Maxi frode sull’Iva:
scena muta davanti al Gip
per gli indagati del Maceratese

OPERAZIONE GHOST TAX - Le undici persone sottoposte a misura cautelare sono comparse oggi davanti al giudice. L'avvocato Fava, il recanese Giorgetti, il monteluponese Moriconi si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere

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Da sinistra: il comandante provinciale della Guardia di Finanza Amedeo Gravina, il procuratore Giovanni Giorgio e il comandante del Nucleo di polizia tributaria Andrea Magliozzi

 

di Gianluca Ginella

Interrogatori di garanzia questa mattina per le undici persone raggiunte da misure cautelari nell’ambito di una indagine della guardia di finanza di Macerata su di una presunta frode milionaria legata al rimborso tramite il credito d’Iva generato fittiziamente dopo l’acquisizione di aziende in crisi. Gli 11 indagati finiti agli arresti domiciliari questa mattina sono sfilati uno dopo l’altro davanti al gip Domenico Potetti del tribunale di Macerata. Tutti i quattro indagati marchigiani si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Di loro, tre sono del Maceratese (la base del presunto sodalizio era a Recanati). L’avvocato e commercialista recanatese Fabrizio Fava, ritenuto dagli inquirenti il fulcro del sodalizio, assistito dagli avvocati Paolo Marchionni e Giovanni Minestroni, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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Giancarlo Giulianelli

Medesima scelta anche per Francesco Curtosi, di Porto Sant’Elpidio, difeso dall’avvocato Massimo Di Bonaventura e per Giuliano Giorgetti, recanatese, collaboratore nello studio di Fava, difeso dall’avvocato Antonella Passalacqua. Ultimo degli indagati marchigiani il monteluponese Giammario Moriconi, difeso dall’avvocato Giancarlo Giulianelli. «Si è avvalso della facoltà di non rispondere – dice il legale –, dimostreremo la totale estraneità ai fatti del mio assistito. Di sicuro non faceva parte del sodalizio. Sulla misura chiederemo almeno la possibilità di andare a lavorare. Moriconi non c’entra niente e voglio rassicurare tutti i suoi clienti sulla sua onestà e professionalità. Di 31 capi di imputazione  – continua Giulianelli – compare in uno e mezzo. Tra l’altro in quel mezzo vengono contestate condotte che non poteva aver posto in essere perché si parla di una società dalla quale era uscito prima dei fatti contestati dall’indagine». Ghost tax, questo il nome dell’indagine della Guardia di finanza, ha preso in esame le operazioni compiute da un presunto sodalizio che dal 2016 avrebbe ottenuto ricavi illeciti per 41 milioni di euro attraverso la vendita di crediti Iva a tassi molto favorevoli (dal 20 al 50% del loro valore) a persone interessate a scalare il debito con l’erario tramite l’acquisizione di quel credito. Il problema però è che il credito sarebbe stato generato tramite operazioni fittizie.

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