Legge Severino, le dimissioni di Ottavio Brini dal cda dell’Atac non erano dovute. Lo rende noto Stefano Ghio che all’epoca aveva interrogato l’Anac sulla questione e a distanza di un anno arriva la risposta di Raffaele Cantone. La vicenda è ormai nota ed è legata al decadimento del primo cda dell’Atac del quale faceva parte Ottavio Brini in qualità di vicepresidente dell’azienda partecipata. Nell’incertezza di quei mesi il presidente Massimo Belvederesi rassegnò le dimissioni e così fecero anche gli altri consiglieri. Rimase solo Brini che seppur dimessosi dalla vicepresidenza rimane come consigliere diventando di fatto l’unico a poter riconvocare l’assemblea per la nomina del nuovo cda. Un pasticcio del quale Brini ancora chiede conto. Ma a distanza di un anno emergerebbe che quelle dimissioni dalla vicepresidenza non erano obbligatorie per la condanna riportata in primo grado per l’inchiesta sulle “spese pazze” in Regione per la quale Brini aveva riportato una condanna in primo grado alla quale ha fatto appello. A spiegare la procedura il consigliere Stefano Ghio: «all’epoca nelle incertezze dell’amministrazione interessavo l’Autorità nazionale anticorruzione per verificare la applicabilità o meno della legge Severino al caso di specie. Il Comune, senza approfondire ed in assenza delle dimissioni di Brini, risolveva ogni questione personale e politica nei suoi confronti, procedendo alla sostituzione forzosa del Cda utilizzando l’istituto della sua decadenza per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri di amministrazione. Ieri mi è pervenuta la risposta dell’Autorità nazionale anticorruzione la quale afferma l’applicabilità della legge 39/2013 solo alla figura del presidente del Cda, nel mentre al vice presidente si sarebbe applicata solo se questi avesse fatto atti di gestione delegati o in sostituzione del presidente stesso. In sostanza Brini non era inconferibile. Per onestà intellettuale questa a me sembra una notizia da dare nonostante i dubbi che avevo espresso. La politica fatta prevalentemente di insulti, di fake news va combattuta con il rispetto della verità ed il rispetto delle persone».
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