«Stipendi da capogiro per i dirigenti Av3,
mentre la maggior parte dei sanitari
stenta ad arrivare alla fine del mese»

SANITA' - L'intervento di Marcello Evangelista, segretario generale Uil Fpl Marche, dopo la pubblicazione dei compensi 2021 delle figure apicali dell'Area Vasta 3: «Siamo meravigliati e sdegnati. Non abbiamo potuto rispondere a tutte le chiamate di chi non è riuscito a trattenere la propria sfiducia e ci chiedeva spiegazioni. La gente vuol capire perché mentre certi problemi non si risolvono mai i soldi per pagare questi compensi si trovano sempre»

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Marcello Evangelista

 

«Stentano a placarsi le numerose manifestazioni di meraviglia e soprattutto di sdegno con cui anche i dipendenti dell’Area Vasta 3 hanno accolto la recente pubblicazione degli stipendi di alcuni dirigenti dell’Area Vasta 3». Inizia così l’intervento di Marcello Evangelista, segretario generale Uil Fpl Marche, dopo la pubblicazione su Cronache Maceratesi dei compensi 2021 dei massimi dirigenti medici e amministrativi dell’Area Vasta 3.

«Cifre di tutto rispetto, sicuramente tutte legittime e meritate, ma pur sempre strabilianti – continua Evangelista – Cifre che anche noi come sindacato stentiamo a capire. Infatti, oggettivamente, se consideriamo le tabelle dei contatti nazionali di lavoro, non ci spieghiamo come sia possibile, soprattutto per la dirigenza amministrativa su cui non incide la libera professione intramoenia come per i medici, arrivare a certi compensi. E pertanto non possiamo non tacere o nascondere l’imbarazzo che la pubblicazione di questi appannaggi ha destato anche su di noi, sul sindacato della Uil Fpl, oltre che tra tutto il personale. Non tanto perché stride, come tutti hanno detto, l’enorme divario di trattamento che c’è fra la dirigenza e le altre qualifiche sanitarie e tecniche operanti in sanità, dove appunto lo stesso infermiere, che sicuramente è la figura più numerosa e forse anche quella più centrale nel processo assistenziale, ha un appannaggio ben 5 volte più basso di un dirigente del personale. Ma piuttosto perché nessuno in questi ultimi anni di grandi sacrifici per la pandemia ma anche per l’acuirsi come non mai prima della carenza di personale a tutti i livelli si era più soffermato a considerare una realtà che probabilmente fino ad oggi è passata sempre inosservata o a cui ci eravamo quantomeno involontariamente assuefatti. Abituati ormai ad accontentarci di una bella pacca sulla spalla o di quei pochi spiccioli che sono stati elargiti come manna dal cielo al personale del comparto per aver combattuto in prima linea contro il covid una battaglia impari, con le armi spuntate e spesso anche con una certa improvvisazione o approssimazione , subito non abbiamo compreso a fondo il motivo di quel sentimento misto a frustrazione e rabbia che è salito in crescendo in noi e attorno noi».

«Ci domandiamo effettivamente perché – continua il sindacalista – a fronte di tanta abbondanza ci sono premi di poche centinaia di euro che qualcuno stenta ancora a prendere o ore a credito non pagate o anche perché si viene sistematicamente richiamati in servizio per coprire i turni o si è costretti a saltare i riposi. Sì perché a fronte dell’eccezionalità di siffatti compensi la maggior parte di tanti dipendenti pubblici della nostra sanità locale, specie le famiglie monoreddito, stenta ad arrivare a fine mese: questa è la triste realtà che la stragrande maggioranza di coloro che rappresentano le braccia e le gambe della sanità maceratese vive ormai sulla propria pelle da anni. Tutta gente che aspetta il rinnovo del contratto che gli porterà in tasca poche decine di euro mentre i prezzi al consumo volano alle stelle, gente ormai abituata a vivere con poco, rassegnata, che si vede negare tutto, in un sistema in cui crescono solo i doveri e scompaiono i diritti, quella stessa che non ha la possibilità di lavorare in un ambiente ovattato e protetto. Gente che durante la pandemia è rimasta al front office è non si è potuta barricare dentro una stanza d’ufficio. Questa è la gente che oggi chiede un po’ più di trasparenza ed equità, quella per cui ci esponiamo volentieri pur sapendo di non essere graditi».

«Nella giornata di eri – conclude Evangelista – non siamo riusciti a rispondere a tutte le chiamate di chi non è riuscito a trattenere la propria sfiducia e ci chiedeva spiegazioni. Ebbene noi una spiegazione non l’abbiamo. Ma una spiegazione crediamo invece sia dovuta, a noi e a tutto il personale quantomeno. La gente vuol capire perché mentre certi problemi non si risolvono mai, le assunzioni non arrivano o non arrivano in tempo, le indennità o le premialità non vengono pagate a tutti o vengono pagate in ritardo perché i soldi non bastano poi però i soldi per pagare questi stipendi da capogiro si trovano sempre. Perché il diritto alla mensa ancora non viene garantito almeno nelle 12 ore o perché non sono stati ancora garantiti i buoni pasto sostitutivi? Perché non viene riconosciuta la vestizione a tutti anche a chi opera nelle 12 ore o perché la possibilità di fare la mobilità ad alcune figure ancora non viene garantita o per le verticalizzazioni tanti sono stati tagliati fuori? Ci si dirà che un sindacato non può fare certe domande e non può insinuare il dubbio».

«Certo – sottolinea il sindacalista – non vi sono dubbi che la spesa complessiva di tutto il personale sia quella che è stata indicata alla fine del documento come non vi sono dubbi che questa sia in linea e perciò compatibile con il tetto di spesa previsto per tutto il personale. Però da questo a dimostrare che con quella stessa spesa non si possa fare altro o altre scelte occupazionali ce ne passa. Peccato che questo livello di confronto non venga da tempo più agito né tanto meno assicurato come invece sarebbe opportuno si facesse in ogni gestione della cosa pubblica e nell’interesse della collettività. Per quel che ci riguarda noi possiamo solo registrare che ogni qualvolta ci permettiamo di esprimere i nostri dubbi appunto sulla gestione del personale o delle risorse veniamo puntualmente redarguiti e richiamati all’ordine da chi appare sempre meno incline a ricevere le critiche o le obiezioni del sindacato a cui un tempo tutti indistintamente riconoscevano soprattutto il ruolo critico e di rivendicazione dei diritti. Adesso ad ogni nostra richiesta o arrivano risposte confuse o per privacy ci vengono negati proprio quei dati analitici che chiediamo per avere maggiore contezza della spesa. Dopodiché però, magra consolazione, anche noi ci accorgiamo che qua e là anche l’Area Vasta soccombe in giudizio ed è costretta a restituire a pagare oltre al maltolto anche i danni. Che sintomo sia questo non sta a noi dirlo anche se è facile intuirlo. Ad altri, volendo, compete fare chiarezza ed approfondire. A noi basta questo per prendere lo spunto e per rinnovare un auspicio e un invito – conclude Evangelista – che si ritrovi la strada della trasparenza vera e che i lavoratori vengano tutelati e rispettati di più».

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