Il dipartimento di Studi Umanistici
Il rettore John McCourt a nome di tutta la comunità universitaria e suo personale esprime il più sincero cordoglio per la scomparsa, nei giorni scorsi, di Ruggero Morresi, professore ordinario di linguistica generale nell’università di Macerata, in pensione dal 2008.
Studioso della dialettica hegeliana, della retorica da Aristotele al pensiero contemporaneo, della teoria dell’argomentazione, dell’opera di Octave Hamelin e del pensiero di Erich Weil, in forza all’Ateneo maceratese dal 1980 come professore associato, Ruggero Morresi ha pubblicato numerosi saggi di interesse sia filosofico sia linguistico, apparsi in riviste italiane e straniere. Tra i suoi libri, che si concentrano sul linguaggio topico e retorico: “Argomentazione e dialettica. Tra logica hegeliana e “Nouvelle Rhétorique””; “Linguaggi topici. Da Aristotele a Francesco Bacone”; “Linguaggio, topica e retorica. Saggi di linguistica speculativa”. «Chi ne ha frequentato le lezioni – sono le parole del direttore del dipartimento di Studi Umanistici Roberto Mancini – ricorda la vivacità intellettuale, l’originalità teoretica, la grande capacità didattica. Alla sua famiglia esprimo le condoglianze del dipartimento e mie personali».
condoglianze alla famiglia
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Il prof.Ruggero Morresi nei primi anni novanta si era impegnato con passione nella militanza nel Partito Radicale e nei Club Pannella, divenendo prima presidente del Club Pannella di Macerata per lo stato di diritto e poi candidandosi tra l’altro alla presidenza della provincia nel 1995 con la Lista Pannella-Riformatori. Aveva contribuito agli studi sulla figura di don Romolo Murri anche nell’ambito della benemerita opera di riscoperta promossa dal prof. Filippo Mignini. Da studioso della logica era attento alle regole e al metodo ma nel confronto con la ricchezza e le contraddizioni della realtà; ed era capace di osservare acutamente le persone e le cose senza distanza accademica.
Le mie più sentite condoglianze alla figlia e ai parenti.
Io e mia sorella Ilaria ringraziamo, quanto mai sorpresi, per la sensibilità mostrata e espressa
dall’attuale Rettore e dal Prof. Mancini nei confronti di nostro padre.
Ricordiamo per correttezza, una parola e un’azione cui nostro padre teneva, che la linguistica fu un
approdo della sua attività speculativa e didattica e che al momento di lasciare l’insegnamento
universitario, scelta dovuta non tanto a raggiunti limiti di età ma a mancanza ‘basica’ di educazione
e rispetto ricevuta da rappresentanti dell’Accademia dell’epoca, ritenne giusto destinare i fondi della
sua ricerca alle pubblicazioni dei giovani studiosi, sia del Dipartimento di Linguistica cui
apparteneva sia dei corsi di dottorato cui era afferente. Chi ha avuto modo di conoscerlo realmente,
dal profondo, sa che era in grado di concretizzare scelte eclatanti nonché apparentemente
provocatorie, in realtà dettate da un’unica bussola: libertà di pensiero cui consegue quella di azione.
Prima della linguistica si occupò di filosofia teoretica e politica, storia della medesima, storia del
pensiero scientifico nel corso aperto a Fermo, e quindi di teoria dell’argomentazione e linguistica,
appunto, con ciò cambiando settore disciplinare e lasciando la Facoltà di lettere e filosofia.
Per descrivere la caratura della persona, e non del personaggio, ci pare giusto ricordare due fatti:
trovando corretto aiutare gli altri, si trovò per un periodo a seguire persone in difficoltà con
problemi di tossicodipendenza in varie strutture della regione e, toccato da quella esperienza e
storie, le superò con uno dei pochi scritti per l’epoca di teoria linguistica applicata, dedicato appunto
al linguaggio delle tossicodipendenze. Il secondo episodio riguarda un nostro caro amico di famiglia
che proprio per tale ragione non voleva sostenere, per sua riservatezza, l’ultimo esame che gli
mancava, appunto con nostro padre. Saputa la ragione, il Prof. lo trovò in giro per i corridoi
dell’Università il giorno degli esami, lo convinse a sostenere la prova e lui si laureò. A quel nostro
amico è oggi dedicata la Biblioteca della Facoltà di Filosofia. Uno dei migliori bibliotecari mai
esistiti.
In merito alla attività politica, segnaliamo che dall’essere “extraparlamentare” pacifista, tra i
fondatori della sezione maceratese della Bertrand Russel Peace Foundation, poi si occupò e
appassionò di attivismo sindacale, e da segretario cittadino socialista, escluso in seguito perché
chiedeva trasparenza in conti e spese di partito, oltre a sapere trasmettere e comunicare come pochi
con gli operai nelle fabbriche, approdò alle battaglie radicali e alla competizione elettorale non
come presidente della Provincia, ma della Regione, all’epoca della prima candidatura di
D’Ambrosio.