di Monia Orazi
Palloncini colorati verso il cielo e le montagne di Pioraco, con la voce di Vasco Rossi che in sottofondo canta “Gli Angeli”: è stata salutata così l’uscita del feretro di Fabrizio Gagliardi al termine del funerale di questo pomeriggio. Il giovane papò è morto martedì sera in un incidente stradale a soli 36 anni. Tanti non sono voluti mancare a dargli l’ultimo saluto, celebrato nella chiesa di San Vittorino dal parroco di Pioraco, Cherubino Ferretti.
Tanta la gente fuori, che ha seguito il funerale grazie all’audio esterno. In prima fila c’erano i suoi ragazzi, i portieri delle giovanili del Matelica di cui era preparatore atletico, tutti in maglia biancorossa, con le lacrime agli occhi, accompagnati dalla dg Roberta Nocelli e gli altri dello staff tecnico. C’erano i compagni della Protezione civile di Pioraco, di cui il giovane era parte sin dagli inizi, c’erano i carabinieri di Fiuminata, Nicola Pagano ed i suoi uomini a cui martedì sera è toccato il triste compito dei rilievi, dopo lo schianto della vettura su cui viaggiava il giovane, contro l’albero. C’erano i colleghi della cartiera Fedrigoni, i sindaci di Pioraco e Fiuminata, gli amici di una vita, tanta gente comune che ha conosciuto il giovane per essere allenatore di calcio, operaio della cartiera a Castelraimondo, componente di diverse associazioni locali, una vita attiva e piena di interessi la sua sino all’ultimo istante, quando tornava a casa a Fiuminata, dopo aver allenato i giovanissimi del Matelica Calcio, per andare a vedere il figlioletto di 4 anni e mezzo che stava poco bene. Al termine dell’omelia il mister del Matelica ha richiamato i ragazzi a mettersi in cerchio ed hanno urlato «per mister Fabrizio, hip, hip hurrà», con un lunghissimo applauso all’apparire della bara coperta di girasoli e gigli.
Quando poi è partita la musica di Vasco Rossi, quasi nessuno è riuscito a trattenere le lacrime, nella commozione generale, sotto il sole intenso di un pomeriggio estivo, perfetta metafora di una vita giunta al pieno del suo splendore, strappata troppo presto ai suoi cari. La cerimonia si è consumata con grande compostezza, Cherubino Ferretti ha cercato di consolare i genitori, i nonni, la moglie, la sorella, i familiari più stretti di Fabrizio Gagliardi: «Sono volate tante parole in questi giorni, possiamo abbandonarci solo alla fede, guardare oltre ciò che l’occhio umano ci propone. Il silenzio in certe circostanze vale più di qualsiasi parola, di fronte alla bara non si può restare indifferenti».
In chiesa solo Matteo Cicconi, sindaco di Pioraco in fascia tricolore, ha parlato a nome di un’intera comunità, con la voce rotta dalla commozione per essere vicino di casa di Fabrizio, coetaneo cresciuto insieme a lui: «Ancora una volta Pioraco si trova a piangere una vita troppo presto strappata all’affetto dei propri cari, di fronte ad una tragedia immane come questa non ci sono parole, lo strazio della famiglia ed il cordoglio, solo un doloroso silenzio che spezza il cuore. Ciao Fabri noi siamo cresciuti insieme, poi la vita come accade ad ognuno di noi ci assegna un percorso. Quando qualche tempo fa ci siamo sentiti non ho trovato più quel ragazzo così come spesso ancora ci definiscono, noi di questa generazione, ma un uomo sensibile, premuroso e dal grande cuore, capace di assumersi tutta la responsabilità che la vita a volte troppo ingiustamente ci mette sopra le spalle. Ti ricorderò per sempre con il tuo sorriso in volto da cui traspariva tutta la tua bontà d’animo, l’amore per la vita, la tua grande sensibilità che solo gli uomini buoni sanno avere. Oggi sento tutto il peso della fascia che indosso, nel rappresentare l’immenso dolore di un’intera comunità che si stringe affettuosamente intorno a tutti i tuoi familiari tutti. Fabrizio grazie di averti conosciuto e di esserci stato l’esempio di un grande uomo e soprattutto di un grande papà». Al termine della messa il carro funebre ha compiuto un giro intorno al campo sportivo di Pioraco dove Fabrizio ha giocato tante partite, prima da ragazzino poi con la squadra del paese, per poi accompagnarlo nell’ultimo viaggio verso il cimitero di Pioraco.
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