Le celebrazioni a Morrovalle
Celebrazioni per il 25 aprile si sono svolte oggi nei comuni della provincia con un evento, quello provinciale, che si è svolto a San Severino.
MORROVALLE – Festa della Liberazione, a Morrovalle corteo lungo le vie della città con la banda musicale fino al monumento ai caduti. Il sindaco Andrea Staffolani, e il sindaco del consiglio comunale giovanile Luca Frattari, hanno poi deposto una corona di alloro al Monumento ai Caduti di via Medaglie d’Argento. Poi il sindaco ha lanciato il suo messaggio di pace: «Dopo tanti mesi di sacrifici per combattere la terribile pandemia che ci ha colpiti, è davvero bello ritrovarci insieme in questo luogo per celebrare questa giornata – ha evidenziato il sindaco – la nostra città vede in questa giornata un tributo a donne e uomini che hanno perso la vita per la libertà e il mio pensiero oggi è anche rivolto alle vittime di questa guerra presente, che sta togliendo la vita ma anche gli affetti a molte persone. Oggi come allora un popolo resiste ad un invasore e lotta per la propria patria. Auspico quanto prima che il dialogo e la diplomazia trionfino sull’odio e sulla guerra, portino rispetto e la non sopraffazione tra popoli. Celebriamo una Festa, la Festa della Liberazione che descrive quel che siamo: come popolo, come cittadini, come membri di questa comunità. Dalla liberazione è nata la Repubblica, è stata scritta la nostra Costituzione, frutto di democrazia, di pace e di speranza per tutti. Dobbiamo lavorare per creare consapevolezza, per diffondere conoscenza, per fare memoria tra i giovani perché tali orrori non debbano più verificarsi; un compito inderogabile delle istituzioni, del mondo della cultura, della politica, delle Forze dell’ordine, della magistratura, di ognuno di noi. Dobbiamo credere nella forza della verità, nella forza della storia, e non smettere di difendere e proteggere quelle che sono le nostre radici, il lascito dei nostri padri».
Staffolani ha voluto ricordare una storia legata alla Resistenza antifascista, tratta dal libro “Morrovalle 1943-1946 L’odissea bellica e politica” di Piero Giustozzi: la storia di Mario Batà, studente di ingegneria iscritto all’Università di Roma e, al tempo stesso, allievo ufficiale alla scuola centrale del genio militare che era stata trasferita da Civitavecchia a Macerata, comandante di un nucleo partigiano maceratese. Cadde prigioniero dei tedeschi, scappò e mentre stava cercando armi per il suo gruppo, fu ricatturato e subito processato dal Tribunale tedesco di Guerra di Macerata. Lì fu fucilato il 20 dicembre legato a un palo da un plotone tedesco. Fu il primo comandante caduto nelle Marche e prima di morire scrisse una lettera alla famiglia, che il sindaco ha letto integralmente: “Cari genitori, il vostro Mario, quando riceverete questa lettera, non sarà più nel mondo dei vivi. La così detta giustizia umana ha troncato la sua vita nel mondo dei vivi. Non piangete, non disperatevi, io sarò sempre vicino a voi e vi verrò spesso a trovare. Pensate che non sono morto, ma sono vivo, vivo nel mondo della verità. Mamma, papà, Maria, non addio, arrivederci. La mia anima sta per iniziare una nuova vita nella nuova era. Desidero che la mia stanza rimanga com’è… io verrò spesso. Perdonatemi se ho preposto la Patria a voi. Arrivederci Vostro Mario”.
«La Liberazione è anche il frutto di tante storie come queste, di storie di italiani che dobbiamo onorare e tramandare, insieme a quei valori di libertà e democrazia che ne rappresentano la più preziosa eredità – ha concluso Staffolani – libertà non è solo poter uscire di casa e vivere la normalità, ma libertà significa anche sapere di poter sperare in un futuro migliore. Libertà è avere la possibilità di resistere alle difficoltà, insieme, uniti. Agire insieme per il bene di tutti è l’unica via che possiamo intraprendere per uscire da questo periodo difficile e rialzarci. La solidarietà e l’aiuto reciproco possono fare davvero la differenza. Nella collaborazione, nella pace tra i popoli, nell’impegno concreto per una nuova fase di rinascita risiede oggi il senso più alto della Festa della Liberazione. Il 25 aprile ci insegna ad essere uniti: morrovallesi, italiani e popoli del mondo».
A conclusione della mattinata, il sindaco del consiglio comunale dei ragazzi Luca Frattari, insieme a una delegazione della scuola secondaria Canale, ha declamato il discorso di Pericle agli Ateniesi, una delle prime e più importanti testimonianze di democrazia nel V secolo avanti Cristo. Parole, quelle di Pericle, tanto lontane nel tempo quanto attuali anche al giorno d’oggi.
Potenza Picena
POTENZA PICENA – Due corone di alloro deposte una sulle stele di piazza Matteotti e l’altra su quella di piazza Douhet. Due mazzi di fiori nelle vie intitolate ai partigiani Mariano Cutini e Mariano Scipioni. Così Potenza Picena ha ricordato le vittime della Resistenza nel giorno del 77esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
«Il 25 aprile non è solo una data – ha esordito il sindaco di Potenza Picena, Noemi Tartabini, nel corso del suo intervento – ma è il ricordo vivo di chi ha combattuto per la libertà. È la consapevolezza dell’inizio di un percorso che ha portato alla costituzione della nostra Repubblica». Poi la scelta di omaggiare le donne, alla luce anche e soprattutto dell’esperienza diretta vissuta nelle ultime settimane: «A 77 anni dalla Liberazione del nostro Paese, voglio ricordare le tante concittadine che negli anni più difficili non hanno mai fatto venir meno la loro forza, la loro resistenza: penso alle tante ragazze che, giovanissime, si sono battute per i loro ideali. Penso a tutte quelle donne che hanno atteso la Liberazione prigioniere di violenza. Alle madri sole, vedove di guerra, che hanno anelato ogni giorno per i loro figli o mariti combattenti pace e libertà, fino a quel 25 aprile 1945. Ripercorrendo tutto questo, il mio pensiero non può non andare a quello che sta accadendo intorno a noi in questo momento storico. La nostra comunità, con un impegno e una umanità che mi rendono davvero orgogliosa, ha allargato le braccia per accogliere tante donne sole chiamate a “resistere” lontano dalla loro terra di origine.
Abbiamo conosciuto i loro volti spaesati, segnati dall’orrore della guerra. Abbiamo assistito ai loro abbracci rassicuranti di madri nei confronti dei loro piccoli, messi in salvo da lunghi viaggi di speranza. Abbiamo raccolto le loro lacrime per quel figlio combattente che da troppi giorni non dà sue notizie. Per loro, e per tutti i popoli segnati da conflitti e violenze, oggi più che mai, al cospetto della nostra storia, non possiamo che desiderare al più presto pace e libertà». Il presidente dell’Anpi Scipioni e Cutini, Luca Manzi dopo aver ripercorso le vicende della resistenza potentina ha sottolineato come, nel giorno della Liberazione, sia impossibile «non pensare a quello che sta accadendo nel cuore dell’Europa, in Ucraina. Qualcosa che ci lascia sgomenti ed inermi di fronte a scene di inaudita violenza nei confronti della popolazione civile, soprattutto donne, bambini ed anziani. Queste vicende ci riportano, come ha detto il presidente Mattarella, alle pagine più buie dell’imperialismo e del colonialismo. Si contano oggi circa 70 conflitti in tutto il mondo. Cambiano gli interpreti, cambiano gli scenari, ma il copione distruttivo della guerra è sempre lo stesso. Dobbiamo operare unitariamente affinché tacciano le armi e parli la diplomazia».
Festa del 25 aprile a Macerata «Ricordando i partigiani oggi siamo in migliaia» (Foto)
«Dobbiamo unirci e recuperare la solidarietà e la speranza che hanno animato i partigiani» (Foto)
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