà il nome ma fa acqua da tutte le parti? Ahimè, non mi verranno gli stessi dolori del giovane Werther che si chiede perché si alza e perché si corica? Ehi, un momento caro mio.. e quali sarebbero i meriti? Ma lo apriranno veramente il centro e non è che… Guarda che facce poi dimmelo tu…”.
Concordo pienamente con quanto proposto da Maccioni: sarebbe un modo intelligente per abbattere le liste d’attesa e fare l’attività intra moenia senza ingolfare le apparecchiature degli ospedali. Saltamartini sempre presente per tagli di nastri ma allergico alle domande di giornalisti non compiacenti ( Mi ricorda qualcheduno/a a Roma!).
Le emergenze sanitarie dovute alla chiusura di 13 ospedali, di cui riaperti solo due in Comuni di cui erano Sindaci due attuali assessori?
Sig. Maccioni, sarebbe intelligente e il massimo per la sanità pubblica …. per questo non si farà
Abbiamo un centro diagnostico e abbiamo pure un ente comunale di ambito sanitario in grado di gestirlo perchè distruggere tutto ?
Si sta verificando esattamente tutto quello che avevamo pronosticato nell’epoca in cui si discuteva animatamente se costruire o meno quell’obbrobrio del Covid Hospital a Civitanova, che ben poteva essere situato in un’ala vuota dell’ospedale di Civitanova, senza danneggiare le potenzialità fieristiche della cittàe senza spendere una mare di soldi per un’esigenza temporanea.
Sig. Maccioni, proposta troppo pratica ed intelligente per poter essere anche solo minimamente capita dalla pessima classe politica attuale.