di Laura Boccanera
A ridosso della partenza ufficiale della stagione balneare è arrivata un’altra mazzata per gli operatori e il governo. E il caos continua a regnare sovrano nel settore. Con una sentenza pubblicata martedì il Consiglio di Stato ha confermato la scadenza delle concessioni demaniali per le spiagge al 31 dicembre 2023, obbligando così le amministrazioni a disapplicare eventuali deroghe al 31 dicembre del 2024, norma approvata dall’attuale maggioranza di governo nella scorsa finanziaria, di fatto per prendere tempo. Il Consiglio di Stato invece ha richiamato «i principi della Corte di Giustizia Ue» al fine di dare «immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale».
Non solo, perché nella sentenza il massimo organo della giustizia amministrativa ha sottolineato il fatto che la risorsa spiaggia sia scarsa, tesi contraria a quella invece sostenuta dal governo nella mappatura inviata a Bruxelles e portata a motivo della mancata applicazione della direttiva Bolkenstein. La sentenza riguarda un ricorso del 2023 di un proprietario di uno stabilimento balneare a Rapallo.
Giacomo Mantovani presidente Abc
La sentenza sottolinea anche l’inconsistenza di un argomento sul quale finora i balneari contavano parecchio per riuscire ad uscire dall’impasse, ovvero la disponibilità della risorsa naturale attraverso il monitoraggio delle spiagge ancora libere così da proporre di mettere all’asta solo quelle e non quelle già assegnate. Ma il Cds ha invece affermato che la risorsa spiaggia è «scarsa» al contrario di quanto sostenuto dal governo con la mappatura del demanio marittimo conclusa lo scorso ottobre.
Una situazione seria che preoccupa i balneari, presi nel mare magnum di sentenze, promesse, regolamenti attuativi, aste e eventuali indennizzi: «la sentenza è simile a quelle precedenti – afferma Giacomo Mantovani presidente associazione Abc di Civitanova – certo la preoccupazione c’è e stiamo cercando di capire cosa sta facendo il governo, abbiamo però risposte vaghe e nulla di concreto. Ma ce lo aspettavamo, manca una regolamentazione e noi stessi riusciamo a capirci poco. Per fine maggio dovrebbe uscire la bozza del documento da parte dello Stato che dovrebbe regolamentare il tutto, certo che se non ci saranno risposte siamo pronti anche a valutare azioni che andranno al di là dei fischietti e delle chiacchiere». La provocazione è quella di lasciare infatti ombrelloni chiuse e spiagge non attrezzate per l’estate, come ha riferito Giuseppe Ricci di San Benedetto, presidente degli imprenditori turistici balneari italiani.
il senatore Giorgio Fede
Una sentenza che viene analizzata anche dal punto di vista politico da Giorgio Fede, del Movimento 5 stelle, che premonisce un’estate da «armaggedon sulle spiagge».
Secondo il deputato pentastellato marchigiano infatti la responsabilità dello stallo e della confusione che si è creata fra direttiva europea e aspettative dei balneari è legata all’operato del governo Meloni che ha fatto promesse che non potevano essere mantenute: «il Consiglio di Stato, ha posto una lapidaria parola fine su una delle più grandi truffe della destra ai danni dell’elettorato – afferma Fede -. La sentenza boccia l’operato del governo Meloni e afferma che le spiagge libere sono poche e le concessioni rinnovate fino al 2024 sono illegittime e conferma quello che noi diciamo da anni. Non volevamo mettere a gara le concessioni perché siamo i cattivi della situazione ma semplicemente perché lo impone la legge, peraltro attuata nel 2010 in Italia proprio dal governo Berlusconi IV con Giorgia Meloni ministra. Meloni se n’è infischiata pur di aggiudicarsi qualche voto in più ma la verità è venuta a galla». Da qui secondo Fede le conseguenze per un settore che è trainante dell’economia nazionale: «Una stagione estiva che si appresta a partire nel più totale caos. A causa delle scelte di Meloni e soci, tutti gli operatori e gli utenti saranno costretti a subire i danni di questi errori grossolani – dice Fede -. Non solo gli investimenti sono fermi, ma l’incertezza sta facendo sì che alcuni stabilimenti non sanno se piantare o meno gli ombrelloni. Per l’Europa c’è già la messa in mora che ricadrà sulle spalle di tutti gli italiani perché la Commissione europea non si è bevuta la balla dell’abbondanza di spiagge concedibili. Dispiace per i balneari che hanno seguito la Meloni come i topolini del pifferaio magico, peccato che dalla rupe non cadranno solo loro ma tutti gli italiani quando arriverà la procedura d’infrazione».
Era ora
Nel 2013 il movimento consiglio' i concessionari di consorziarsi in modo da affrontare la Bolkestain unitamente . Invece i politici locali rassicurarono che nulla sarebbe cambiato. Chi è causa del suo mal .....
Finalmente
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Se ricordo bene, la scarsa simpatia per i bagnini è dovuta all’uso dei prezzi alti e in spiaggia e al bar e al ristorante. Decine di commenti in un articolo dell’anno scorso, questo rimarcavano.
Siamo alle solite si governa mettendo pezze all’ultimo minuto, poi oddio corri corri!!!
Si sta profilando una emergenza siccita’ che iniziera’ dalla Sicilia poi arrivera’ anche da noi e allora… oddio corri corri!!
Intanto abbiamo gli acquedotti che perdono in media il 50% dell’acqua. Invasi insufficienti…..raccolta acqua piovana….e loro discutono!!!! discutono……discutono…….
Se i bagnini mettono i prezzi alti sarà la scelta dei bagnanti ad accettarli, o meno… Ciò che appare e che l’Europa ci detta legge su argomenti che ci dimostrano che altri comandano in casa nostra. In nome di una Europa che esiste solo sulla carta. Unita però quando si tratta di distruggere la nostra vita e le nostre speranze.