Fine di un’epoca, chiude la “Romana”
Per oltre 50 anni sinonimo di “dolce vita”

CIVITANOVA - Ultimo giorno di apertura per la storica pasticceria di corso Umberto I aperta nel 1968 dai coniugi Torresi

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La pasticceria Romana a Civitanova

 

di Laura Boccanera

Ultimo giorno di apertura per la rinomata pasticceria Romana a Civitanova, dopo 51 anni tira giù la saracinesca un pezzo di storia della città.

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Giovanni Fratta dipendente da 30 anni della Romana mentre mostra una foto storica con i proprietari

La notizia ha colto tutti di sorpresa: domani il noto e prestigioso locale di Corso Umberto I rimarrà chiuso. Per anni è stato sinonimo di qualità, di mondanità e di “dolce vita”. E di fatti quel nome “Romana” è proprio un omaggio alla capitale dove i due fondatori, Giuseppe Torresi e Giuseppina Ricci, detta Pina, avevano lavorato e dove si erano formati come pasticceri negli anni ’60. Nel 1968 la scelta di tornare nelle Marche e aprire una pasticceria: inizialmente il laboratorio si trovava nel piccolo spazio di via Duca Degli Abruzzi, dove attualmente ci sono i distributori automatici. Da lì è partita la favola bella della Romana, tappa obbligata per chi voleva passare una serata di mondanità e di qualità. Nel 1970 il trasferimento all’angolo fra Corso Umberto I e il piazzale della stazione. Un crocevia, una posizione strategica e centrale, nel cuore della Civitanova da bere degli anni ’80. E’ qui che per la prima volta in città è arrivata la moda dell’aperitivo, con tante portate e stuzzichini. Una novità che è stata apprezzata dalla clientela che è cresciuta esponenzialmente. Era il luogo di tendenza, di ritrovo delle comitive: negli anni ’90 e fino ai 2000 era il punto di ritrovo dei ragazzi nelle uscite serali. Memorabili le file che si formavano fuori dal locale (e anche di auto in doppia fila) per il pre-serata e prima degli ingressi in discoteca.

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Giuseppe Torresi il fondatore

Intere generazioni sono cresciute nel locale che – fondato dai coniugi Torresi – poi è stato portato avanti dai fratelli, Massimo, Sergio, Fabio, Anna, Luigi e Franco. Epica la battaglia di Sergio Torresi con le varie amministrazioni comunali per realizzare quello che era un suo grande sogno: un dehor esterno permanente per tutto l’anno che trasformasse il centro di Civitanova in un grande luogo di incontro all’aperto e fruibile dal pubblico su esempio di Pescara, Rimini e Riccione. Una battaglia “visionaria” che si è scontrata coi tempi della politica e della burocrazia e che non si è mai concretizzata. Negli ultimi anni la Romana aveva ospitato anche rassegne musicali, di jazz e bossanova organizzate da Marina Torresi, e ancora tango e incontri filosofici. Fino ad oggi quando l’attività ha dovuto fronteggiare le difficoltà derivanti dallo spopolamento del centro, la sempre maggiore concorrenza e il costo fisso di affitti esorbitanti. Ora quale sarà il futuro di quel locale che è centrale urbanisticamente e nella geografia del cuore dei civitanovesi non si sa. Ci sono varie voci circa le nuove attività che verranno. Ma l’immagine delle vetrine strabordanti di dolci, quelle uova pasquali decorate da mani artiste e sapienti, ornate come ricami che sapevano di zucchero e glassa, le brioche giganti rimaste alle dimensioni che andavano di moda negli anni ’70 e che non si sono mai ristrette, l’odore inebriante di burro e sfoglia che all’alba si sentiva da lontano, saranno la “madeleine” della memoria che farà riaffiorare ricordi e aneddoti di una Civitanova che sta sparendo.

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