«Stop alle vaccinazioni?
Meglio un mondo senza epidemie»

SALUTE - Il presidente marchigiano della Società italiana di Neonatologia e direttore del dipartimento Materno-Infantile dell'Area vasta 3, Paolo Francesco Perri, interviene sulla questione vaccini. Quest'estate il suo reparto si è trovato a fronteggiare l'epidemia di morbillo e poi con due casi di pertosse. «Quello che è accaduto si poteva prevenire. Non si può esercitare una libertà se questa lede un diritto di altri, quello alla salute»

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Paolo Francesco Perri

 

In Regione si discute di obbligo vaccinale, nel frattempo Paolo Francesco Perri, presidente marchigiano della Società italiana di Neonatologia e direttore del dipartimento Materno-Infantile dell’Area vasta 3, dice la sua su un tema che sta dividendo sempre di più l’opinione pubblica e la politica. Soprattutto dopo che a Macerata, nelle scorse settimane, si è registrato un picco anomalo e preoccupante di morbillo. «Abbiamo dovuto affrontare un’epidemia di morbillo, una malattia che non si vedeva ormai da tanti anni – dice Perri nel suo intervento -. Lo slogan potrebbe essere non Free Vax, ma vorrei un mondo libero da epidemie, “free-epi”, libero da morbillo, polio, pertosse, e da tutte le malattie prevenibili attuando il “Piano Vaccinale 2017-2019, vaccini per la vita”. Non si può esercitare una libertà (il non vaccinare), se questa lede un diritto di altri (quello alla salute)». Di seguito l’intervento di Perri.

“Free-vax” o “free-epi”? Io scelgo la seconda. “Free vax” vuol dire dare libertà di circolazione a germi patogeni come morbillo, pertosse, tetano, polio eccetera. Io scelgo che il mondo sia free epi: il più possibile ibero dalle epidemie. E’ di ieri la notizia riportata dalla stampa: “L’Organizzazione Mondiale della Sanità: Morbillo, Italia tra le peggiori d’Europa, oltre 2029 casi in Italia nei primi 6 mesi del 2018”. Si tratta di un “numero record “ che supera già a sei mesi il numero di tutti i casi registrati negli ultimi 10 anni in un anno. Ci sono stati 4 decessi. Questa estate da fine giugno è stata molto impegnativa per noi operatori sanitari della Pediatria di Macerata. Oltre all’emergenza acqua abbiamo dovuto affrontare un’epidemia di morbillo, una malattia che non si vedeva ormai da tanti anni. Il morbillo ha colpito in primis un ragazzo inviato privo di diagnosi in Pediatria. Essendo caratteristica del patogeno l’alta contagiosità, abbiamo dovuto gestire il rischio di contagio per i bambini ricoverati e per tutti i presenti, personale e genitori compresi.

morbillo-ospedale-macerata-5-650x488Purtroppo, pur messe in atto le opportune procedure di contenzione, han contratto il morbillo un bambino immunodepresso ricoverato, una nostra infermiera e una puerpera. Il contagio, come la letteratura descrive, è avvenuto verosimilmente nel breve tempo intercorso tra accesso e sospetto diagnostico. L’utilizzo tempestivo delle cure che la medicina offre per ridurre gli effetti dell’infezione hanno permesso ai soggetti interessati di superarla senza conseguenze, ma queste persone hanno corso dei rischi che potevano essere evitati con l’unica vera arma a nostra disposizione: l’immunità di gregge che si raggiunge quando oltre il 95% delle popolazione è correttamente vaccinata. Abbiamo dovuto chiamare a casa decine di contatti (coloro che hanno un rischio di contagio dovuto a precedente vicinanza a soggetti potenzialmente infettanti). Abbiamo dovuto quindi somministrare anticorpi per via endovenosa a neonati e lattanti a cui la propria madre, non immune per il morbillo, non aveva passato le difese per via placentare. Tempo, fatica e denaro pubblico ben spesi, ma francamente è assurdo trovarsi oggi in questo scenario che ci riporta a decenni fa. È stato un lavoro molto impegnativo, tempestivamente iniziato da noi della Pediatria e subito supportato in modo esemplare dall’Unità operativa di Malattie Infettive, dalla Direzione Medica Ospedaliera e dal Servizio di Prevenzione. Stiamo tenendo la guardia stretta per impedire altri contagi e limitare la diffusione del virus. Ma non siamo stati impegnati solo con il Morbillo.

morbillo-ospedale-macerata-3-650x487Contemporaneamente alla notizia apparsa su tutta la stampa della morte per pertosse di due lattanti a Bergamo, è successo che un bambino di 40 giorni si ricoverava con accessi di tosse di tipo pertussoide a Macerata. Diagnosi di pertosse confermata con individuazione del germe. È andata bene, buona risposta alle cure, dimissione del piccolo. Oggi è andata bene. Ma anche per la pertosse la medicina è il vaccino sulla popolazione: donne in gravidanza e poi lattanti a iniziare dai 2-3 mesi di vita. Gli antibiotici non riducono la mortalità per pertosse nei soggetti più piccoli, quelli che non sono arrivati all’età per vaccinarsi né tantomeno il rischio di danni fisici gravi, se si dovesse arrivare a un’insufficienza respiratoria grave, e a disturbi neurologici. Perché vi rendo partecipi di tutto questo? Si poteva prevenire quello che è avvenuto con le vaccinazioni per queste due malattie. Sulla raccomandazione della vaccinazione anti-pertosse in gravidanza e sulla sua sicurezza ci sono vari articoli su riviste scientifiche, uno recente è del nostro gruppo maceratese. Il ministero della Salute lo ha ribadito più volte, l’ultima con una circolare molto dettagliata dell’8 agosto scorso, dedicata alle vaccinazioni per le donne in età fertile e in gravidanza. La Pertosse contratta da un neonato/lattante prima di iniziare e consolidare il ciclo vaccinale può essere mortale. Questo rischio è evitabile rivaccinando la madre durante la gravidanza. Vorrei lanciare uno slogan che mi è venuto in mente giorni fa dopo aver sentito alla radio una signora “anti-vax” che preferiva essere considerata “free vax”, cioè libera di scegliere se vaccinare. Non si rendeva conto che la riduzione della copertura vaccinale provocata dagli anti-vax ha permesso di far circolare liberamente (free) virus e batteri responsabili di pericolose epidemie. Quindi lo slogan potrebbe essere non Free Vax, ma vorrei un mondo libero da epidemie, “free-epi”, libero da Morbillo, Polio, Pertosse, e da tutte le malattie prevenibili attuando il “Piano Vaccinale 2017-2019, vaccini per la vita”. Non si può esercitare una libertà (il non vaccinare), se questa lede un diritto di altri (quello alla salute). Sono troppi i soggetti a rischio: pensiamo a quanti, nelle nostre famiglie, sono bambini sotto l’anno d’età o malati con malattie del sangue o soggetti che escono da terapie pesantissime come le chemioterapie. Loro hanno un diritto alla salute che non può essere messo in discussione dalla scelta di un “free-vax”. L’obiettivo “free-epi” può essere raggiunto, ma solo se riusciamo ad ottenere una percentuale così alta di vaccinati tale da annullare la circolazione dei patogeni. Ci si può riuscire, è avvenuto per il Vaiolo, potrebbe avvenire presto per la polio (attualmente presente in soli tre paesi: Siria, Pakistan, Guinea). Allora sì, potremo non più vaccinare senza rischiare la pelle, che per chi non vaccina oggi è spesso quella degli altri. Free vax? No. Io sono per free epidemie.



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