di Alessandra Pierini
Il presidente incaricato Mario Draghi, alle prese con il giro delle consultazioni, ha incassato nelle ultime ore persino il consenso dell’ex ministro degli Esteri 5s Luigi di Maio. L’ex presidente della Bce non dispiace neanche ai parlamentari maceratesi che, al di là dell’appartenenza partitica, riconoscono all’unanimità il valore del personaggio e ne apprezzano le doti.
Positivo il giudizio di Mario Morgoni, deputato del Pd, che un anno fa su Draghi ammoniva “Attenzione ai salvatori della patria” (leggi l’articolo): «E’ il personaggio italiano di maggior prestigio internazionale conquistato con un protagonismo in organismi di primissima importanza – dice oggi Morgoni – . Al netto delle fibrillazioni vissute in un mese di crisi di governo, ancora oggi difficilmente comprensibile e accettabile, quello che posso dire è che se Draghi costruirà un governo sulla base della sua credibilità e con un piano decisivo sul Recovery Fund e sulla lotta alla pandemia, avremo gli strumenti per affrontare questo momento difficile. La forza e le qualità di Mario Draghi, una maggioranza più solida e una dialettica parlamentare meno avvelenata da posizioni pregiudiziali possono aiutare l’Italia a fare scelte mirate». Cosa chiederebbe a Draghi? «Gli chiederei un’attenzione forte al Centro Italia. Non è una richiesta di campanile, il Recovery plan deve disegnare il futuro dell’Italia e ci deve essere anche la volontà di portare al futuro territori colpiti come ad esempio dal terremoto».
Non manifesta particolare entusiasmo, come d’altronde il leader del suo partito, il leghista Tullio Patassini. «La questione è solo una, cosa intende fare Draghi? Per noi è fondamentale il mantenimento di “quota 100” e la ripresa della politica dei controllo dei porti. Oltre naturalmente al Recovery Plan che deve essere basato sul rilancio dell’economia non sui banchi a rotelle (per cui abbiamo speso ben 500milioni). Perché non si parla affatto di filiera degli industriali italiani? E’ normale che l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte non sia stato in grado di preparare un piano credibile . Draghi è un personaggio autorevole, verso cui non nutriamo alcun pregiudizio, ma la sua figura va declinata in un programma concreto. Aspettiamo che ci riceva, pensiamo nelle prossime ore, per confrontarci sui temi».
Più che sottolineare il valore di Mario Draghi, Antonello De Lucia, coordinatore maceratese di Italia Viva, approfitta delle vicende di questi giorni per esaltare il ruolo del “suo” leader Matteo Renzi. «Ha fatto un capolavoro, in un anno e mezzo ha evitato che Salvini avesse pieni poteri, ha isolato parte estremista della Lega e ha depurato i 5stelle dalla componente più integralista. Nello specifico è riuscito a creare i presupposti per un fronte riformista che riempia un vuoto. E’ riuscito a imporre un’agenda di governo con questo millantato 2% che risulta solo dai sondaggi. Per finire ha fatto sparire i 200 consulenti di cui voleva servirsi Conte, ha fatto cambiare il Recovery plan e ha fatto arrivare la migliore persona del mondo che possa governare l’Italia in questo momento. Difficile da capire ma l’invito è quello di guardare dall’alto. Anche il più antirenziano deve riconoscere il risultato ottenuto, figlio di un processo operato nel momento giusto». E a Draghi cosa chiederebbe? «Sarebbe importante nel suo governo una presenza politica se ci saranno le condizioni, ma quello che decide lui in questo caso va bene».
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De Lucia, io ho altri idee di capolavori. Secondo me ha seguito la sua smania di potere e di visibilità mettendo in difficoltà tutto il paese, rilanciando continuamente le sue richieste con il solo scopo di eliminare Conte. Del resto non è la prima volta che Renzi colpisce alle spalle suoi alleati, Letta e Marino sono state altre sue vittime eccellenti, od anche in quei casi si trattava di capolavori?
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E’ paradossale dirlo ma l’unico “merito” di Matteo Renzi è stato quello di aver fatto cadere la possibilità di un governo CONTE TER (proseguendo con una pericolosa mediocrità che avrebbe affossato definitivamente l’Italia) e conseguente nomina di MARIO DRAGHI, unico personaggio che può trarci in salvo per capacità, stima in campo internazionale, oltre al modo di presentarsi di quasi modestia, completamente all’opposto dello sbruffone Matteo Renzi il cui ultimo “capolavoro”, fra i tanti precedenti, è stato quello di aver paragonato il regime saudita ad “un nuovo rinascimento”, basta farsi pagare le conferenze ed il viaggio aereo e dimenticare diritti umani, condanne a morte, guerra con i vicini stati, basso costo del lavoro con schiavi immigrati asiatici ed altro… “rinascimento”.
…si si, bene Draghi, ma qui ci vorrebbe una “Draga”, certo, per ripulire tutti i fondali sporchi del paese, in modo da poter navigare, per quel che ancora si potrà, in acque un po’ più pulite!! gv
… continuavano a chiamarlo Trinità…
Effettivamente è stato Renzi il vincitore, mandando a casa Conte e i suoi sostenitori e costringendo il Presidente Mattarella a chiamare Draghi per formare un governo il più possibile “tecnico”. Subito il centrosinistra e Conte hanno messo il cappello su Draghi, con la pretesa di un governo “politico”. I falliti vogliono fare fallire pure Draghi.
La cosa buffa e che gli sclerotizzati del PD non vogliono la Lega tra i salvatori della patria, per le solite accuse sclerotiche che suonano come un disco inceppato. Allucinante.
Ricordo che quando si trattò di riunire le forze antifasciste per la Liberazione dell’Italia e per la democrazia, si unirono senza distinguo tutti i partiti democratici, compreso il PCI, che all’epoca era stalinista, ossia sostenitore di una dittatura staliniana, sovietica, sanguinaria e liberticida. Oggi, i rimasugli di quello che fu il più grande partito comunista d’Europa, difensore dei lavoratori e della povera gente, non vogliono un partito democratico come la Lega che rappresenta soprattutto i lavoratori e il ceto medio, con le sclerotiche accuse di essere populisti, razzisti, sovranisti. Si spera che Draghi faccia un governo “tecnico”, come auspicato da Mattarella, lasciando fuori i responsabili dello sfascio istituzionale e socioeconomica del precedente governo Conte, perchè lo porterebbero nella morta gora insieme a loro.
”Negli anni 80 trascorsi un ultimo dell’anno da un’amica, nella casa dei suoi genitori.
Erano agricoltori, erano poveri e avevano un salotto ancora avvolto nel cellophane, nonostante avesse più di due anni.
Nessuno ci si poteva sedere.
Stava lì come dimostrazione che se lo erano comprato,ma ne avevano troppa soggezione per riuscire ad usarlo.
Quella mentalità è rimasta uguale.
La maggior parte degli italiani arredano e ristrutturano le loro case come fossero dei presepi.
E fanno così anche per tutto il resto, anche per la democrazia, la costituzione e i diritti sociali.
Aspettano un tempo migliore per cominciare a usarli.
Teoricamente li avrebbero.
Non hanno però il coraggio di strappare il cellophane.”