Sandro parca
di Luca Patrassi
A prendere l’iniziativa è stato il sindaco di Macerata e presidente della Provincia Sandro Parcaroli che sta tentando di chiudere la partita legata al gestore unico dei servizio idrico nell’ambito territoriale maceratese per evitare che si arrivi alla gara che di fatto porterebbe il settore idrico nelle mani di un privato. Martedì alle 15 ci sarà un summit tra i Comuni capofila dell’Aato3 e quelli che hanno le municipalizzate di settore, ci si arriva dopo l’ennesimo rinvio, l’ultimo chiesto dal presidente dell’Aato 3 Alessandro Gentilucci per dar modo alle varie municipalità di leggersi e di studiare il parere chiesto e dato dall’avvocato lombardo Maurizio Boifava. Dopo anni di chiacchiere e di veti anche ideologici, l’impressione è che si sia ancora al punto di partenza. Tutti a parole dicono di puntare a una società consortile pubblica, ma poi alcuni sono intransigenti sulla scelta del tipo di consorzio di primo e di secondo livello. C’è anche chi sembra dare l’impressione di puntare a una cordata di centrodestra per escludere l’altro fronte, come se non fosse bastata lo schiaffo multimilionario dato ai cittadini maceratesi che non hanno avuto – appunto per posizioni di questo tipo che non hanno permesso di presentare un progetto condiviso – accesso ai finanziamenti previsti dal Pnrr per il settore idrico. Decine di milioni persi, milioni che hanno invece ricevuto tutti gli altri ambito territoriali.
La lettera del legale lombardo contiene due chiavi di lettura, una permette di capire come “funziona” la burocrazia e la seconda è operativa. La prima. Dopo anni di discussione e di divisioni sulla questione, un mese fa l’Aato ha chiesto un nuovo parere legale, termine dieci giorni. La premessa dell’avvocato Boifava coglie il senso cronologico della questione: «Gent.mo Direttore, faccio seguito alla richiesta pervenutami in data 28/11/2023 ed alla luce dell’urgenza manifestata dall’Assemblea con la delibera n. 20 del 16/11/2023 (“Si chiede all’Aato, alla struttura, di identificare un legale che produca un parere pro veritate sulla costituzione di una società consortile entro e non oltre il 10 dicembre”), previo esame della documentazione che mi è stata inoltrata osservo quanto segue».
Sul fronte operativo l’avvocato Boifava propone, al termine del suo parere, una terza via, quella di una fusione tra le varie municipalizzate. «La successione universale, come vicenda giuridica – scrive il legale – ben si attaglia invero anche a quella fra enti, avente ad oggetto un patrimonio unitariamente considerato e non soltanto elementi che lo compongono. La fusione non è, in sé, operazione che mira a concludere tutti i rapporti sociali (come la liquidazione), né unicamente a trasferirli ad altro soggetto con permanenza in vita del disponente (come il conferimento in società, la cessione dei crediti o dei debiti, la cessione di azienda, etc.), quanto a darvi prosecuzione, mediante il diverso assetto organizzativo: ma ciò non può essere sminuito ed artificiosamente ridotto ad una vicenda modificativa senza successione in senso proprio in quei rapporti. Riorganizzazione e concentrazione, da un lato, ed estinzione e successione, dall’altro lato, non sono concetti incompatibili ed antitetici. In sostanza, si verificano entrambi gli effetti, l’estinzione e la successione, senza distinzione sul piano cronologico, derivando entrambe dall’ultima delle iscrizioni previste dall’art. 2504 c.c. (salva la possibilità di stabilire una data diversa ex art. 2504- bis c.c., commi 2 e 3.”. Non è un caso che da un punto di vista fiscale la fusione rappresenta un’operazione neutrale ed animata dal principio di continuità. Va da sé che gli auspici assembleari attraverso tale strumento/tali operazioni societarie ben potrebbero essere salvaguardati, ferma la necessità di valutare, in unione ad un ben più ampio gruppo di lavoro, il percorso idoneativo».
In tutto questo, il sindaco Sandro Parcaroli, sostenuto da diversi altri sindaci, continua a chiedere il piano di fattibilità economica. Avanti, verso la gara?
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Ma perché non dire la verità ai cittadini? Il problema si chiama Astea che ha anche un socio privato. La AST che è lazionista di maggioranza di Astea è partecipata da comuni a guida Pd. Macerata che ha lApm pensa che vendere le attività idriche di Apm sarebbe vantaggioso è così cè unintesa sotterranea con Astea che taglia fuori gli altri piccoli comuni. Unidea che piaceva PARCAROLI che infatti insiste sulla fattibilità economica perché sa che via Pd si potrebbe fare un buon affare vendendo a Hera (il che farebbe felici anche i soci privati di Astea) e quindi se lofferta di cedere a Hera è migliore della gestione in House col consorzio di primo livello lui è favorevole a vendere. Che poi questo significhi consegnare la gestione di una risorsa pubblica ai privati con possibile danno per i cittadini è cosa irrilevante. Nel pacchetto potrebbe rientrare anche il Cosmari. Ma nessuno ha il coraggio tra i sindaci di chiedere conto dell indebitamento del Cosmari ne tanto meno di chiederne conto a chi lha gestito. Se si riesce a piazzarlo è un bel tana libera tutti!
Dovessero privatizzare l'acqua auspico una rivoluzione cruenta.
Marcello Marcelli credo che lo faranno e in maniera surrettizia. La tecnica ampiamente sperimentata a Macerata - si veda la lottizzazione Simonetti- e messa a punto dagli uffici competenti è quella di far languire la pratica, di farla diventare un fiume carsico sin quando non cè più tempo per le alternative così la pallotta avvelenata diventa ineluttabile. Vedrà che le soluzioni primo livello secondo livello terza via diventeranno come le tre carte così si arriverà alla scadenza del 2024 - in fin dei conti basta fare melina per 180/200 giorni- e la gara sarà inevitabile. E arriveranno i privati.
Carlo Cambi che strumenti abbiamo noi cittadini per contrastare questo malaffare se non protestare fortemente?
Marcello Marcelli credo pochi salvo ricordarsene quando si vota
Carlo Cambi sarà troppo tardi, occorre protestare subito.
Marcello Marcelli ma la tattica loro toglie spazio alla protesta: ora si può solo insistere perché prendano una soluzione pubblica, ma non avendo deciso ti costringono a protestare sulle intenzioni. Si può fare quello si una capillare informazione. E poi arrivare allo sciopero delle bollette.
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Servizio idrico integrato: integrato a che cosa, forse alle tante leggi estorsive incostituzionali per mantenere l’enorme carrozzone politico parassitario che sta mandando in fallimento il paese. Non credo che i sindaci non sappiano che l’acqua è un elemento naturale e fondamentale per ogni forma di vita, che non può avere padroni, non può né essere comprata né venduta, ma solo fruita come dono della natura. Certo: tutto ciò se andassimo a rifornirci di tale bene naturale nelle fontane pubbliche come facevamo qualche decennio di anni fa. E non credo neanche che i sindaci non sappiano che secondo l’art. 53 Cost. tutti dobbiamo concorrere alle spese pubbliche che non sono altro che i SERVIZI PUBBLICI COMPRESI COSTRUZIONE E MANUTENZIONE DI ACQUEDOTTI FOGNATRURE E DEPURAZIONE.
Non è chiaro, questi sindaci cosa vanno cianciando con la bolletta dell’acqua, che tra tutte le bollette che paghiamo più o meno con una parte incostituzionale: quella dell’acqua non ha alcuna ragione di esistere.
Ma fategliela cantare la lirica a Parcaroli, pessimo sindaco, non lo dico io ma lo leggo da molti commenti che presumo maceratesi e inopportuno presidente di provincia.
Carlo Cambi e Marcello Marcelli… mi sa che tra un pò cercherà di mettere mano pure a Cronache Maceratesi..così almeno non avremo nemmeno più modo di sfogarci almeno qui…Se fà per dì…
Il problema dell’acqua non è solo maceratese, è nazionale. E grazie ai ladri che in maggioranza siedono in parlamento e ai sindaci che gli reggono il sacco. Che invece di proteggere i cittadini delle loro comunità essendo fedeli alla Repubblica Italiana e di osservare la Costituzione come dal loro giuramento impostogli dalla legge per le loro funzioni: sembra non si rendano conto che con il loro comportamento rinunciano alla loro dignità da uomini per fare i ladri per conto terzi. Non solo per l’acqua ma per qualsiasi tassa sulla proprietà privata legittima secondo i modi di acquisto art. 42 Cost.
La soluzione tecnica corretta, al di là di tante discussioni a volte anche prive di adeguate cognizioni da parte di chi le fa, ed al di là delle dietrologie che restano tali, è la fusione tra i vari gestori oggi operativi. Del resto, é la soluzione che é sul tappeto da circa 20 anni…ma non facciamo finta di non sapere quale é il motivo sostanziale che ne ha sempre ostacolato la realizzazione….cui se ne é sempre aggiunto un altro più “laterale”, ma non meno insidioso.
Quello sostanziale. La fusione si può fare solo sulla base delle valutazioni patrimoniali dei vari soggetti che si fondono tra loro…e da tali valutazioni discende poi la percentuale di partecipazione di ognuno di tali soggetti nel nuovo gestore unico.
Capite bene quale sia la difficoltà/diffidenza di tutti gli Enti Locali di rimettersi ad un advisor terzo che determini questi valori che finirebbero per diventare paradigma indiscutibile della loro percentuale di partecipazione…con ciò che ne consegue in ordine alla “capacità di influenza” sul nuovo gestore unico.
Quello “laterale”. La fusione porterebbe ad una inevitabile razionalizzazione delle strutture amministrative degli attuali gestori…razionalizzazione=dimagrimento ! Questo ha sempre evitato, ed è pur comprensibile, che vi fosse “entusiasmo” per questa soluzione da parte delle strutture amministrative.