di Gianluca Ginella
Scandalo appalti Asur, assolti tre imputati, quattro persone a giudizio. Sotto accusa c’era anche Piero Ciccarelli, maceratese, ex numero uno dell’azienda sanitaria regionale, come gli altri imputati che hanno fatto l’abbreviato, con formula piena: «Ma non controbilancia la sofferenza patita». La sentenza oggi al gup del tribunale di Ancona, che ha prosciolto tutti gli imputati che avevano deciso di fare il processo con rito abbreviato. Altre quattro persone sono invece state rinviate a giudizio e il processo si aprirà nell’ottobre del prossimo anno. La vicenda riguarda un appalto legato alla realizzazione del centro servizio unificato di Fabriano, vinto dalla società Medilife di Roma. Sette le persone finite sotto accusa, a vario titolo, per reati che vanno dalla truffa, alla corruzione, al falso ideologico, a illeciti riguardanti la legge per il finanziamento ai partiti. Sette le persone finite sotto accusa: oltre a Ciccarelli, il maceratese Alberto Carelli, 60 (ex direttore amministrativo dell’Asur), Massimiliano Picardi, 53, romano, (legale rappresentante della Medilife), Roberto Dotti, 63, di Roma (dirigente Medilife), Alberto Lanari, 60, di Senigallia, e Gabriele Neri, 59, di Novafeltria (componenti della commissione di collaudo dell’appalto del Centro servizi) e Massimo Passeri, 41, di Fabriano, legale rappresentante della Tipoxtil srl, ditta che sarebbe connessa alla Medilife ma che ha una posizione marginale nell’inchiesta.
Ciccarelli (difeso dagli avvocati Gianfranco e Manuel Formica), Carelli (assistito dai legali Vando Scheggia e Stefania Cinzia Maroni), e Neri oggi hanno fatto il processo con rito abbreviato e sono stati assolti con formula piena. Ciccarelli è stato assolto «perché il fatto non sussiste», Carelli «per non aver commesso il fatto», Neri «perché il fatto non costituisce reato». La scorsa udienza in udienza i pm Dicuonzo e Laurino avevano chiesto per Ciccarelli tre anni, per Carelli 2 anni e 4 mesi e per Neri due anni e due mesi.
«Sapevo di aver sempre compiuto il mio dovere, anche se non a tutti può aver fatto piacere – dice Ciccarelli -. Certo, la vicenda processuale ha pesato molto, soprattutto sulla mia famiglia, e l’odierna assoluzione non controbilancia la sofferenza patita». «Non poteva finire diversamente: Ciccarelli assolto per insussistenza del fatto – dicono i legali di Ciccarelli –. Tutte le accuse via via ipotizzate, anche nei suoi confronti, dagli inquirenti – dall’associazione a delinquere, alla truffa, alla frode in pubbliche forniture, fino, da ultimo, alla sola corruzione per un atto contrario ai doveri dell’ufficio – sono saltate perché assolutamente infondate e strumentali. Sicuramente una più contenuta foga accusatoria avrebbe potuto evitare a Ciccarelli anni di ingiusta sofferenza morale e seri danni sul piano professionale. Dispiace, in ogni caso, che, a seguito della sua messa in stato di accusa, la Regione abbia deciso di privarsi di un manager in campo sanitario sicuramente preparato ed efficiente».
«Abbiamo scelto il rito abbreviato per concludere quanto prima il procedimento, eravamo convinti che nonostante la quantità delle carte di accusa mancasse la qualità accusatoria. C’è grande soddisfazione per l’assoluzione» dice l’avvocato Vando Scheggia.
In sostanza secondo l’accusa, per quanto riguarda l’esecuzione dell’appalto del Centro servizi, sarebbero stati commessi illeciti per occultare l’inadempimento del contratto stretto con la Medilife e sarebbe stata attestata, falsamente, la conformità del servizio nonostante non fossero stati rispettati i principi proposti dal bando di gara, della durata di 5 anni e del valore di 12,5 milioni di euro. Carelli, secondo l’accusa, in concorso con Lanari, Picardi e Dotti, avrebbe realizzato una truffa all’Asur occultando la presunta sistematica inadempienza contrattuale per garantire a Medilife il mantenimento del rapporto contrattuale. A Carelli e Lanari venivano anche contestate presunte omissioni sui controlli alla società affidataria dell’appalto. Fatti che sarebbero avvenuti tra il febbraio 2010 e il febbraio 2015 e con un danno all’Asur di 12 milioni di euro (appunto le somme corrisposte alla Medilife nell’arco di 5 anni). A Neri, Lanari, Picardi e Dotti venivano contestata la falsità ideologica per aver attestato la conformità del servizio fornito da Medilife quando invece i sistemi di stampa installati, dice l’accusa, erano di tipo e modello diverso e con prestazioni inferiori rispetto a quanto indicato nell’offerta di gara. A Ciccarelli, Picardi e Dotti veniva contestata la corruzione: la Medilife, dice l’accusa, avrebbe istituito fittiziamente un presidio operativo alla direzione generale dell’Asur, destinandovi un dipendente che invece veniva messo a disposizione di Ciccarelli con la mansione di collaboratore e autista e che veniva retribuito da Medilife con 30mila euro annui. Ciccarelli avrebbe concesso alla Medilife una riduzione del costo dell’appalto, di importo minore rispetto a quella imposta dalle norme in materia di spending review. Medilife avrebbe inoltre conseguito un importo mensile maggiore, di 7.466 euro, per il servizio appaltato (che nel complesso sarebbero stati 246mila euro). A Passeri viene contestato, insieme a Picardi, la violazione della legge sul finanziamento ai partiti per un presunto contributo elettorale.
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Sono molto felice per Piero, una persona che conosco da anni e della quale ho sempre apprezzato le capacità professionali, la serietà e conseguentemente la correttezza.
Un abbraccio a lui ed alla sua famiglia, finalmente usciti da questa triste vicenda.
Sono felice sia per Piero che per Alberto due manager sanitari ad altissimo livello. Mi dispiace per il sistema sanitario marchigiano aver disperso risorse e professionalità in questa inchiesta.
Il dott. Piero Ciccarelli sottolinea giustamente che questa assoluzione non controbilancia la sofferenza patita. ‘E paradossale poi che talvolta, in occasione delle decisioni giudiziarie assolutorie, informazione e commenti finiscano per dare ulteriore risalto alle tesi dell’accusa, anche soltanto per il fatto che esse vengano riepilogate… Senza contare che nella fase a più alto impatto mediatico e sociale, quella dello scoppio del caso e delle indagini, le parole e le immagini sono tutte per polizia giudiziaria e magistrati.
Scegliendo il processo abbreviato lo si fa per due motivi: le prove sono schiaccianti e si ha una riduzione di pena di un terzo.oppure l’accusa è talmente aleatoria che si arriva subito a sentenza assolutoria come in questo caso.