“Gli amici del criminale Cesare Battisti”
Mostra di Venturelli a Civitanova

L'ARTISTA modenese ha allestito un'esposizione nello spazio multimediale San Francesco della città alta, una denuncia contro «contro l’arroganza di quanti, con il loro sapere e la loro influenza sociale, mistificano la realtà». L'inaugurazione domani alle 19

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Battisti_Nov_2009

Cesare Battisti a Brasilia nel novembre 2009

 

“Gli amici del criminale Cesare Battisti”. E’ questo il titolo della mostra che sarà inaugurata domani alle 19, con la partecipazione dell’artista Adriano Venturelli, a Civitanova Alta nello spazio multimediale San Francesco di piazza della Libertà. Rosso è il tratto cromatico scelto da Venturelli per il suo ciclo pittorico nato «dalle riflessioni – spiega – sulle connivenze e sulle coperture garantite dagli ‘amici’ al terrorista italiano, associato nel 2019 al carcere di Oristano dopo vicenda infinita». Un percorso espositivo – la mostra gode del patrocinio del Comune di Civitanova Marche, l’ingresso è libero e gratuito – che verrà allestito presso la ex chiesa di San Francesco dal 24 luglio al 12 agosto. Tele di grandi dimensioni, una per ogni ‘amico’ che ritiene (e ritenne, sottoscrivendo un appello che raccolse oltre 1500 firme) Battisti un perseguitato politico, e su ogni tela un timbro, che dà nome e cognome a quell’astrattismo che prende invece forma definita, nel ciclo ideato da Venturelli, rivendicando con forza una denuncia cui l’artista modenese da’ forma contro «l’arroganza – dice – di quanti, con il loro sapere e la loro influenza sociale, mistificano la realtà». Da Mitterand a Carla Bruni e Daniel Pennac, dall’ex presidente del Brasile Luiz Inácio da Silva, per tutti Lula, fino agli italiani Roberto Saviano, Erri De Luca, Vauro Senesi la galleria che Venturelli crea con il suo ciclo pittorico è ampia e lascia pochissimo all’immaginazione: il progetto, intrapreso nel 2006, è tuttora in divenire, ma la ‘scrittura visiva’ di Venturelli da’ già modo di apprezzare la tensione che anima il pittore modenese, consapevole di essere ‘meno di Davide contro Golia’ ma ben deciso a non smettere di usare quella fionda con la quale arma la sua voglia di verità, la sua volontà «di fare qualcosa, anche se non sono uno scrittore né un giornalista, non ho potere istituzionale e non possiedo armi mediatiche». Ecco allora l’idea di un ciclo pittorico che vuole essere una risposta «ai cattivi maestri che invecchiano ma non arretrano dalle loro posizioni, trasformandosi negli ‘amici del criminale’: ecco il rosso sangue delle tele, ed ecco la ‘gogna’ del timbro che da’ agli amici nome e cognome a ribellarsi» a quello che Venturelli definisce «uno scandalo, che ha segnato per anni la vita dei familiari delle vittime di Battisti e agitato le coscienze dei più».

 



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