A un passo dal caos nelle scuole dell’infanzia e primarie della provincia. Otto maestre già sono state licenziate, altre 100 rischiano di esserlo a breve. Il tutto mentre proprio nelle stesse scuole si fa fatica a trovare insegnanti, specie di sostegno. E’ la paradossale situazione che si è venuta a creare dopo il pronunciamento del Consiglio di Stato del dicembre 2017, che aveva escluso dalle Graduatorie ad esaurimento, le maestre con diploma magistrale conseguito prima del 2001-2002. Le stesse a cui prima era stato concesso di insegnare con il solo diploma, tanto che molte erano anche diventate di ruolo nel frattempo.
Ugo Barbi, segretario provinciale della Snals
Il problema è iniziato quando sono cambiate le carte in tavola e per accedere all’insegnamento come maestri è stata richiesta la laurea in Scienze della formazione. Da qui la controversia giudiziaria: con i laureati che si sono visti scalcare dai diplomati, e con quest’ultimi che sono stati inseriti nelle graduatorie con riserva. Fino alla pronuncia del Consiglio di stato e al rigetto dei successivi ricorsi che ha portato agli attuali licenziamenti dei diplomati alla magistrale. In tutto questo anche la politica ha fatto la sua parte. Nel luglio dell’anno scorso il governo infatti, sotto la pressione dei sindacati, varò un provvedimento che garantiva la continuità per l’anno scolastico 2018-2019 a chi era stato assunto, rimandando la soluzione definitiva del problema. Poi però il governo è caduto e la situazione è rimasta in sospeso, perché il nuovo decreto scuola nel quale dovrebbe essere inserito, d’accordo con i sindacati, uno specifico emendamento per sbrogliare la matassa è ancora in discussione in Parlamento. «E’ una situazione paradossale – commenta Ugo Barbi, segretario provinciale Snals – siccome c’è una mancanza legislativa, si lascia ai giudici la facoltà di decidere chi può restare nelle scuole e chi no. Ma così non si fa altro che gettare le scuole nel caos, da una parte mancano insegnanti, specie di sostegno e dall’altra si licenzia. Otto sono già stati licenziati e altri cento circa rischiano di esserlo. E le scuole poi sono costrette richiamare le stesse insegnanti per supplenze annuali con la messa a disposizione, visto che altre non se ne trovano. E, aspetto ancora più importante, così non si fa che interrompere la continuità didattica. Insomma, è chiaro che questa guerra tra poveri non ha senso di esistere perché di posti ce n’è per tutti». Ma come uscire dall’impasse? «L’emendamento che come sindacati abbiamo discusso al ministero e che poi è stato approvato in commissione – continua Barbi – prevede che questi insegnanti rimangano fino a giugno, per poi magari pensare a concorso straordinario. Ma l’emendamento ora è in discussione in Parlamento e non sappiamo come e quando uscirà il decreto. Per quanto riguarda invece gli insegnanti di sostegno, la soluzione potrebbe essere quella di attivare corsi di specializzazione di formazione per gli insegnanti che già hanno svolto sostegno almeno da due anni, così da abilitarli. Non ha senso istituire corsi di laurea a numero chiuso, se poi mancano gli insegnanti».
l'importante è sempre cambiare le carte in tavola come avviene in ogni contesto puramente italiano. Prima si concede sulla base del nulla ma comunque autorizzato, si mette in condizione alla gente di progettare il loro futuro, spese, mutui, progetti economici e familiari... poi di punto in bianco TAC si fa l'esatto contrario massacrando la vita di singole persone e intere famiglie. Tutto ciò deve finire in questo paese a prescindere dal giusto o sbagliato. 2 torti non fanno una ragione.
si dice che di posti ce n'è per tutti ma poi si danno a chi fa più comodo politicamente..
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Segretario ‘dello SNALS’, non ‘della SNALS’.
Non po gli a fa scola chi s’è diplomatu 25 anni fa eppò nel frattempo ha fettato la mortatella fino a glieri.
Dopo non ce lamentimo che li frichì rmane zuccù.
Se ciaia lu postu se rvali lancasa.
Legge giusta.
Bravo Marcoaldi. Sono maestre che hanno fatto ricorso al TAR. Il Tribunale amministrativo ha dato loro ragione, hanno preso la nomina, hanno cominciato ad insegnare e alcune sono diventate addirittura di ruolo. Se è pur vero che certi studi legali, a risonanza nazionale, si buttano a capofitto sulle varie azioni legali a volte illudendo che tutto è possibile, è altrettanto vero che abbiamo una giustizia amministrativa schizofrenica