Sgarbi: «L’accusa di riciclaggio?
Il dipinto l’ho scoperto io, nasce con me:
prima semplicemente non esisteva»

IL SOTTOSEGRETARIO alla Cultura, nel ribattere alla deputata dem Irene Manzi («Sono pronto a rispondere a tutto, anche in un pubblico confronto a Macerata, nelle sue, nelle nostre Marche»), parla dell'inchiesta che lo vede indagato in relazione al quadro attribuito a Manetti: «Non ho tratto alcun indebito profitto. Avevo tutto il tempo di sottrarlo alla attenzione degli inquirenti. Ho sempre fatto il contrario: l’ho esposto a una mostra dove l’hanno visto 100mila persone e decine di esperti»

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Il quadro al centro dell’inchiesta e Vittorio Sgarbi

«Parlare di “toni sguaiati” e anche di “tono volgare per non dire vagamente minaccioso”, per definire la mia richiesta alla Manzi di esibire il suo impegno di vicesindaco e parlamentare, dà la misura di chi crede di essere intoccabile coltivando la pratica del sospetto per i suoi nemici politici, con l’alzata di scudi dei suoi a difesa di chi non è stato offeso. Io sono stato accusato. Non lei. E nessuno mi ha chiesto di difendermi».

Non si placa la polemica tra Vittorio Sgarbi e Irene Manzi, con il sottosegretario alla Cultura che torna alla carica dopo la replica della deputata dem e la levata di scudi di diversi esponenti Pd. «Tornerò in Parlamento quando sarò chiamato a riferire su argomenti di mia competenza – dice Sgarbi –  Io ho contrapposto la mia documentata attività culturale, anche nelle Marche, anche a Macerata, anche a San Severino, anche a Urbino, nelle mie funzioni di sindaco e prosindaco alle sue attività, come vicesindaco di Macerata. Quale volgarità? Domande senza risposta. Non avendo niente da nascondere, diversamente da lei, io alle sua domande rispondo».

E qui il sottosegretario parla dell’inchiesta, trasferita per competenza alla procura di Macerata, che lo vede indagato per riciclaggio di beni culturali in relazione alla vicenda relativa al quadro La Cattura di San Pietro, attribuito a Rutilio Manetti. «Io sono indagato per un reato impossibile: riciclaggio. Di che? – si difende Sgarbi – Io non ho tratto alcun indebito profitto dal dipinto di cui si parla. Avevo tutto il tempo di sottrarlo alla attenzione degli inquirenti. Ho sempre fatto il contrario: l’ho esposto a una mostra dove l’hanno visto 100mila persone e decine di esperti, senza rilevare alcun danno, alterazione o anomalia. L’ho consegnato per tutte le verifiche, che io ho già fatto fare allo Studio Editech di Firenze, alla autorità giudiziaria. Ho tutta la documentazione, consegnata agli avvocati, della proprietà e della provenienza del dipinto. Non ho niente da nascondere. E favorisco le indagini. Il quadro, prima che io lo scoprissi, e lo rivelassi al mondo, semplicemente non esisteva – continua il sottosegretario – Non era catalogato, conosciuto, vincolato da nessuna Soprintendenza, né pubblicato da nessuno studioso. Nasce con me: che l’ho scoperto, attribuito, fatto pulire, restaurare, tornare alle sue condizioni originali, secondo i principi universali della tutela, che sono tra i miei compiti morali e culturali, prima che politici, come ho fatto centinaia di volte. Io ho fatto restaurare, non modificare, il dipinto, che nessuno ha visto nel castello dove (non) è stato rubato. E anche di questo ho le prove».

«La verità è palese nel fatto che io ho esposto per un anno il dipinto a Lucca e nessuno ha manifestato dubbi – sottolinea Sgarbi – Soltanto le dichiarazioni del mio restauratore che aveva, tenendolo per cinque anni, mal restaurato il quadro, che io ho fatto restaurare di nuovo (tutto documentato), per pura vendetta, hanno originato dubbi e indagini. Evidentemente insensati. Ora, rispondo. Che senso avrebbe avuto che io esponessi un quadro sapendolo rubato? Perché durante il lunghissimo tempo della esposizione nessuno ha rilevato nulla? Perché, se non per ritorsione, un restauratore inadeguato avrebbe manifestato sospetti mai dichiarati o denunciati prima alla autorità giudiziaria? Perché ha taciuto per cinque anni i suoi rilievi, a me mai manifestati? I restauratori e gli organizzatori della mostra hanno analizzato e visto il quadro. Perché la parlamentare non parla con loro? Un anno di esposizione senza rilievi. Poi la vendetta di un cattivo restauratore. Questa la fonte (con calunnie contro l’evidenza) del sindacato ispettivo di un parlamentare? Io sono pronto a rispondere a tutto, anche in un pubblico confronto a Macerata, nelle sue, nelle nostre Marche».

 

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