Imprenditore arrestato per estorsione ad un operaio, l’indagine finisce con una archiviazione per non aver commesso il fatto. «Finalmente possiamo urlare la nostra felicità per la conclusione di questa agghiacciante vicenda che ci ha colpito 18 mesi fa circa» dice Luca Marinucci, 42 anni di Corridonia. Nell’aprile del 2019 era stato arrestato nel corso di una indagine nata da una denuncia di un dipendente dell’azienda di Marinucci, che sosteneva che da anni gli venisse estorto denaro dai datori di lavoro dietro la minaccia di licenziarlo. Marinucci, che sin da subito aveva detto che si era trattato di un equivoco, aveva comunque trascorso 3 giorni agli arresti domiciliari, poi il giudice all’udienza di convalida aveva disposto che potesse tornare libero. Una vicenda che ha provato la vita dell’imprenditore e del socio, che era stato invece denunciato. Poi la procura, svolte le indagini, ha ritenuto non vi fossero elementi di reato e ha chiesto l’archiviazione. Il gip Claudio Bonifazi, visti gli atti, ha quindi deciso di archiviare tutto. «Fin da subito abbiamo dichiarato che si trattava di un grosso equivoco, e come sempre accade, seppur con i suoi tempi, la giustizia arriva ed è molto precisa e schietta: archiviazione per non aver commesso il fatto – continua Marinucci -. Per una impresa come la nostra, che da oltre 60 anni opera nell’edilizia di tutta la provincia, non è stato facile vivere questa situazione.
Il nostro grazie più grande va alla magistratura, alla Squadra mobile, alle nostre famiglie, all’avvocato (Tiziano Luzi, ndr) e a tutti gli amici che non ci hanno fatto mai mancare il loro affetto. La giustizia arriva sempre e anche se fa meno rumore dell’ingiustizia , è molto più forte e potente». A denunciare la presunta estorsione era stato un operaio senegalese, che si era rivolto ai sindacati. Da qui era partita l’indagine della Squadra mobile. Il dipendente lamentava che i datori di lavori gli avessero chiesto la restituzione di 500 euro, dietro la minaccia di licenziarlo. La polizia si era attivata e quando il dipendente aveva dato i soldi all’imprenditore erano scattate le manette. Però le successive indagini hanno dimostrato che non c’era nessuna estorsione, «il dipendente aveva equivocato la situazione» continua Marinucci. Che dopo la decisione del giudice aggiunge «è stata una vicenda umana molto difficile, anche se ero convinto della mia innocenza restavo comunque appeso ad un filo, in attesa della decisione del giudice». Oltre a voler rimarcare la propria innocenza «In questo momento difficile il nostro vuole essere un segnale di speranza nel futuro. Dedicato a tutti quelli che come noi si alzano ogni giorno all’alba prodigandosi nel proprio lavoro con passione e che troppo spesso vengono attaccati da più fronti senza mai perdere la speranza nella giustizia».
(Gian. Gin.)
***
Luca Marinucci specifica: «Ringrazio tutti coloro che hanno espresso vicinanza a me ed al mio socio. Vorrei precisare che nessun rimprovero può essere mosso al nostro dipendente che si è sempre comportato correttamente con l’azienda. Nessuna calunnia deve essere rilevata nel suo comportamento perché si è trattato solo di un malinteso che è stato chiarito a seguito di verifiche circa il dare-avere tra lui e l’azienda, anche nella vicenda nella quale involontariamente sono stato coinvolto».
Estorsione, libero l’imprenditore: «Si è trattato di un equivoco, chiariremo anche col dipendente»
Estorsione a un dipendente: arrestato imprenditore edile Denunciato il socio
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Bravo Luca e complimenti al tuo avvocato, troppo spesso questi lavoratori stranieri vengono “manipolati” da qualcuno ( e sapete bene a chi mi riferisco) a discapito di imprese che comunque nel bene e nel male mandano avanti l’Italia e danno da mangiare a molte famiglie. Non è possibile che dalla sera alla mattina, per colpa di questi signori che pensano che i datori di lavoro sono sempre dei delinquenti, un onesto artigiano passi per delinquente.
Tutti noi di Corridonia tiriamo un respiro di sollievo. Quelle erano accuse infamanti, che sporcano l’immagine da subito e feriscono profondamente i soggetti incriminati, lasciando sgomenta pure la collettività, data la notorietà di quella famiglia.
Nella mia ingenuità io mi chiedo il motivo che immediatamente rende colpevole l’accusato. La Magistratura avrà le sue leggi da rispettare. Però, viene considerato come oro colato ciò che dice colui che accusa. Temo che si tratti di un fatto ideologico, secondo cui il più debole, o il dipendente ha sempre ragione a priori.
La cosa è finita per come doveva finire. Lasciando ferite. Lasciando a volte la perdita della salute e della stessa vita, per colpi apoplettici e suicidi.
Adesso, cosa accadrà all’accusatore? Finirà tutto nel buonismo imperante? Oppure, ci saranno conseguenze per una accusa rivelatasi infondata?
Peccato che la giustizia arriva, purtroppo sempre lentamente. Anzi in questo caso sembra che abbia corso da formula uno. Coloro che avevano denunciato-calunniato possibile che non abbiano nessun ” rimprovero”?!
La vicenda è molto diversa da come appare nei commenti, come risulta dai chiarimenti forniti dall’interessato Luca Marinucci e pubblicati in calce all’articolo di cui sopra.