di Gianluca Ginella (foto di Fabio Falcioni)
«Ricostruire la filiera dello spaccio all’Hotel House di Porto Recanati», questo il mandato affidato un anno fa dal procuratore Giovanni Giorgio all’allora comandante provinciale, il colonnello Michele Roberti (oggi al comando del Reparto operativo di Roma). È nata così l’indagine Daraga (droga in pakistano) che ha portato oggi all’esecuzione di 24 misure cautelari, di cui 23 in carcere e un obbligo di firma. Sedici quelle eseguite, mentre altre 8 persone sono ricercate (perché nel frattempo si sono trasferite all’estero).
Il procuratore Giovanni Giorgio con il colonnello Nicola Candido durante la conferenza stampa di questa mattina
Ruoli definiti, il deposito della droga in un campo di un casolare di Montecassiano, affittato ad hoc per seppellire l’eroina che poi veniva portata all’Hotel House e smerciata. Nel casolare occhi attenti: quelli dei guardiani dell’organizzazione. Altri occhi invece erano quelli delle vedette che all’Hotel House di Porto Recanati controllavano che non ci fossero in giro carabinieri o forze dell’ordine, per poter spacciare. E se c’erano «usavano delle frasi per non farsi scoprire, ad esempio dicevano “Oggi è brutto tempo, rinviamo”» spiega il colonnello Nicola Candido, comandante provinciale dei carabinieri di Macerata. 120 i militari che hanno operato questa mattina per dare esecuzione alle ordinanze che sono state chieste dal procuratore Giovanni Giorgio (ne aveva chieste 34) e disposte dal gip Giovanni Manzoni. Alle 5 di questa mattina i carabinieri si sono presentati nelle case degli indagati (5 o 6 all’Hotel House), le altre a Latina («devo ringraziare il colonnello Roberti che da Roma ci ha aiutato per catturare uno degli indagati», ha detto Giorgio), Teramo, Roma, Fermo.
«Alcuni sono rimasti sorpresi del nostro arrivo, non se lo aspettavano» spiega il tenente colonnello Massimiliano Mengasini, comandante del Reparto operativo di Macerata. Uno spiegamento di forze, quello messo in campo, che non si era mai visto in provincia. È stato quel passo ulteriore, complicatissimo e che ha richiesto moltissimo impegno da parte dei carabinieri, chiesto dal procuratore Giorgio. «Tentare di ricostruire la filiera dello spaccio all’Hotel House. Avevo chiesto questo all’allora comandante Roberti. L’Hotel House è il più grande market della droga con flusso di persone che vanno lì anche più volte al giorno per comprare stupefacenti. Un flusso non intaccato neanche dal Covid, abbiamo trovato persone durante il lockdown le quali hanno risposto di essere andate all’Hotel House per comprare droga.
Questa la motivazione per essere andati lì». Le indagini hanno portato alla luce «una attività di spaccio articolata in modo imprenditoriale – continua il procuratore -. Una vera e propria organizzazione. Purtroppo il consumo di droga in provincia è altissimo. Macerata, in base ad una recente classifica del Sole 24 ore è al decimo posto nel calcolo delle denunce per cessione di droga ogni 100mila abitanti. Credo che questa operazione sia stata la più importante da quando sono a Macerata. Sono stati individuati venditori, intermediari, fornitori. Prevalentemente sono pakistani ma ci sono anche afghani. Coinvolti anche soggetti che sono fuori dall’Italia, cercheremo di raggiungerli. Siamo riusciti a capire chi si adoperava per far arrivare stupefacente dal Pakistan in Italia, dove si recavano per ottenerla, i luoghi di deposito della droga».
Appunto il terreno a Montecassiano da dove l’eroina, a volte portata in Italia nascosta in confezioni di cioccolato (come i Mini Mars) e caramelle, veniva portata all’Hotel House. Lì prima della cessione c’era il controllo delle sentinelle: verificavano l’arrivo del cliente, segnalavano eventuali pattuglie delle forze dell’ordine». Una organizzazione che aveva ruoli definiti e i cui componenti si muovevano con scaltrezza. «I carabinieri hanno lavorato in modo veramente estenuante, anche di notte, al freddo» continua il procuratore. Il gruppo spacciava all’Hotel House, sia direttamente ai compratori, sia a chi poi rivendeva la droga e passava una percentuale al «general manager» come lo definisce il procuratore, o «la vendeva proprio per conto del general manager». Secondo Giorgio in provincia «non c’è un controllo della criminalità organizzata sullo spaccio, mi riferisco al fatto che vi sia un gruppo che in modo monopolistico controlla lo smercio ed espelle persone che si inseriscono. C’è invece un regime che potrei definire di libero mercato, chiunque può vendere purché non vada a contrastare altri soggetti. Il gruppo arrestato aveva comunque una presenza particolarmente significativa».
Droga che garantiva incassi per centinaia di migliaia di euro, oltre 500mila nel 2019. I proventi qualcuno li usava per fare la bella vita, altri lo reinvestivano. «Questa operazione è il coronamento di indagini svolte nell’ultimo anno, e si è raggiunto un risultato positivo, non sempre accade, questa volta sì – dice il colonnello Candido -. Si è trattato di una indagine complessa, che ha visto i carabinieri operare in maniera tradizionale ma che non ha lesinato l’uso di tecnologia. Gli arrestati erano abbastanza scaltri, i carabinieri che hanno operato sono stati veramente in gamba e hanno eluso i loro servizi di vedetta. Abbiamo compreso poi il frasario che usavano per parlare tra loro, usavano termini che coprivano le reali indicazioni che si volevano dare. La nostra attività non si ferma, ci stiamo impegnando per arrivare quanto prima ad eseguire le misure alle persone che finora non sono state rintracciate». Una operazione delicata, quella svolta questa mattina, con i carabinieri che hanno predisposto un dispositivo di sicurezza complesso in modo da evitare rischi per chi vive nel palazzone multietnico. Ora gli arrestati dovranno vedersela con 130 capi di imputazione. Tra le particolarità emerse dall’indagine anche quella di uno dei componenti, poi arrestato, che aveva pensato di rubare la droga che era nascosta a Montecassiano, per poi venderla per suo conto.
Finché non si inizierà a fare educazione sulle droghe nelle scuole, saremo sempre da punto a capo. Ma troppo difficile capirlo... molto più facile la propaganda (tale rimane) sull'hotel house e suoi simili.
Domani tutti liberi
Livio Di Rosa devono correre in banca per fare i versamenti inps per pagarci le pensioni falli uscire pure tu
Simone Paciarotti la scuola non insegna l’etica, non insegna l’educazione. Quelle vengono impartite dalla famiglia
Filippo Bartolacci infatti dico che sia ora che si inizi dalle scuole... visto il risultato le famiglie fanno ben poco.
Cosa caspita c’è da ridere a una notizia non si capisce
Sarà ora di buttarlo giù!
Non può essere che all’hotel House e il più grande market della droga
Ma non doveva arrivare Salvini con la ruspa ? ah si è dimenticato ! ...le elezioni sono passate...
Filippo Bartolacci avresti dovuto aggiungere all’inizio del commento “In Italia...”. Perché purtroppo in queste cose noi arriviamo sempre con un decennio abbondante di ritardo
Simone Paciarotti ha ragione, dobbiamo anche considerare che il nostro paese è fra i primi tre per consumo di droghe pesanti al mondo e non è il massimo come primato considerato che abbiamo 60mln di abitanti.
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Se io ero il procuratore demolirei definitivamente L’HOTEL HOUS con loro dentro.
Ringrazio le autorità e le forze dell’ordine per il successo dell’operazione, e consiglierei al signor Feliziani, non per difendere Salvini, ma per la verità dei fatti, di rileggersi anche su questo sito, chi intervenne per contrastarlo e cosa dissero in proposito.
M’interessa invece sapere dagli amministratori di Montecassiano, se possono tranquillizzarci circa la regolarità dei tantissimi cittadini pakistani (che non fuggono da un paese povero, né in guerra) nel nostro territorio; che come si apprende, si presta alle più svariate attività essendo suddiviso in frazioni e tanta campagna. Questo perché, quando causa covid fu istituito il posto di controllo dei carabinieri all’Hotel House, e vi si verificarono episodi di spaccio, sempre di un cittadino pakistano, contestualmente si videro arrivare a Sambucheto decine di essi con tanto di valigie al seguito. Che poi questo edificio sia da abbattere senza se e senza ma, lo si evince da tutti gli articoli che CM dedica da anni all’argomento; non bastassero i furti d’acqua, di energia elettrica, i pozzi abusivi, per non dire delle ossa ritrovate di una povera ragazza.
Insegnare cosa è la droga e i mali che procura potrebbe essere argomento per l’educazione civica nelle scuole secondarie.