«Enrico Mattei ha lasciato un vuoto
che ancora oggi appare incolmabile»

MATELICA - Al teatro Piermarini la cerimonia per i 60 anni dalla morte dell'indimenticato imprenditore. Custodi della memoria sono la nipote Rosangela Mattei e suo figlio Aroldo Curzi Mattei: «L’eredità più grande che ci ha lasciato è il metodo, il rispetto per i suoi amici, poi diventati partner d’affari. Di questo suo comportamento ne stiamo ancora godendo». Tra i partecipanti anche il governatore Acquaroli: «E’ stato l’italiano con maggiore visione, strategia e coraggio». Il videomessaggio di Dahou Ould Kablia, ex ministro algerino

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Il governatore Francesco Acquaroli con i sindaci di Matelica (Massimo Baldini) e di Acqualagna (Luca Lisi)

di Monia Orazi

I frammenti di una vita straordinaria, spezzata sessant’anni fa sopra i cieli di Bascapè da una bomba che ha fatto cadere l’aereo su cui viaggiava Enrico Mattei, sono rivissuti questa mattina a Matelica, che ha voluto ricordare uno dei suoi figli più illustri a sessant’anni dalla morte.

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Donato Firrao con Marco Miconi e sua moglie

Custodi della memoria sono la nipote Rosangela Mattei e suo figlio Aroldo Curzi Mattei, presidente della fondazione intitolata all’illustre matelicese, che insieme all’amministrazione comunale hanno fortemente voluto questa giornata, che si è aperta con una cerimonia commemorativa nella cappellina dove riposano le spoglie mortali di Mattei, nel cimitero di Matelica. E’ stato poi il palcoscenico del Piermarini a fare da scenario ad alcune tavole rotonde, che hanno ripercorso la vita ed il pensiero di Enrico Mattei. «Una giornata come questa testimonia il grande affetto della gente verso Enrico Mattei, tramite me e mio figlio, altrimenti sarebbe caduto nel dimenticatoio», ha commentato Rosangela Mattei, curatrice del museo dedicato alla memoria di Mattei, nel palazzo di famiglia, a pochi passi dal teatro Piermarini.

ada51527-aa4b-41dd-b83a-46bbc1645d9f-325x244A ricordare l’esempio dell’illustre zio, il nipote Aroldo Curzi Mattei: «L’eredità più grande che Mattei ci ha lasciato è il metodo, il rispetto per i suoi amici, poi diventati partner d’affari. Da questo suo comportamento, da questo metodo messo a terra con successo e per grande parte ne stiamo ancora godendo, dobbiamo prendere ispirazione e cercare di capire se quelle tracce che lui ha percorso immaginato e disegnato, possano per una parte essere ancora attuali, come sembrerebbe. Dobbiamo lavorare sui dati puntuali e certificati, che ci aiuteranno nella stesura di quelle che possono essere le strategie, dobbiamo abbattere le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente, ma le modalità ancora non sono chiare. Stiamo vivendo condizionamenti importanti da parte di aree geografiche e stati differenti, dobbiamo essere coscienti ed avvalerci di persone competenti per arrivare al punto che la strategia che stiamo immaginando sarà quella a beneficio del sistema nazionale».

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Sebastiano Gubinelli

 

In platea tra le tante personalità illustri si sono seduti tanti che hanno avuto la fortuna di conoscere dal vivo Mattei, tra questi Sebastiano Gubinelli, 87 anni e l’aria spensierata di un ragazzo, che faceva parte del servizio di rifornimento aviazione a Fiumicino e si è presentato con la sua tuta gialla dell’Agip: «Mattei ci chiamava “i miei ragazzi”, non parlava di dipendenti o operai, voleva che crescessimo insieme all’azienda. Ci fece fare un corso di formazione ed il primo aprile 1962 partì il servizio di rifornimento dell’aviazione, eravamo noi con le nostre tute gialle a rifornire gli aerei, il giallo lo aveva voluto lui. Aveva una visione chiara del futuro, con l’apertura di Fiumicino fece costruire i depositi per le Avio macchine rifornitrici e fu selezionato il personale specializzato. Non posso dimenticare quando a Fiumicino scese il presidente Kennedy e lui lo accolse, non ho dimenticato quel terribile giorno del 1962. I resti del velivolo giunsero a Linate il pomeriggio del giorno dopo. Ricordo sempre con brividi e tristezza quei frammenti di carne umana e fango impigliati tra le lamiere e quell’odore paragonabile alla fine. I pezzi furono lavati il giorno dopo e sistemati sotto l’hangar dell’aeroporto, occupando circa cento metri quadrati. La sigla I-Snak era ancora chiaramente leggibile, il ruotino anteriore ancora integro. Ricordo Mattei quando saliva sull’aereo, il suo carisma, la sua personalità, il suo cappello. Due mesi dopo aprivamo il servizio di rifornimento alla Malpensa, il presidente non c’era più ma si doveva andare avanti, lui avrebbe voluto così».

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Il giornalista Paolo Mieli con la Giulietta di Enrico Mattei

Mattei viaggiava sempre con due aerei gemelli, non si sapeva mai quale avrebbe preso, proprio per evitare i rischi di attentato. Le prove che ad ucciderlo sia stato un ordigno, una vera e propria bomba le ha fornite il professor Donato Firrao ex docente del Politecnico di Torino, che ha analizzato i reperti metallici dell’aereo, trovando tracce evidenti di esplosivo. «Lo dicevamo sempre in famiglia che Mattei era stato ucciso – ha detto Marco Miconi presidente dell’associazione Partigiani Cristiani, fondata nel 1947 dallo stesso Mattei, che si era impegnato in prima persona nella lotta partigiana – a volte la saggezza popolare arriva prima delle investigazioni e delle indagini. Avevo sei anni quando morì Mattei, a casa fummo molto colpiti dalla sua morte. E’ stato un partigiano, trasferiva la visione filosofica della religione cristiana nel mondo del lavoro, aiutava sempre gli ultimi. Aveva capito in netto anticipo sui tempi, come trasformare una nazione contadina in industriale, c’era bisogno delle fonti energetiche. Per questo voleva mettere l’Italia a capo di un gruppo di paesi e renderla indipendente sia dalla Russia, che dagli Stati Uniti. La sua tenacia e la sua caparbietà gli avrebbero permesso di realizzare questa sua visione, ma questo in un mondo coloniale e post coloniale, non era ben visto. Pochi mesi prima che morisse il Washington Post lo definì un grave destabilizzatore internazionale, aveva fatto degli accordi con l’Unione sovietica. Ora non c’è nessun Mattei, nessuno dice queste cose. In America le idee di Mattei circolavano, c’era qualcuno che dall’Italia trasferiva il pensiero di Mattei negli Usa».

 

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Adolfo Curzi Mattei

Tanti i ricordi di una mattinata e di un pomeriggio intensi, pieni di spunti di riflessione. Così lo ha ricordato il presidente regionale Francesco Acquaroli: «Figura di assoluta attualità ed esempio incredibile per i giovani, le istituzioni, per la politica, per il mondo delle imprese. La sua è una figura oggi più che mai attuale, che aveva immaginato e lavorato per l’indipendenza energetica dell’Italia. La sua visione non solo è ancora molto attuale, ma testimonia come nessuno dopo di lui sia stato in grado, in un settore così nevralgico e strategico, di dimostrare uguale impulso, lasciando un vuoto che, ancora oggi, appare incolmabile». Acquaroli ha ricordato la lungimiranza del fondatore dell’Eni: «La fase che stiamo attraversando dimostra come la questione energetica sia probabilmente il problema più importante che condiziona tutto. Impatta sulla geopolitica, sulle capacità di produrre, sulle famiglie, sul presente e sul futuro delle nostre generazioni. E’ stato l’italiano con maggiore visione, strategia e coraggio. Doti che ha tradotto in fatti e azioni concrete che, a 60 anni di distanza, ci lasciano ancora un’eredità importante, a testimonianza della grande intuizione che ebbe all’epoca. Viva è anche la consapevolezza di un corregionale che ha rappresentato le caratteristiche di tutti i marchigiani: determinazione e capacità di lavorare nel silenzio, senza grandi riflettori. La disponibilità della Regione Marche, nel ricordare la sua figura, è piena, mettendosi a disposizione per ogni iniziativa che richiami l’operato di Enrico Mattei».

matelica-mattei5-325x244«Una giornata importante per la nostra città e per l’Italia intera – ha detto il primo cittadino di Matelica Massimo Baldini – lo confermano le parole del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in ricordo di Mattei, così come quelle dei ministri algerini e delle varie istituzioni nazionali e internazionali che sono arrivate tra ieri e oggi. È grazie a Mattei se l’Italia è tra i primi 10 paesi più industrializzati al mondo. Ha fatto tanto anche per Matelica: non dimentichiamoci che è grazie a lui che la famiglia Merloni ha aperto lo stabilimento qui in città, così come l’ex stabilimento Lebole, ha ristrutturato la casa di riposo, la Beata Mattia ed è grazie a lui se abbiamo una struttura ospedaliera, costruita con i fondi arrivati da tutto il mondo con le donazioni dopo la sua morte. Speriamo che una giornata come quella di oggi incentrata sulla sua figura stimoli e ispiri qualche giovane a intraprendere con lo stesso spirito nuove iniziative su questo fronte».

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Il videomessaggio di Dahou Ould Kablia, ex ministro algerino

Dal panorama marchigiano si è passati subito a quello internazionale con il videomessaggio di Dahou Ould Kablia, ex ministro algerino che ha parlato del «grande amico dell’Algeria» Enrico Mattei ricordandone l’importanza che ha avuto nella storia recente del suo paese, a partire dagli accordi di Evian con i francesi ed evidenziandone l’incredibile visione strategica in termini di relazioni internazionali. Concetti ribaditi sul palco anche dal connazionale Kamel Chir, ministro consigliere del governo algerino. Si è parlato poi della «soluzione» del caso Mattei, ucciso in un attentato proprio il 27 ottobre 1962 a Bascapé. «Tutte le analisi – ha spiegato Donato Firrao, professore del Politecnico di Torino che si è occupato del caso Mattei – convergono nell’indicare che ci fu l’esplosione di una bomba all’interno dell’aereo su cui viaggiava. Qualcuno ha fatto morire uno degli uomini migliori che l’Italia abbia mai avuto». A seguire un importante contributo del giornalista e storico Paolo Mieli, che ha ricostruito l’ascesa di Mattei, elogiandone le grandi qualità e l’importanza dei rapporti con i maggiori esponenti politici e industriali italiani. «Un uomo che si è fatto da solo, dalle grandi intuizioni. Era la politica che chiedeva il suo aiuto, non viceversa – ha affermato Mieli -. L’energia è tutto per creare la ricchezza di un paese e ha bisogno di un continuo ammodernamento, cercando sempre nuove risorse. Questo Mattei l’aveva capito già all’epoca e oggi questa lezione è più importante che mai».

c4a9c69b-2a85-47c2-9817-ccfad0c22c24-325x244Sono intervenuti il giornalista e storico Paolo Mieli, il commissario alla ricostruzione Giovanni Legnini, il subcommissario Gianluca Loffredo, Patrizia Giunti della fondazione La Pira, Marco Tarquinio direttore Avvenire, Sauro Grimaldi di Confindustia Marche, Marco Bruschini della Regione Marche, Giancarlo Cremonesi di Imprebanca, Stefano Cianciotta di Abruzzo Sviluppo e altre personalità, accolte dal sindaco di Matelica Massimo Baldini insieme ai suoi colleghi di amministrazione e dai familiari di Enrico Mattei.

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I partecipanti alla cerimonia all’uscita del teatro Piermarini

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La Giulietta di Enrico Mattei



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