Opera di Wladimiro Tulli distrutta, il consigliere Andrea Marchiori chiede chiarezza. E lo fa con una interrogazione a risposta orale presentata all’amministrazione Carancini subito dopo l’accaduto.
«Ho appreso la sconcertante notizia della distruzione dell’opera muraria realizzata da Wladimiro Tulli, la cui storia, biografia e opere è documentata con estrema puntualità nel sito internet ufficiale www.wladimirotulli.it, a cui si rimanda per rappresentare l’incalcolabile danno procurato, anche in considerazione del fatto dell’unicità dell’opera e della rappresentazione pittorica, non altrimenti sostituibile» fa sapere Marchiori.
Queste le domande con cui incalza il sindaco e la Giunta: «Voglio sapere in che giorno è avvenuta la distruzione dell’opera, che tipo di lavori si stavano eseguendo all’interno dei locali ed in che modo è avvenuto il danno, se gli autori materiali del danneggiamento hanno immediatamente avvisato i responsabili Comune. E ancora nel primo sopralluogo effettuato quale situazione ha verificato il Comune, dove erano sistemati i reperti ed in che stato attualmente si trovano, qual è la natura e consistenza delle opere edili commissionate dal Comune all’impresa esecutrice, quali specifiche direttive sono state contrattualmente indicate all’impresa affinché fosse preservata l’opera del Maestro e/o quali specifiche cautele ha ordinato il Direttore dei lavori, quali iniziative ha adottato il comune, o ha intenzione di intraprendere, per far emergere le responsabilità di chi ha causato, o contribuito a generare, direttamente o indirettamente, il danno di cui si discute, esiste una polizza di assicurazione per il risarcimento di tale tipologia di danno ed in che misura è potenzialmente attivabile».
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A parte il fatto che è di un artista locale e merita ogni rispoetto, a me questa sembra un’enorme ca..ta, non riportata in nessun manuale di Storia dell’Arte e mai considerata da alcun critico come opera d’eccellenza. Sembra più un copiaticcio tra un tardo Matisse, un Klee o Mirò, ma in peggio, senza alcun senso e messaggio artistico oltre il decorativo, il tratto e la cromia. Comunque, se così fosse stato procurato un incalcolabile danno a parer vostro, fate bene a chiederne ragione. Chi meglio degli illustri avvocati d’opposizione ne sanno?loro, che mangiano pane e arte a colazione pranzo e cena !?
A mio parere, sig.ra Moroni, quando si distrugge un’opera d’arte di un grande artista il danno è sempre “incalcolabile”, a maggior ragione se l’opera non è ripetitiva di altre sia per la rappresentazione che per la collocazione. Questo è scritto nella premessa dell’interrogazione.
Altra cosa è quantificare un danno ai soli fini risarcitori dato che in questo caso la liquidazione deve ovviamente essere monetizzata.
Sì certo, Marchiori,ogni opera d’arte è unica, ( e irripetibile, tranne citare W. Benjamin “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, ma non è questo il caso trattandosi di opera muraria) però parlare di danno incalcolabile mi sembra eccessivo. Non è venuto giù il soffitto della Sala dell’Eneide a Palazzo Buonaccorsi.Dispiace certamente questa perdita nel contesto di tutto il patrimonio artistico del capoluogo, ma ogni opera d’arte ha un suo particolare pregio e di conseguenza una sua stima, che dipende da vari fattori tra cui,l’epoca, la fama dell’artista, la tecnica pittorica o scultorea. E a proposito, adesso evado e vado oltre il precipuo fatto di cronaca per farle una domanda. Umberto Peschi, ad esempio, scultore maceratese. Oltre ad essere presente nei musei-Collezione del ‘900 Italiano a Palazzo Ricci, Macerata; Pinacoteca Comunale di Macerata;
Pinacoteca di Arte Contemporanea di Smerillo;
Galleria Regionale di Arte Moderna e Contemporanea di Sassoferrato- alcune delle sue opere, vuoi fatte per amicizia vuoi su commissione, sono tutt’ora in abitazioni private come elemento funzionale e d’arredo dislocate tra Macerata città e Corridonia. Per quanto io sappia. Poi, può anche essere che ce ne siano altre nelle vicinanze o altrove. Naturalmente i proprietari di tali case e appartamenti sono bene a conoscenza dell’opera e del valore del Peschi che hanno in casa. Ma poniamo per pura astrazione che questi appartamenti o case venissero venduti o abbattuti per vari motivi; poniamo arrivasse un compratore X che non apprezzi l’arte, che di quella imponente quanto bella scultura posta lì come divisorio cucina o zona notte e giorno non sa che farsene e voglia rinnovare in tutto spazi e arredo: quelle opere di Peschi, avvocato Marchiori, andrebbero inesorabilmente perse perchè di proprietà privata? A me sembra un assurdo per assurdo, se anche per abbattere una quercia bisogna chiedere permesso al Comune. A lei la risposta.
Cara Tamara,
mi intrometto non richiesto. Hai ragione in linea di massima a sollevare il possibile rischio per opere in mano a privati. Di Peschi, per quanto ne so, alcune opere le possedeva Pasolini. Tulli vantava tra i propri estimatori anche Giuseppe Ungaretti, che gli dedicò una bella poesia. Rimane il fatto, comunque, che sebbene nati qui (perché a volte pare che chi nasce e vive qui non possa meritare un riconoscimento più ampio, quasi che il nostro territorio fosse bollato di suo come minore), entrambi hanno avuto la propria riconoscibilità in Italia e, in particolare Tulli, nel mondo. Non è la Sala dell’Eneide, vero: ma è col principio della salvaguardia delle opere che si salva anche la Sala dell’Eneide. Sai bene, immagino, che nell’800 la chiesa di San Claudio al Chienti venne usata anche come deposito agricolo: ora, San Claudio non è San Pietro, ma che significa?
E quindi non sono per niente d’accordo con te: speriamo che quante più opere in circolazione si salvino. E’ il principio che va salvaguardato. Tanto più quando questi beni sono di proprietà pubbblica.
Non guasterebbe secondo me una reazione da parte del critico d’arte Vittorio Sgarbi, che magari potrebbe sbottare in un conclusivo “capre!!!”.
Nessun problema , Filippo Davoli, da parte mia: ogni tuo parere in campo artistico, per me è legge, tanta è la mia stima nei tuoi contronti. Ciò detto. Quante opere di Peschi siano in mano a Pasolini non lo so, lo scopro ora da te, ma so esattamente dove stanno a Macerata e dintorni le sue opere presso abitazioni private. Sottolineo abitazioni in quanto non si tratta di opere museali, di sculture da tavolo, ma di vere e proprie sculture-pareti, facenti parte dell’arredo, della divisione spaziale.Per quanto riguarda Tulli e l’affresco andato perso, Filippo, sarò ignorante, ma non mi sento di aver perso niente di che! Tutto dipende dall’Amministrazione comunale ora. Vuole ripristinare l’affresco dichiarandolo un rifacimento? va bene! non vuole rifarlo perché andato distrutto? va bene uguale! Ma chi, sinceramente CHI, sente questa mancanza?
E niente. Macerata de li vrugnulò, che cò un ossu de vrugna ce fece un armadiu, un comò, e cò quello che je vvanzò, 4 sedie e un tavulì! Basta non toccà Macerata, mai, che gli strali…ahahahahah
Scusate tutti, da Davoli e opposizione in poi: ma se nessuno conosceva quest’opera e il suo ” inestimabile” valore,ma di chi è la colpa?Voi opposizione, vi svegliate cone sempre quando le vacche sono scappate dalle stalle? nnamo su! ce fate o ce marciate? non ve posso sentì lamentarvi, come se non fosse vostro diritto-dovere intervenire laddove l’amministrazione langue.