La firma della convenzione. Da sinistra Luca Ceriscioli e Nazzareno Marconi
di Federica Nardi (foto di Fabio Falcioni)
Centoventi giorni per il progetto esecutivo. Con la speranza di restituire la collegiata di San Giovanni a Macerata e provincia entro la fine del 2021. Tutto parte oggi, dalla firma sulla convenzione stipulata tra Diocesi e Regione. A impugnare penne e microfoni per spiegare il progetto il governatore Luca Ceriscioli e il vescovo Nazzareno Marconi. Con loro al tavolo anche Enrico Da Gai, architetto e coordinatore dello staff. Un intervento di 3,2 milioni di euro. Assenti sindaco Romano Carancini e il rettore dell’università di Macerata Francesco Adornato per impegni impellenti.
La chiesa di San Giovanni in piazza Vittorio Veneto
«Recupereremo un contenitore straordinario, non uno qualsiasi – ha spiegato Marconi -. Può portare a un salto di qualità significativo da un punto di vista culturale. Ricostruire e riaprire San Giovanni è riaprire uno spazio in cui la nostra realtà culturale possa dare il meglio di sé. Per questo abbiamo potuto accedere a fondi europei che sono dedicati primariamente a questo. A una ripresa della proposta culturale sul territorio. Segnato ma non distrutto dal terremoto. Anche in passato durante momenti di particolare difficoltà la collegiata di San Giovanni fu utilizzata come cattedrale provvisoria. Il Duomo è chiuso da due anni, è qualcosa che sento davvero. Mi manca uno spazio dove dire ai maceratesi: siamo qui a celebrare San Giuliano. Questo progetto ci permette di riscoprire la storia e ha trovato l’incontro con l’università, che non ha più l’aula magna a causa del sisma, e con il Comune. San Giovanni, come tutte le chiese gesuitiche, è una grande aula. Che un’università che si apre alla Cina possa fare le cerimonie di laurea nella chiesa dell’ordine di Padre Matteo Ricci lo vedo come un valore aggiunto. Ci saranno comunque spazi riservati al sacro».
Nel Comune di Macerata sono tredici le chiese inagibili, sette in centro storico (il Duomo, San Giovanni, San Filippo, Santa Maria della Porta, San Liberato, Santa Maria della consolazione e l’oratorio del Santo Sepolcro). Per quanto riguarda la sistemazione delle altre chiese lesionate dal sisma, Marconi ci tiene a precisare che «siamo orgogliosi di quelli che è stato fatto in passato. Le nostre chiese sono state lesionate ma non distrutte grazie ai lavori dopo il terremoto del ’97. Nemmeno un ferito, nemmeno una vittima, nemmeno una distruzione di beni di valore artistico. Però cerchiamo di capire perché una lesione si è ripetuta in modo da sapere come fare interventi che siano veramente un salto di qualità». Sullo sfondo della soddisfazione per la firma di oggi, resta comunque il pensiero per il Duomo ancora chiuso. Per Marconi «il problema è che ad oggi se non cambia qualcosa è un progetto che verrà totalmente gestito dalla Sovrintendenza e che andrà attraverso bandi gestiti da Invitalia. Noi non possiamo quindi accelerare in nulla né gestire nulla. Abbiamo dato la nostra disponibilità e il lavoro su San Giovanni è importante perché dimostra che sappiamo fare le cose».
Da sinistra Luca Ceriscioli, Nazzareno Marconi, Marco Caldarelli ed Enrico Da Gai
Dopo le polemiche sulla destinazione dei fondi europei per le aree del sisma a San Giovanni, Ceriscioli spiega che il piano di investimenti riguarda «il patrimonio culturale della nostra Regione ed è finanziaro con fondi Fesr. Il più importante intervento scelto come progetto simbolo è proprio questo. Tempo fa il vescovo ci aveva raccontato della necessità di recuperare questo bene e con le stesse parole che ha detto oggi ci ha convinto. Recuperiamo uno spazio per tutta la comunità: chiesa, università, comune. Aspetti esponenziali della vita di ognuno. Inoltre vogliamo restituire gli spazi con un livello progettuale superiore. Vale per il sisma ma anche al di là del sisma. I progetti europei hanno una logica marcata sotto questo profilo. Inoltre siamo una regione che si riconosce attraverso i suoi grandi personaggi e questa scelta è un omaggio a padre Matteo Ricci. I turisti sono attratti principalmente dalla cultura quando visitano le Marche. Quindi l’investimento nel patrimonio culturale è anche una forte spinta economica».
Da sinistra Luca Ceriscioli, Nazzareno Marconi, Enrico Da Gai e Giacomo Alimenti
In ogni caso il progetto, che vede oggi la firma della convenzione, nasce diverso tempo fa e a spese della Diocesi. «E’ stato fatto un approfondito lavoro di conoscenza per stabilire gli interventi da fare – spiega Da Gai -, con uno studio finanziato dalla Diocesi. Abbiamo svolto accertamenti sulle murature con tutte le tecnologie disponibili. La struttura ha subìto due terremoti e grazie al laboratorio dell’università Roma 3 abbiamo raccolto una serie di dati ora in corso di valutazione. I punti tecnicamente più problematici sono la facciata e la cupola emisferica. Non basta riparare ma vogliamo mettere in sicurezza strutturale l’edificio e fare prevenzione sismica a garanzia del suo mantenimento».
L’architetto Giacomo Alimenti, segretario dell’Ufficio diocesano coordinamento sisma, aggiunge che «da oggi inizia un conto alla rovescia che porterà entro 120 giorni alla presentazione del progetto esecutivo. Stiamo lavorando per completare tutto entro la fine del 2021. I lavori verranno eseguiti con fondi pubblici, con procedure di affidamento pubbliche. Quindi le tempistiche non sono completamente in mano al solo soggetto attuatore». A rappresentare il Comune l’assessore Marco Caldarelli: «E’ un intervento su un organo del centro storico che era fermo da un po’. Uno dei cuori del nostro centro, della diocesi e della provincia. Sarà un intervento di rigenerazione».
Luca Ceriscioli
Giacomo Alimenti
La chiesa accetta carità, ma non spende il proprio denaro. Tanto ci pensano i soliti politicanti di turno. Che ipocrisie...
San Giovanni e' una vita che e' chiusa ed in restauro.
De chi sta nelle case che marciscono e al freddo ai distributori d'amore e carità ma soprattutto di preghiere....che non costa gne'!!!!...je ne frega na cippa!!!!...li cacciasse il Vaticano i soldi x restaurare 'na chiesa!...x caso loro tirano fuori gli sghei x metter i sicurezza le nostre scuole?
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Carissimi, Don Enea dal cielo vi sorride e vi ringrazia, la sua storica Parrocchia accoglierà i tanti maceratesi con l’eco delle sue storiche Omelie domenicali. Grazie Vescovo Marconi. Ivano Tacconi Consigliere comunale di Macerata.
Ci saranno anche spazi riservati al sacro? Meno male!
3,2 milioni (che probabilmente sono solo un acconto) per dare al vescovo uno spazio da cui dire “siamo qui a celebrare san Giuliano”? ma se san Giuliano è solo una leggenda cristiana ispirata dal mito di Edipo, già celebrata esaurientemente da Flaubert nei suoi Trois Contes (NEWTON COMPTON EDITORI prezzo 1 euro), ma se la Chiesa stessa non comprende san Giuliano nel Martirologio Romano dei santi realmente esistiti… non è bello abbindolare la gente.