di Maurizio Verdenelli
Fu grande la sorpresa quella sera alla ‘Coriolana’, ovvero Casina Bonafede, la villa rinascimentale a due chilometri da Monte San Giusto, di Evio Hermas Ercoli vedere e sentire Gabrio Fioretti cantare a squarciagola, con il padrone di casa davanti a telecamere accese e taccuini squadernati: “Bandiera rossa”. Se per Ercoli avrebbe potuto trattarsi, al limite, di una sorta d’ironico dejavu, considerato il suo trascorso da capogruppo del Pci, giammai per lui, Fioretti, a quei tempi essendo sindaca Anna Menghi (1997-1999), consigliere comunale di Forza Italia, già esponente del Pri insieme con i padri fondatori dell’Edera maceratese Martorelli, Pambianchi e Meriggi, dirigente di banca (Banca nazionale dell’agricoltura) dall’impeccabile aplomb. Naturalmente eravamo…su scherzi a parte. L’inno comunista serviva a quel punto della serata, organizzata per presentare l’associazione politico-culturale “Macerata Libera” (che nasceva dalla preesistente “Stile libero”) a sottolineare l’idea forza che il club si era dato. Tutto nella celebre frase di Evelyn Beatrice Hall, spesso erroneamente attribuita a Voltaire: “Non condivido il tuo pensiero, ma darei la vita perché tu lo possa esprimere”. E per uomini certamente non impregnati di valori comunisti, quale migliore escamotage nel cantare Bandiera Rossa per dare significato a quell’assunto alla Voltaire? Gabrio era fatto cosi: amico di tutti, libertario e trasparentissimo. Orgoglioso di tutte le sue idee ed orgoglioso di professarle liberamente. Uno dei pochi a Macerata a non avere alcuna remora o senso di riservatezza nell’affermare, già in quegli anni, d’adire alla Gran Loggia. Anni politicamente travagliati. Anni di grandi intuizioni e di grandi cadute. Non era certo un politico di professione, Gabrio Fioretti, pur essendo con Uliano Salvatori, Arrigo Antolini il punto di riferimento maceratese di Forza Italia. Erano tempi dove, scomparsa la Dc, emergevano i primi rapidi cambiamenti. Il consiglio comunale era un mare in tempesta, di continuo. Per la prima volta, un sindaco donna alla guida di un’amministrazione di centrodestra, con Giulio Conti non più nell’assise comunale (dove rimaneva Mario Crucianelli) ma referente ineludibile nel Palazzo romano. Poi accadde ciò che storicamente era senza precedenti e di cui in quei giorni il Corriere della Sera diede notizia: la caduta della sindaca per mano della sua stessa maggioranza. In periodo in cui Gabrio fu protagonista, alla sua maniera, senza alzare i toni, con tanta ironia. Era un uomo che amava profondamente Macerata, sempre presente nei suoi valori. Era facile vedere il dottor Fioretti arrivare in banca nella centralissima Galleria del Commercio con la sua potente motocicletta. O vederlo transitare nei luoghi più suggestivi del centro storico per immergersi, come mi disse una volta, nello ‘spirito antico’ e sempre presente della città. Un grande innamorato di Macerata in un momento irripetibile nella storia del capoluogo. Uno snodo, ora lo sappiamo, a segnare per sempre le vicende di una comunità ora profondamente diversa dalla fine del millennio trascorso. Appena venti anni …per Gabrio un lungo, silenzioso addio. Da Anna Menghi, la sindaca di allora, registriamo oggi il sincero cordoglio di Guido Garufi, consigliere comunale a fianco di Fioretti, seppure in un gruppo diverso, questa dichiarazione: «Un grande amico, un consigliere comunale simpatico quando eravamo insieme al comune e soprattutto nonostante l’apparente tensione una persona di rara sensibilità».
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Una notizia che mi rattrista pur trattandosi di persona persa di vista da decenni.
Era la metà degli anni ’70 quando si creò l’occasione di allacciare rapporti politici e di amicizia tra me e Gabrio.
Ambedue bancari,io in Carima e lui in BNA,ci trovammo nello stesso Sindacato,la UIL bancari,come noto caratterizzata da componenti politiche,finalizzate soprattutto agli equilibri organizzativi.Io socialista,Gabrio repubblicano.
Si aprì subito la contesa per la leadership,ma fu sempre aperta e leale,mai cattiva,certamente per i caratteri personali,ma anche per i valori ideali che a quei tempi per noi giovani,molto diversamente di oggi e me ne rammarico sempre,erano alla base degli impegni politici che ognuno assumeva.
Ora non mi resta che un gradito ricordo.Ciao,Gabrio.
Nota del Comune di Macerata:
Con un telegramma e un manifesto fatto affiggere in città, il sindaco Romano Carancini e la Giunta comunale hanno oggi espresso il profondo cordoglio della città di Macerata per la morte di Gabrio Fioretti, ex consigliere comunale, stimato e apprezzato esponente politico.
“La città di Macerata ne ricorda, con stima e riconoscenza, l’alto contributo politico e sociale offerto attraverso la passione civile e il forte impegno profusi a favore della comunità” si legge nella nota a firma del sindaco inviata questa mattina alla moglie Luisa e al figlio Valerio.
Fioretti entrò a far parte dell’assise comunale il 18 novembre 1997 con la legislatura guidata dal sindaco Anna Menghi e divenne da subito capogruppo di Forza Italia, un incarico che mantenne fino a maggio dell’anno successivo quando fu poi sostituito da Arrigo Antolini.
Gabrio Fioretti dopo il primo mandato terminato a luglio del 1999 fu nuovamente eletto alla carica di consigliere comunale per il quinquennio dal 2000 al 2005.
Ciao Gabrio, ci siamo scontrati spesso perché accesi da autentica passione, cosa rara di questi tempi. Ti ricordo con affetto e stima. Condoglianze a Valerio, mio caro amico d’infanzia.