«Venire a vincere qui la quinta sfida della serie, in questo modo: abbiamo fatto un’impresa». Un pizzico d’emozione in un mare d’orgoglio. Lo sguardo di Fefè De Giorgi, al termine di una partita che resterà nella storia della Lube, quella che ha regalato il quinto scudetto, è di quelli che non si dimenticano.
Lui che nella storia del club cuciniero c’era già, visto che nel 2005-2006 era alla guida della squadra che aveva conquistato il tricolore per la prima volta, non sembra accusare un attimo di commozione. Sa benissimo di essere l’allenatore campione d’Italia, di aver sconfitto un avversario che sembrava imbattibile fra le mura amiche, dove non perdeva da tre anni, quella Perugia bestia nera della Lube in gare decisive dal lontano 2014. Nella sua mente, però, c’è la finale di Champions di sabato contro il Kazan, per completare l’opera e restituire il tetto del continente ad una squadra italiana (non accade dal 2011) e aggiornare subito, con un nuovo capitolo, il suo invidiabile palmares e quello della società del patron Giulianelli. Così, a fine gara, spazio solo al racconto di quella che è stata una cavalcata vincente che, come spesso accade nel mondo dello sport, per partire ha bisogno di una sconfitta. «Il ko in finale di Coppa Italia è stata la chiave. Eravamo insieme da neanche un mese, ma ho visto subito che la squadra aveva grandi potenzialità e siamo stati più incisivi nel migliorare ciò che volevamo dopo aver smaltito quella delusione. E’ stata una grossa spinta, abbiamo ottenuto 18 vittorie consecutive e reagito con il gioco e con il gruppo. E’ il classico passaggio che, come dico di solito, crea anticorpi con i quali reagire meglio di quanto fatto precedentemente quando ti ritrovi nelle stesse situazioni».
Ovviamente c’è spazio anche per la soddisfazione: «Sono contento per la vittoria, il lavoro svolto da dicembre ha dato i suoi frutti. Questi ragazzi sono purosangue, ma dovevano trovare i giusti equilibri e nel momento più importante ci è riuscito. La mia scelta di interrompere il contratto in Polonia non è stata facile ma l’ho fatta con grande convinzione perché la squadra aveva potenzialità enormi. La disponibilità dei giocatori a sudare nel lavoro giornaliero e il coinvolgimento di tutti sono gli aspetti più importanti e che hanno fatto la differenza». E se sotto il profilo mentale il lavoro è stato importante, non lo è da meno quello tecnico, con l’allenatore che sottolinea la chiave di volta che ha permesso alla squadra di giocare la sua pallavolo. «Prima del mio arrivo Bruno, che un lavoratore instancabile, non aveva ancora preso in mano la squadra – sottolinea De Giorgi – non aveva capito i difetti e i pregi ed insieme ci siamo messi a ragionare per aggiungere concretezza nella sua fantasia».
C’è tantissimo del tecnico salentino in questa vittoria della Lube Civitanova. Lui che nel 2006 aveva guidato il team dei patron Giulianelli e Sileoni alla conquista del primo storico scudetto della società cuciniera, è tornato nelle Marche a stagione in corso, subentrando a metà dicembre a Giampaolo Medei, con cui la squadra iniziato la stagione arrivando a conquistare (la finale di Supercoppa e quella del Mondiale per Club.
Con De Giorgi al timone nella stagione in corso la Lube ha giocato finora 38 partite in totale (26 di campionato, 9 di Champions League, 3 di Coppa Italia) vincendone addirittura 34. Le 4 sconfitte? La finale di coppa Italia con Perugia, Gara 3 della semifinale playoff a Trento, e le due battute d’arresto, nuovamente con la Sir, in Gara 1 e 3 della finale tricolore.
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Grande allenatore, ma sopratutto persona leale, simpatica, elegante e mai fuori dalle righe….
Un grande motivatore…