«Civitas, non era competenza di Brandoni
inviare le cartelle all’Asur
per la Tarsu non versata»

CIVITANOVA - L'intervento dell'avvocato Mario Cavallaro che assiste il professionista condannato per danno erariale dalla Corte dei conti in qualità di ex presidente della municipalizzata

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Alessandro Brandoni

 

«Ci riserviamo un esame accurato della sentenza emessa dalla Corte dei Conti, ma fin d’ora possiamo affermare che faremo sicuramente appello, in quanto la decisione della Corte a nostro avviso non ha tenuto conto della pur documentata mancanza di responsabilità tecniche e dirigenziali del presidente, organo di emanazione politica e di indirizzo generale che avrebbe dovuto essere coadiuvato da un direttore generale, assente nell’organizzazione della società per contenere i costi, e dai tecnici della società e comunali». Sono le parole dell’avvocato Mario Cavallaro, che assiste Alessandro Brandoni nel processo che vede coinvolta la Civitas. La Corte dei conti ha condannato Brandoni, allora presidente della Civitas, al risarcimento di 200mila a Comune di Civitanova e Provincia per la mancata riscossione della Tarsu dovuta dall’Asur per gli anni dal 2006 al 2010. Secondo i magistrati contabili ci sarebbe stato un danno erariale di 400mila euro. Brandoni era finito a processo insieme ad altre sette tra cui l’ex sindaco Tommaso Corvatta e l’ex vice sindaco Giulio Silenzi. Sono stati tutti assolti tranne Brandoni.

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L’avvocato Mario Cavallaro

«Il presidente Brandoni ha svolto nella vicenda dell’omesso pagamento da parte dell’Asur delle cartelle di pagamento – dice l’avvocato Cavallaro – esclusivamente quel ruolo di raccordo fra organizzazione societaria e amministrazione comunale che lo statuto gli consentiva. Esulava dalla sue competenze, da suoi poteri e dai suoi doveri l’inoltro delle cartelle a qualsiasi contribuente, Asur compresa, che peraltro, in quanto contribuente pubblico, era legittimo confidare ed auspicabile che facesse fronte nei termini di legge ai suoi obblighi. Il presidente Brandoni, della cui buona fede ed onestà la sentenza della Corte non discute e che del resto sono ampiamente provate anche dal suo pieno proscioglimento in sede penale, ha agito con particolare prudenza e cautela proprio in considerazione del rilievo pubblico che poteva avere il credito fra enti pubblici, non a caso segnalato agli organi comunali, a cui il presidente ha chiesto indicazioni prima di agire. Riteniamo che nella vicenda, che ha causato all’ex presidente Brandoni comprensibile amarezza, non sussistano gli elementi della colpa adeguati a motivare una così rilevante condanna e confidiamo in un riesame positivo delle sezioni d’appello della Corte.

(redazione CM)

 

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