Violenza sessuale all’ospedale di Macerata, imputato un infermiere di 48 anni che deve rispondere anche di peculato e falso. Oggi all’udienza preliminare si è costituita parte civile la vittima delle presunte violenze e poi c’è stata un rinvio per chiamare in causa l’Asur in qualità di responsabile civile. L’infermiere, che è stato poi licenziato, nel 2018 lavorava nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Macerata. Nel luglio di quell’anno lì era ricoverata una donna sui trent’anni. Nella notte tra il 6 e 7 luglio avrebbe costretto la paziente a compiere atti reciproci di masturbazione, dopo averla indotta a seguirlo in una stanza vuota del reparto.
Ancora, sempre secondo l’accusa, approfittando dello stato di inferiorità psichica assoluta della paziente, il 10 luglio l’avrebbe costretta a subire rapporti sessuali completi dopo averla portata nello spogliatoio degli infermieri. Le indagini sulla vicenda erano state svolte dalla Squadra mobile di Macerata. L’infermiere era stato prima sospeso e poi licenziato. L’accusa gli contesta inoltre altri due reati: quello di peculato (perché si sarebbe appropriato di alcune confezioni di farmaci del reparto che erano state trovate nel suo armadietto) e quella di falso per aver scritto sulla cartella clinica della paziente di averle somministrato i medicinali che le erano prescritti alle 21 del 10 luglio mentre invece i farmaci sarebbero stati somministrati alcune ore dopo: alla mezzanotte del 10 luglio. L’infermiere è difeso dall’avvocato Tiziano Luzi. La paziente si è costituita parte civile, assistita dal legale Francesco Copponi. Il giudice Giovanni Manzoni oggi ha rinviato l’udienza per consentire la chiamata in causa dell’Asur come responsabile civile (richiesta avanzata dalla parte civile).
(Gian. Gin.)
Violenza sessuale in ospedale, chiuse le indagini per l’infermiere Contestato anche il peculato
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