«La peste suina penalizza il settore,
sono mancate prevenzione e contenimento»

COLDIRETTI Marche all’indomani del blocco dell’export della carne di maiale e derivati: «Può infettare gli animali ma non è trasmissibile agli essere umani senza contare che i controlli a cui sono sottoposti gli allevamenti sono ferrei in Italia a tutela della salute dei consumatori»

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Maria Letizia Gardoni

«La peste suina africana può infettare gli animali ma non è trasmissibile agli essere umani senza contare che i controlli a cui sono sottoposti gli allevamenti sono ferrei in Italia a tutela della salute dei consumatori». Così Maria Letizia Gardoni, presidente di Coldiretti Marche, all’indomani del blocco dell’export della carne di maiale e derivati alle frontiere di Svizzera, Kuwait, Cina, Giappone e Taiwan come risposta ai casi di Psa sui cinghiali riscontrata in Piemonte e in Liguria. «Un’ulteriore penalizzazione per il settore nelle Marche, visto che parliamo di esportazioni di carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne per un valore di circa 200 milioni di euro nel 2020 – dicono da Coldiretti -. Siamo costretti ad affrontare questa emergenza perché è mancata l’azione di prevenzione e contenimento come abbiamo ripetutamente denunciato in piazza e nelle sedi istituzionali di fronte alla moltiplicazione dei cinghiali che invadono città e campagne da nord a sud dell’Italia dove si contano ormai più di 2,3 milioni di esemplari». «Bene ha fatto la regione Marche, con l’assessore Carloni, ad attivare un tavolo per prevenire focolai anche qui nelle Marche dove finalmente si vede un cambio di passo nell’affrontare la questione della fauna selvatica, in sovrannumero e causa di danni ingenti all’agricoltura e pericolosa per l’incolumità pubblica», aggiungono gli agricoltori.



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