Arrigoni sulla sala slot:
«Mia giunta mise regole restrittive»

IL SUPERCOMMISSARIO regionale e provinciale della Lega interviene dopo il nostro articolo. Resta comunque la domanda di fondo: perché all'epoca la biblioteca non venne considerata un "luogo sensibile" in relazione alla sala slot e oggi invece per la realizzazione di centri d'accoglienza per immigrati lo diventa?

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Paolo Arrigoni

 

«Durante il mio secondo mandato come sindaco di Calolziocorte la mia amministrazione redasse, ed il Consiglio comunale approvò, un regolamento molto restrittivo in merito all’apertura di “sale da gioco” sul territorio comunale» così il senatore Paolo Arrigoni, supercommissario della Lega nelle Marche e in provincia di Macerata, risponde in merito all’articolo comparso ieri su Cronache Maceratesi e relativo ad una sala slot che venne aperta nel comune, durante la sua amministrazione (leggi l’articolo). All’epoca, era il 2011, ci furono molte polemiche nella cittadina della provincia di Lecco per l’apertura della sala slot. Arrigoni precisa, sul regolamento: «Prevedeva la possibilità di aprire queste attività nella misura di una ogni 10.000 abitanti (e Calolziocorte conta meno di 15.000 abitanti); la distanza minima di 300 metri dai luoghi di culto, dalle scuole e dagli edifici sanitari; l’obbligatoria localizzazione in aree e edifici a caratterizzazione commerciale o artigianale e non residenziale o promiscuo; un numero minimo di parcheggi di pertinenza non monetizzabili. Visto la forte resistenza dell’amministrazione comunale all’apertura di “sale da gioco”- continua Arrigoni –, attuata con questo regolamento che individuava zone sensibili entro le quali erano impedite aperture, una società bypassò il problema presentando domanda per l’ottenimento di licenza per una “sala Vtl”, con sistemi di gioco Videolottery, direttamente alla Questura di Lecco: l’unico soggetto competente per questa attività ai sensi dell’art 88 del Testo unico della legge di pubblica sicurezza (Tulps). Com’è stato ricordato, era il 2011 e per le licenze Vlt – di cui allora pressoché nessuno conosceva l’esistenza come tipologia – non sussistevano vincoli, si potevano aprire ovunque, anche in assenza di una dotazione minima di parcheggi. Solo nel marzo 2018 una circolare del ministero dell’Interno ha stabilito che per il rilascio della licenza per le attività di scommesse, di sale Bingo e di sale con Vtl le Questure debbano accertare il rispetto di distanze minime da luoghi sensibili. Era il 2011 e, come sta avvenendo oggi con il regolamento della giunta Ghezzi di Calolziocorte, la sinistra becera e finita nell’anonimato attuò una vera e propria mistificazione. Ricorrendo a delle evidenti falsità cercò di attribuire la responsabilità dell’apertura di quella sala Vlt all’amministrazione comunale che invece nulla centrava».

 

Ringraziamo il senatore Paolo Arrigoni per il suo intervento, che però non è né una risposta né una rettifica. E lo invitiamo nuovamente a un confronto, visto il suo precedente diniego ad un’intervista.

Arrigoni nel suo intervento dimentica di ricordare che il regolamento sulle sale gioco approvato dalla sua amministrazione nel 2009, venne poi modificato a dicembre 2010 per consentire la somministrazione di alimenti e bevande all’interno di sale slot. Insomma le maglie pochi mesi dopo vennero allargate: nella prima versione si consentiva l’installazione solo di distributori automatici, successivamente di veri e propri bar. La scelta venne giustificata dall’amministrazione e dallo stesso Arrigoni in Consiglio comunale come un errore nella prima versione, corretto nella seconda per adeguamento alla legge regionale (come da verbale del Consiglio comunale del 5 aprile 2011). Circostanza però smentita da diversi consiglieri, alcuni anche del centrodestra e dell’allora Pdl in particolare, secondo cui la normativa a cui ci si appellò in realtà lasciava discrezionalità al Comune. Ma soprattutto Arrigoni dimentica di ricordare che pochi mesi prima della modifica del regolamento arrivò in Comune una richiesta di parere preventivo all’apertura della sala slot (con somministrazione di alimenti e bevande) da parte dei gestori, a cui il dirigente del Servizio attività produttive diede parere favorevole. 

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Quando poi scoppiò la polemica, il parere preventivo favorevole venne revocato, ma nel frattempo il privato aveva già iniziato a fare investimenti. E il caso diventò un bel grattacapo. Si arrivò così al Consiglio comunale del 5 aprile 2011 quando in sostanza la minoranza propose un’interpretazione autentica dell’articolo 3 del regolamento comunale per l’apertura sulle sale gioco, richiedendo in particolare l’inserimento della biblioteca tra i “luoghi sensibili”, alla pari di scuole, ospedali e luoghi di culto. La sala slot infatti sarebbe sorta a ben meno di 300 metri dalla biblioteca – distanza minima stabilita dal regolamento stesso per l’apertura di sale slot vicino ai luoghi sensibili. La maggioranza del sindaco Arrigoni sostenne che la biblioteca non era un luogo educativo a carattere continuativo e di conseguenza non poteva essere considerata un “luogo sensibile”. Così la proposta della minoranza venne bocciata. Poi è vero che l’autorizzazione all’apertura della sala slot venne concessa dalla questura, a cui il privato si rivolse, e non dal Comune. Ma resta comunque la domanda di fondo per Arrigoni: perché all’epoca la biblioteca non venne considerata un “luogo sensibile” in relazione alla sala slot e oggi invece per la realizzazione di centri d’accoglienza per immigrati  lo diventa?

Arrigoni difende le zone antimigranti, ma da sindaco fu polemica per una sala slot vicino alla biblioteca



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