Boost, un altro giorno di sciopero
«Ancora nessuna risposta su stipendi
e futuro dell’azienda»

TOLENTINO - Hanno ancora una volta incrociato le braccia i lavoratori in attesa di due mensilità arretrate, Daniele Principi (Cgil): «Sono allo stremo e in grosse difficoltà perché non c'è alcuna certezza»

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Lo sciopero del 28 luglio

 

di Francesca Marsili 

Resta incandescente la situazione allo stabilimento Boost di Tolentino. Nessun accenno di sblocco riguardo il pagamento degli stipendi ai dipendenti che questa mattina hanno nuovamente incrociato le braccia nella terza giornata di sciopero e presidio. La società bergamasca, leader nella produzione di agende, diari, notebook non ha ancora versato gli stipendi di giugno ai quali ora si sommano anche quelli di luglio. L’annuncio dello sciopero di questa mattina era stato anticipato subito dopo l’incontro avvenuto il 29 luglio tra la proprietà, le sigle sindacali territoriali e le rsu aziendali a seguito della convocazione del prefetto di Macerata Flavio Ferdani, qualora non fossero arrivate risposte concrete non più procrastinabili. Nonostante l’azienda in quella occasione aveva chiesto ancora pochi giorni per delineare il percorso da intraprendere nella crisi in atto, nessuna comunicazione riguardo una soluzione per il pagamento degli stipendi è pervenuta. «Ci avevamo dato come termine ultimo lunedì – commenta Vincenzo Annunziata responsabile Rsu Cgil- ma nulla è arrivato».

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Il presidio del 22 luglio davanti alla Prefettura

Da qui la decisione dei lavoratori e delle lavoratrici di incrociare nuovamente le braccia dopo le altre due giornate di sciopero del 22, avvenuto sotto la Prefettura di Macerata e del 28 luglio davanti allo stabilimento ex Nazareno Gabrielli. Nessuna risposta quindi dall’azienda bergamasca nonostante le sollecitazioni dei sindacati, nessun accenno sul futuro lavorativo dei cento dipendenti dello stabilimento di Tolentino a cui si aggiungono gli altri ottocento delle due sedi bergamasche che si trovano nella medesima situazione. Alla base della crisi problemi di tipo finanziario che ne impedirebbero la ripresa della produzione nonostante l’azienda conferma di avere in portafoglio un notevole quantitativo di ordini. «Siamo ancora a chiedere cosa hanno in mente di fare con questo storico sito produttivo», aggiunge Annunziata. «Abbiamo circa una ventina di lavoratori andati in prepensionamento che si trovano ad oggi senza pensione, senza aver ricevuto sia trattamento di fine rapporto che le spettanze del fondo pensionistico complementare che l’azienda si era impegnata ad erogare anche in maniera dilazionata», sottolinea preoccupato Alessandro Gay segretario generale Fistel Cisl Marche. 

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Daniele Principi

«I lavoratori sono allo stremo e in grosse difficoltà perché non c’è alcuna certezza – commenta Daniele Principi segretario organizzativo Cgil Macerata – la proprietà ci aveva assicurato di essere in procinto di sbloccare la situazione, restiamo ancora in attesa di risposte che devono arrivare per forza, poi andremo avanti con la mobilitazione da parte dei lavoratori con cui decideremo in base a quelle che saranno o non saranno le risposte. I lavoratori sentono la frustrazione di non lavorare da gennaio e il timore che più passa il tempo più il mercato si deteriora. Abbiamo due obbiettivi – conclude sperando che la drammatica situazione trovi presto una soluzione  – salvaguardare gli stipendi e capire le prospettive dell’azienda».

 

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