Da sinistra, Marco Marciani e Francesco Gargano
di Andrea Braconi
Spalla destra lussata con frattura della cavità glenoidea ed escoriazioni su varie parti del corpo: è quanto riporta il referto medico di Francesco Gargano, 36enne di Civitanova precipitato nella mattinata di giovedì lungo un canalone del Monte Vettore insieme al suo amico e coetaneo Marco Marciani, originario di Ripatransone e residente a Como. Per quest’ultimo solo una costola rotta, anche se per qualche ora si sono temuti danni alla milza.
«Per quello che ci è successo è andata di lusso», racconta Gargano, ancora scosso per l’accaduto, nonostante la sua lunga esperienza all’interno della stazione di Macerata del Soccorso Alpino e la consapevolezza degli elevati rischi che la montagna custodisce.
«Con Marco andiamo sempre in montagna insieme – aggiunge – soprattutto in occasione delle feste quando lui torna nelle Marche». E come da tradizione, il 26 mattina sono partiti presto per scalare la cresta del Galluccio e scendere dal costone del Torrone che dà verso Pretare.
«Stavamo facendo un traverso – ricorda – ho appoggiato un rampone ma si è rotta la clip su un pendio a 50 gradi. Ho toccato praticamente il vetro e sono schizzato via. Le dico solo che il mio gps ha segnato 144 chilometri orari». Trecento metri di caduta, fino ad arrestarsi a soli 30 metri da un salto di roccia con un’altezza di 80 metri. «Saremmo morti, senza alcun dubbio».
Istintivamente ha pensato di morire, ma un attimo dopo ha subito cercato il modo per fermarsi. «Mi sono lussato la spalla perché ho provato a farlo puntando i gomiti a terra, gesto che mi ha permesso piano piano di arrestare la caduta. Solo che 95 chili a 150 chilometri orari su un pendio a 50 gradi non era affatto facile».
Al dramma sfiorato si è aggiunta anche la sfortuna, con l’arrivo di Icaro ma senza il verricello funzionante. «L’elicottero è tornato indietro e noi – continua Gargano – dopo un’ora che eravamo lì fermi, abbiamo deciso di scendere per oltre 600 metri di dislivello. Ci siamo legati, io davanti e Marco dietro, e ci abbiamo messo quasi 2 ore per arrivare al bosco dove non c’era più la neve. Lì sono arrivati i vigili del fuoco in elicottero».
Il suo lavoro di tanti anni in montagna e la sua preparazione, inutile negarlo, lo hanno aiutato. «Lo hanno detto anche i colleghi del Soccorso Alpino – ribadisce – intervenuti anche loro sul posto: in quella situazione e con quella dinamica se ci fosse stato qualcun altro forse non avrebbe riportato la pelle a casa».
Un fatto, con un lieto fine, che si aggiunge alle tragedie che nelle ultime ore hanno segnato drammaticamente mete ambite dagli escursionisti come il Gran Sasso «Per noi è stata una fatalità – conclude il 36enne – come quello che guida la macchina e gli scoppia una gomma in autostrada. Eravamo attrezzati ed equipaggiati al meglio, tanto che la parte più difficile è stata la parte iniziale dell’arrampicata, non la discesa. La cresta del Vettore brillava come uno specchio per quanto gelo c’era. In vetta abbiamo trovato due che salivano dallo Ziglioli, di cui uno con jeans, scarponcini da trekking e mini ramponi che si comprano su Amazon a 12 euro, tanto che con Marco ci siamo guardati e abbiamo detto ‘speriamo bene per loro’. Invece, poi è successo a noi».
Francesco Gargano
Marco Marciani
Francesco Gargano
Marco Marciani
Due alpinisti scivolano nel canalone: rocambolesco recupero di Vigili del fuoco e Soccorso Alpino
Tantissimi auguri di pronta guarigione Francesco
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la montagna mi sembra di capire che non perdona e non guarda in faccia nessuno, notizie quotidiane, di esperti che purtroppo perdono la vita, non sarebbe più onesto verso se stessi se si ammettesse di avere dei limiti e si preferirebbe fare una passeggiata nei boschi invece di aggiornare questi tristi bollettini?
Devono ringraziare il fatto che c’è l’aria. Nel vuoto (in assenza di aria) la velocità per quella caduta (300 m) sarebbe arrivata a circa 275 km/h!
@Nibaldi
Si può morire anche inciampando dalle scale, questi due ragazzi erano attrezzati, esperti e consapevoli delle loro abilità, tant’è che la scivolata è accaduta per una fatalità in un tratto meno difficoltoso della loro escursione.
Auguri di pronta guarigione!
Non erano destinati!!
Tutto è bene quel che finisce bene e tanti auguri di pronta guarigione ai due ragazzi. Un monito però: la montagna non è un gioco, specie quando ci sono condizioni avverse che non significa necessariamente brutto tempo. Ghiaccio, neve instabile, cornicioni, nebbia ed infine fatalità, possono strappare vite. Prudenza e ricordate annullare un escursione non è un dramma.