«Mio nonno era morto in guerra,
dopo 70 anni ho ritrovato la sua tomba»

LA STORIA - Mirko Marcolini, 44enne di Macerata, dopo una lunga ricerca ha rintracciato la lapide ad Amburgo. Insieme a sua mamma Ida, che non aveva mai conosciuto il padre, e a sua sorella Stefania, hanno lasciato una foto della nonna, ormai defunta. «Marito e moglie sono finalmente riuniti»

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Mirko abbraccia sua mamma Ida di fronte alla lapide del nonno Sante

 

di Giacomo Gardini

«Settant’ anni dopo la sua scomparsa, ho finalmente ritrovato mio nonno». A portare Mirko Marcolini, 44 anni, di Macerata, nel cimitero militare italiano di Amburgo è stata una lunga scia di volti e di storie persi nel tempo. Un’incessante ricerca sulle tracce del nonno Sante, disperso nel corso della seconda guerra mondiale, che si è finalmente conclusa.

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La lapide di Sante Vecchi, sulla quale è stata posta la foto della moglie Dina Maria, nel cimitero militare di Amburgo,

«Mio nonno», racconta Mirko, «era un soldato del 128esimo reggimento di fanteria». Contadino, nato il 2 novembre 1912 a Corridonia, Sante Vecchi si arruola, imbraccia il fucile e parte alla volta del fronte albanese, dove verrà fatto prigioniero l’8 settembre 1943, per poi essere internato in Germania. Da allora, il suo nome si perde tra quelli delle innumerevoli vittime del fronte, fino a scomparire. «Al termine della guerra, sullo scadere degli anni ’40 – spiega Mirko -, le ricerche dei caduti italiani dispersi si sono fermate. Una questione di costi. Mia nonna Dina ricevette soltanto una cartolina, che riportava la notizia della morte di suo marito. Nulla di più: una vita spezzata e neppure un luogo dove piangerla». La donna, ormai vedova, alleva da sola, in campagna, tre splendide bambine: una vita di stenti, tra mille difficoltà, ma senza mai perdere la dignità. Gli anni scorrono e le tre bimbe diventano donne, quindi madri a loro volta. Una di queste, Ida, è la mamma di Mirko, che cresce con radici salde, nel ricordo di un nonno ormai dato per disperso. Finché, otto anni fa, grazie ad una fortunata coincidenza, le cose cambiano. «La moglie di mio cugino – ricorda – è venuta a conoscenza quasi per caso, tra le pagine di un giornale, di un censimento dei dispersi in guerra durante la seconda guerra mondiale. Nella lista c’era anche il nome di mio nonno, morto ad Hannover il 10 febbraio 1945».

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Il cimitero militare di Amburgo e la zona dedicata ai caduti italiani

La famiglia scopre che tra il ’55 e il ’57, le salme dei defunti italiani caduti nella zona di Amburgo sono stati trasferiti in un cimitero militare dedicato. «In quegli stessi anni i vari consolati hanno spedito alle casermette militari locali lettere da recapitare ai familiari, dov’era indicato il luogo di sepoltura dei loro cari. Molte di queste cartoline, però, sono andate perse durante il tragitto o non consegnate». Ad aiutarli nella loro estenuante ricerca, tantissime persone che, come loro, non hanno mai smesso di sperare, di credere che fosse possibile ritrovare i propri defunti. Tra queste c’è anche Pierino Monaldi, di Città di Castello, “orfano di guerra” e presidente del comitato delle famiglie dei caduti e di altre autorità e cittadini italiani. Amburgo, cimitero militare italiano d’onore, riquadro uno, fila zero, tomba 40: nonno Sante si trova qui. Una volta certi che le coordinate fossero quelle giuste, Mirko e sua sorella Stefania decidono di fare una splendida sorpresa alla loro mamma Ida, ormai 78enne, «che non aveva mai avuto la fortuna di conoscere suo padre». Tre biglietti per Amburgo, uno zaino in spalla e si parte. «Siamo decollati il 22 novembre scorso – racconta Mirko – da Bergamo. Per mia madre era la prima volta in aereo: un mix di emozioni unico per lei. Il giorno dopo abbiamo raggiunto il cimitero militare. Una bella struttura, restaurata di recente, e immersa in un bosco, con una zona dedicata alle oltre 5mila lapidi di defunti in guerra. Dopo un po’ di ricerca l’abbiamo finalmente trovato».

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Stefania, Ida e Mirko insieme ad Amburgo, per ritrovare Sante

In quell’istante è racchiusa un’intera storia familiare: una figlia che riabbraccia il padre, due nipoti che ritrovano il loro nonno, per una famiglia finalmente riunita. «Ho sistemato sulla lapide una foto di mia nonna, morta ormai qualche anno fa. Dopo tantissimi anni, marito e moglie sono di nuovo insieme». Ogni anno ad Amburgo, la prima domenica di novembre, si celebra una funzione rivolta ai caduti italiani, durante la quale il console, con una corona d’alloro posta ai piedi della croce, ricorda il sacrificio di quanti hanno dato la propria vita per salvare quella di molti. «Tantissime persone – conclude Mirko – si trovano nella nostra stessa situazione, ma “disperso” non vuol dire scomparso. Rivolgendosi agli organi competenti, è possibile risalire a tante piccole informazioni, rintracciando magari gli ultimi spostamenti dei nostri cari, fino a ritrovarli. C’è sempre speranza, non smettete mai di cercare».

 

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Ida ritrova sua padre Sante

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La croce dove viene deposta la corona d’allora durante le celebrazioni annuali

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Oltre 5mila lapidi di caduti italiani al fronte

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Uno scatto durante la visita ad Amburgo



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