La morte del marito, il coma e Vittoria:
nata grazie alla fecondazione assistita
«L’ho fatto per lui, mi ha salvato la vita»

PORTO RECANATI - Intervista a Francesca Polli, moglie di Attilio Pierini, l'indimenticato cestista scomparso nel giugno 2020 a causa di un incidente. Ieri, 8 febbraio (come il numero di maglia del padre) ha dato alla luce la loro figlia a 18 mesi dalla tragedia e racconta a Cronache Maceratesi i vari momenti vissuti in questi anni: il loro desiderio di mettere al mondo un bimbo, lo schianto fatale, la sua personale lotta tra la vita e la morte, la gravidanza e poi il parto. «Oggi sono al settimo cielo, anche se mi manca una parte grossa di me che non mi ridarà nessuno. Ma sono rimasta a vivere qui, ho sentito che non dovevo e non potevo andare da nessun'altra parte, è troppo forte il legame. La bimba è la ragione della mia vita, non avrebbe avuto alcun senso rimanere su questa terra altrimenti»

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Francesca Polli e la piccola Vittoria Pierini

di Laura Boccanera

Dalle lacrime di disperazione a quelle di gioia per Vittoria. Un nome che è simbolo di rinascita e di eternità per Francesca Polli, moglie del cestista Attilio Pierini morto nel giugno 2020 in un incidente. Ieri all’ospedale di Civitanova ha dato alla luce Vittoria, nata grazie alla fecondazione assistita, procedura che la coppia aveva avviato prima della tragedia. Una nascita che è un miracolo per tutto quello che questa neomamma ha passato negli ultimi due anni ed è un regalo, un inno alla fiducia e alla vita, anche a quella che non termina con la morte. Dal reparto di ostetricia di Civitanova dove ieri ha dato alla luce la sua bambina con un parto cesareo Francesca Polli ci racconta la sua storia mentre la piccola Vittoria dorme tranquilla.

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Francesca Polli col pancione

Partiamo proprio dal nome, come l’ha scelto?
«Quando con Attilio fantasticavamo sull’avere dei figli abbiamo sempre pensato a nomi femminili, come se fossi stata sicura che Attilio poteva solo farmi generare delle bambine e Vittoria mi piaceva molto già allora e anche lui era d’accordo, quindi è come se lo avessimo scelto insieme. Ora alla luce di ciò che è successo è evidente che assume anche un significato simbolico, è davvero una vittoria».

Ovviamente dal papà cestista immagino abbia preso l’altezza.
«Assolutamente sì anche perché la scadenza per il parto era il 18 febbraio, ma i medici mi hanno suggerito di effettuare un cesareo ritenuto più sicuro a seguito dell’incidente dove avevo riportato un trauma cranico e così fra le varie date possibili è uscito proprio l’8 febbraio. E’ un caso o forse il destino, era un po’ scaramantica e non volevo caricare questo numero di ulteriori significati, ma è andato tutto bene».

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Attilio Pierini

L’8 infatti è il numero indossato da Attilio Pierini sulla maglietta e da oggi anche il compleanno della piccola Vittoria. Ma torniamo all’inizio del vostro percorso, come mai vi eravate rivolti alla procreazione assistita?
«Con Attilio ci siamo conosciuti che avevo 17 anni e nei primi anni abbiamo vissuto la relazione a distanza, io abitavo a Roma, lui a Porto Recanati, poi dopo 7 anni siamo andati a convivere e lo step successivo è stato il matrimonio. Quando abbiamo iniziato a pensare ai figli, seppur da un punto di vista clinico non ci fossero impedimenti e difficoltà di alcun tipo, non sono rimasta subito incinta e ci è stato consigliato di tentare con questa procedura. Mi sono rivolta all’ospedale Pertini di Roma e casualità ha voluto che siamo riusciti anche ad avere un appuntamento in tempi rapidi, di solito si aspetta anche un anno. Avevamo iniziato la prima fase con il prelievo e mancava solo l’impianto degli embrioni per concludere la procedura. Era marzo 2020, io subito dopo il prelievo però ho avuto una problematica di salute e ci è stato consigliato di aspettare qualche mese, ma è arrivato il Covid e all’epoca non si sapeva nemmeno cosa fosse. Poi è successo quello che è successo».

A giugno, proprio lungo la strada per Roma l’auto su cui viaggiavate si è scontrata contro un camion. Attilio è morto sul colpo, lei è rimasta in coma per mesi.
«Ho saputo di Attilio solo a settembre del 2020 sono rimasta in coma fino a fine luglio, ricordo che il 4 agosto ho riaperto gli occhi e mia mamma mi ha detto: “Sono mamma, va tutto bene, siamo in ospedale, hai avuto un incidente”. Non sospettavo di aver avuto un incidente con Attilio, pensavo che fosse una cosa che riguardava solo me. Il giorno del funerale di Attilio ho avuto un peggioramento e sono stata operata subito, un altro intervento a metà agosto, ero in condizioni disperate, i medici avevano detto ai miei che la prospettiva più ottimista su cui potevano sperare era lo stato vegetativo. Per cui anche loro non sono riusciti ad avere risposte cliniche in grado di giustificare la mia ripresa. Anche per loro ero un miracolo. Ma io oggi so che è stato Attilio, ho sempre pensato che sia stato lui che mi ha salvato, ho voluto crederci, ma penso sia proprio così».

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Francesca Polli con il primario di Ostetricia a Civitanova Filiberto Di Prospero e la ginecologa Annamaria Iannicco

Ed è stata questa consapevolezza che l’ha portata a voler riprendere quel filo interrotto dell’idea di un figlio vostro?
«Sì, è stato anche questo che mi ha dato la motivazione. Mi sono detta che se ero rimasta, se avevamo fatto tutto questo era per un motivo. Mi sono detta che dovevo farlo per lui, per me e per quei 4 embrioni che ci stavano aspettando e che erano già vita. Dopo la riabilitazione al Santo Stefano ho avuto il consenso e a maggio ho proceduto con l’impianto con tutti i dubbi del caso, conscia anche che magari non sarei rimasta subito incinta visto anche il trauma dell’incidente. Invece il 7 giugno mi hanno annunciato che ero incinta. I primi tempi li ho vissuti con i piedi per terra, ma la gravidanza è stata bellissima, la rivivrei di nuovo».

E oggi è mamma di un miracolo, come vive questa nuova condizione?
«Oggi sono al settimo cielo, anche se mi manca una parte grossa di me che non mi ridarà nessuno. Ma sono rimasta a vivere a Porto Recanati, la mia vita è qui, ho sentito che non dovevo e non potevo andare da nessun’altra parte, è troppo forte il legame. Pensa che ho voluto che in sala operatoria con me per il cesareo entrasse mia suocera, era come avere Attilio con me. Oggi è Vittoria la ragione della mia vita, non avrebbe avuto alcun senso rimanere su questa terra altrimenti».

Ha già pensato se in futuro vorrà replicare e dare un fratellino o una sorellina a Vittoria?
«Vedremo, ci sono ancora 3 embrioni, non è escluso, ma per ora no, mi dedicherò a lei, non sarò più sola, vivrò per lei e sarò felice di farlo».

Soddisfazione per il felice esito sono arrivate anche dal reparto di ostetricia dove Francesca Polli è stata assistita dalla sua ginecologa Annamaria Iannicco e dal dottor Angelo Tenace, dalle ostetriche Barbara Gentili e Fabiola Manetta e dall’anestesista Carlo Leopardi e dall’infermiera Serena Ripari.

 

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