di Gianluca Ginella
Il gip chiede nuove indagini sulla morte di Mithun Rossetti, il 26enne studente di Unicam trovato morto il 7 agosto del 2016 in un annesso di villa Castellano a Porto Sant’Elpidio. Il giudice ha disposto che venga l’inchiesta prosegua, ritenendo «l’assoluta necessità di una integrazione delle indagini». La decisione è arrivata dopo che i legali della famiglia Rossetti (la mamma Lorena Poddine, il papà Sergio Rossetti e la sorella Putrika Rossetti), gli avvocati Federico Valori, Rossano Romagnoli e Benedetta Tommasoni, hanno fatto opposizione alla richiesta di archiviazione della procura di Fermo. Per la famiglia Mithun è stato ucciso, e la sua morte non è stata un suicidio.
LE RICHIESE DELLA FAMIGLIA – Sono diversi i punti che i legali chiedono che vengano approfonditi nella opposizione all’archiviazione. «Si chiede in particolare che al pm venga indicato di svolgere un’investigazione suppletiva, mediante: indagine informatica sul contenuto del telefono cellulare di Mithun Rossetti mediante acquisizione attraverso le ultime versioni aggiornate del sistema Cellebrite Ufed, unanimemente noto come miglior sistema di indagine informatica». Altra richiesta «effettuazione di ulteriori indagini tossicologiche mediante ricerca nel sangue e nelle urine di Mithun, ove ancora disponibile di Etil blucuronide, onde verificare inequivocabilmente se il livello alcolemico riscontrato nel sangue fosse di derivazione esogena oppure il risultato di neoformazione batterica». Terzo punto: «Nuova audizione dei testi già sentiti in fase istruttoria, avendo cura che durante lo svolgimento dell’atto essi non vengano assistiti da alcun legale di fiducia, a meno che essi non vengano indagati per il reato di false informazioni al Pm».
Viene poi chiesto di sentire un testimone «circa le informazioni delle quali egli sostiene di essere in possesso». I legali lamentano il fatto che alcuni testimoni siano stati sentiti con la presenza di un avvocato, ritenendo, nella memori presentata al giudice, che quella del legale sia stata «non già in una semplice opera di accompagnamento del testimone, per quanto censurabile, ma in una vera e propria attività di selezione delle circostanze da riferire in sede di escussione, oltre che di selezione dei ricordi dei testimoni medesimi».
L’ORDINANZA – Il giudice, Maria Grazia Leopardi, dopo l’udienza, che si è svolta la scorsa settimana, oggi ha sciolto la riserva e ha emesso una ordinanza e ritiene vi sia «l’assoluta necessità di disporre l’integrazione delle indagini, sulla scorta di quanto indicato da questa difesa» dicono gli avvocati Valori e Romagnoli. Il legali aggiungono che il giudice ha condiviso in pieno quanto evidenziato nella loro opposizione all’archiviazione. Il Gip ha dato 90 giorni di tempo al pm per integrare le indagini.
IL GIALLO – Mithun viveva a Treia con la sua famiglia. Da lì la sera del 6 agosto 2016 era partito dicendo che andava a Civitanova. Intorno alle 6,30 del 7 agosto erano iniziati i misteri. Aveva avuto un incidente alla rotatoria che si trova lungo la statale, vicino al camping Holiday di Porto Sant’Elpidio (dove era stato a ballare al Tropical). Sceso dall’auto si era spogliato completamente e aveva raggiunto una abitazione dove vive una famiglia. Lì aveva incontrato uno dei residenti che aveva riferito di averlo visto che cercava di prendere dei vestiti e dopo una breve conversazione gli aveva detto di andarsene. Mithun aveva raggiunto Villa Castellano. Lì, secondo quanto è stato ricostruito di questa vicenda, aveva preso una tuta del tuttofare della villa da una rimessa. Si era poi preparato un giaciglio in un annesso. Ore dopo (almeno dopo le 10,30) era stato trovato impiccato. «Alle 10,30 è entrata mia nuora che stava uscendo per andare a messa e non ha visto nessuno, significa che a quell’ora non era morto – aveva detto Ivana Scoccini all’epoca–. Dopo poi sono arrivati i carabinieri e abbiamo scoperto quello che era successo. Certo è molto strano quello che è accaduto. Ma uno prima va a dormire e poi si ammazza?».
L’APPELLO – «Dopo quasi cinque anni finalmente ciò che era di palese evidenza fin dal primo momento, viene riconosciuto e consacrato in un provvedimento giudiziario – dicono i legali –. La famiglia non è più sola. Accanto a lei da anni, i media e l’opinione pubblica si sono stretti, consapevoli delle soverchianti perplessità ed inquietudini che le modalità di svolgimento delle indagini e le conclusioni suscitavano. Oggi si è aggiunto l’autorevole conforto del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Fermo. Per porre rimedio agli errori commessi ed al tempo perduto, occorrerà una forte determinazione da parte degli inquirenti. A questo scopo nei prossimi giorni andremo alla procura di Fermo a discutere con gli stessi al fine di rendere davvero efficaci e risolutive le indagini da espletare; perché venga fatta luce sulla tragica vicenda che ha coinvolto il povero Mithun. Ci preme registrare e trasmettere l’appello accorato di Lorena, Sergio, Putrika rivolto a coloro i quali sono stati ben individuati dal Giudice per le indagini preliminari, affinché sfruttino quest’ultima possibilità per dire finalmente quanto a loro conoscenza».
Giustizia per Mithun!!
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La decisione del giudice Maria Grazia Leopardi merita un grande plauso. Era ora.
Mi congratulo con l’avvocato Federico Valori, amico e mio avvocato in una recente e , per me, drammatica storia. Federico mi ricorda la “concretezza” e il coraggio del padre Domenico ( Mimì) e la “sottigliezza” delicata e gentile della sua mamma. Conoscevo la storia di cui si parla. In effetti è un giallo. Mi auguro che le indagini vadano in porto e che sia soddisfatta, finalmente, la madre della vittima.