«Centri di riabilitazione in ginocchio,
a rischio 1.500 dipendenti nelle Marche»

SANITA' - Paolo Moscioni, presidente regionale di Aris, invita la Regione ad aprire un tavolo di dialogo: «Le tariffe sono ferme dal 2012, solo in poche strutture sono state adeguate ai nuovi contratti nazionali»

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Paolo Moscioni

È un vero e proprio grido di allarme quello che lancia Aris Marche per le crescenti difficoltà economiche che devono affrontare i centri di riabilitazione della regione.

«L’incremento dei costi della vita degli ultimi anni e le tariffe, ormai ferme dal 2012, stanno mettendo in grande difficoltà il proseguo delle attività – afferma Paolo Moscioni, presidente regionale di Aris – se è vero, come è vero, che il miglioramento delle attività sanitarie ospedaliere dipende molto dal buon funzionamento dei servizi territoriali, la ventilata crisi dei centri di riabilitazione comporterebbe non trascurabili problemi a tutto il servizio sanitario regionale».

I centri di riabilitazione erogano una grande fetta delle prestazioni riabilitative multidisciplinari e complesse delle Marche, dalla assistenza riabilitativa ospedaliera e quella extraospedaliera residenziale ed ambulatoriale. «Le Marche vantano strutture di riabilitazione di alto livello riconosciute in tutto il Paese, dalla Lega del Filo d’Oro alla Fondazione Don Gnocchi, dal Gruppo Kos Care-Santo Stefano alla Comunità di Capodarco senza dimenticare le strutture più piccole e locali come le Anffas di Macerata e Grottammare, l’Asp Paolo Ricci, il Villaggio delle Ginestre, la Buona Novella e i centri Montessori e Mancinelli. Nelle suddette strutture operano oltre 1.500 dipendenti e solo alcune, con enorme difficoltà, hanno potuto rinnovare il contratto collettivo nazionale di lavoro – afferma Moscioni – al fine di evitare un pericoloso stato di crisi del settore che coinvolgerebbe migliaia di pazienti si rende necessario l’intervento della Regione con l’apertura di un tavolo di trattative che valuti i nuovi costi delle prestazioni erogate e con il relativo impegno alla copertura dei maggiori oneri derivanti dall’applicazione dei rinnovi contrattuali».



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