Da sinistra: l’imprenditore Simone Giglietti, il direttore di Cna Macerata Massimiliano Moriconi, il presidente del Centro studi di Cna Marche Giovanni Dini, il presidente di Cna Macerata Maurizio Tritarelli e la direttrice provinciale Confidi Irene Mancinelli
di Marco Pagliariccio
Più il numero degli abitanti scende, più quello delle imprese segue lo stesso andamento. Sembra banale, ma all’atto pratico ciò impatta in maniera devastante sulla nostra società. Su questa correlazione ha lavorato nei mesi scorsi il Centro studi Cna, tirandone fuori una disamina puntuale del fenomeno.
Maurizio Tritarelli
In 10 anni, in provincia di Macerata si sono perse complessivamente circa 4.800 imprese. Visto il tasso di imprenditorialità del 10% (ovvero, esiste in media una impresa ogni 10 abitanti) e visto il calo di 14mila abitanti nello stesso periodo, l’ipotesi è che 1.400 imprese, quindi il 30% di quelle 4.800, siano state chiuse a causa del calo della popolazione. Dati allarmanti che Cna Macerata ha reso noti questa mattina in una conferenza stampa. «E’ una riflessione, quella del collegamento tra demografia e impresa, sulla quale abbiamo iniziato a ragionare da un paio d’anni e che siamo riusciti ad approfondire grazie a quell’eccellenza che è il nostro Centro studi – sottolinea presentando i dati il presidente di Cna Macerata Maurizio Tritarelli – è vero che sono dinamiche comuni anche al resto d’Italia e, in parte, anche al resto d’Europa, ma restano comunque molto preoccupanti».
Giovanni Dini
La popolazione attiva, quella che può aprire una attività (la fascia di età 20-49 anni), è scesa del 16,5% nel Maceratese e del 16,1% in regione: praticamente si è persa una persona attiva su sei. Per non parlare dei bambini più piccoli (0-4 anni), che sono diminuiti del 26,2% in provincia di Macerata e del 29% in regione. E crescono anche i giovani nella fascia d’età post-studio (età 25-29 anni) che ha lasciato la provincia: sono ben 389 (il 2,2%). «Un dramma, perché stiamo perdendo tutta la parte più innovativa e vivace della nostra società: quella dei giovani – rimarca il presidente del Centro studi Cna Marche Giovanni Dini – basti pensare alla semplicità con la quale si muovono i nativi digitali nel mondo odierno e quanto invece facciano più fatica le fasce d’età più avanzate. Se è vero che la correlazione tra calo della popolazione e calo del numero di imprese non è solo maceratese, dobbiamo considerare anche che le Marche sono una delle regioni col maggior numero di aziende in relazione agli abitanti e questa tendenza è ancora maggiore a Macerata. Per cui il fenomeno colpisce ancora più duramente qui, il problema è che lo si guardi con un misto di impotenza e rassegnazione. Perdere imprese significa perdere competenze, sfaldare un tessuto sociale. E anche pensare che il fatto che ci siano meno imprese rafforzi quelle che resistono è tutto da verificare. La demografia non è chiaramente l’unico fattore che incide sul calo del numero delle aziende, perché poi ci sono tutti gli altri fattori che conosciamo: il terremoto, il covid, le congiunture economiche mondiali. E la gravissima questione della manodopera: per settembre le previsioni dicono che il 94,5% delle offerte di lavoro resterà inevaso. Non si trovano operai specializzati».
Massimiliano Moriconi
La proposta di Cna si articola in cinque direttrici. Primo: implementare l’autoproduzione energetica, in modo da abbattere le spese delle aziende, attraverso l’introduzione di agevolazioni fiscali mutuando il meccanismo del credito d’imposta al 50% già previsto per l’edilizia residenziale. Secondo: bandi su misura per le pmi, visto che nelle Marche le micro-imprese con valore della produzione sotto i 250mila euro sono 13.645, il 10% del totale (9,5% in provincia di Macerata). Terzo: favorire l’accesso al credito, una vera piaga in questa fase visto il rialzo dei tassi d’interesse. Quarto: potenziare gli Its, per produrre sempre più manodopera specializzata (l’83% dei diplomati Its marchigiani trova lavoro entro un anno e nell’87,5% dei casi si tratta di un’occupazione in linea con la formazione). Quinto: spingere sugli investimenti infrastrutturali, creando alternative a quelle esistenti (A14, ferrovia adriatica), in primis le intervallive e i collegamenti entroterra-costa. «I problemi energetici emersi con la guerra in Ucraina non sono tutti risolti, bisogna incentivare l’autoproduzione per abbattere i costi – evidenzia Massimiliano Moriconi, direttore di Cna Macerata – sul fronte bandi sarebbe importante arrivare a degli spacchettamenti: molte imprese fanno fatica ad entrare anche solo in quelli della fascia 40-200mila euro, figuriamoci in quelli più sostanziosi. E poi siamo poco attrattivi per i giovani: i ragazzi che formiamo spesso e volentieri poi si accasano altrove, dobbiamo riuscire a tenerli qua».
Irene Mancinelli
La questione del credito è cruciale, in una fase in cui i tassi d’interesse sui mutui sono schizzati alle stelle. «Qualche anno fa avremmo parlato di tassi-usura – non esita a definirli così Irene Mancinelli, direttrice provinciale del Confidi – le difficoltà ci sono soprattutto per le start-up o comunque per le imprese neonate, ma anche le imprese più strutturate evitano di investire in questa fase, attendendo momenti migliori. Si è scelta strada per combattere il fenomeno dell’inflazione, che c’è e si vede, ma questi continui rialzi dei tassi d’interesse hanno come effetto collaterale che bloccano gli investimenti. Il tutto in periodo in cui, invece, grazie al Pnrr, c’era una grande spinta in quella direzione. Rischia di diventare un cane che si morde la coda. La Regione aveva prodotto un intervento ottimo con la legge 13 per la concessione di prestiti a tasso agevolato: speriamo arrivi presto qualche misura analoga».
Simone Giglietti
Il settore delle costruzioni, insieme alla manifattura, rappresenta il comparto più importante in provincia. A lanciare il grido di dolore del settore è stato Simone Giglietti, titolare di un’impresa edile di base a Cingoli. «I debiti incagliati ci stanno strozzando – dice Giglietti – servirebbero delle proroghe e tassi agevolati: manca liquidità. E poi manca il personale: noi abbiamo quattro dipendenti e tantissimo lavoro in tutto l’entroterra, se trovassimo persone disponibili ne assumeremmo altrettanti. Ma si fa fatica a trovare manodopera specializzata e anche quando la formiamo noi direttamente poi spesso ci lasciano. Non possiamo accollarci questo carico ulteriore».
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…leggo anche “e la gravissima questione della manodopera”!!! Eppure, anche se fosse solo quella specializzata (e non è solo quella), che poi devi formare ovviamente e si può fare benissimo, c’è qualcosa che non mi torna, dato che in giro si sente sempre di più gente che si lamenta che non trova lavoro!!! Mah, sarà che non trova lavoro, o sarà qualcos’altro!!? gv
Allora il problema non è la disoccupazione, bensì – al contrario – la carenza di manodopera!
Cercasi apprendisti con esperienza. Tutto sommato, è bello vivere dove non c’è disoccupazione.
“Apprendisti con esperienza” è un ossìmoro, esattamente come “ghiaccio bollente”!
Non ho capito cosa c’azzeccano le misure proposte con la crisi demografica.
Prima ti dicono che si stanno riducendo bambini e giovani, poi chiedono bandi di gara “su misura” e facilitazioni finanziarie.
Boh!