di Gianluca Ginella
Minacce al sindaco di Macerata tramite due mail che erano arrivate alla scuola Mestica: lunedì si aprirà il processo per direttissima che vedrà imputato l’autore delle missive elettroniche in cui questi accusava il primo cittadino Romano Carancini di difendere gli extracomunitari e minacciava la famiglia. Minacce aggravate dalla matrice razziale. E sempre lunedì si aprirà un’altra direttissima al tribunale di Macerata e anche in quel caso per minacce aggravate dalla finalità razziale: in questo secondo caso vittima è una operatrice del centro ascolto Caritas che ha ricevuto 5-6 telefonate da un uomo che accusava il centro di assistere gli stranieri.
Due episodi avvenuti a margine di due fatti di cronaca che hanno sconvolto Macerata e il Paese: l’uccisione di Pamela Mastropietro (lo scorso 30 gennaio) e il raid razzista di Luca Traini (il 3 febbraio). Episodi che sono opera di persone che non vivono in provincia. L’uomo che ha minacciato il sindaco Carancini è di Sesto San Giovanni, mentre è napoletano l’autore delle telefonate minatorie al centro ascolto della Caritas. Si tratta di due procedimenti per direttissima speciale, che è prevista in base alla legge Mancino in tema di reati commessi per motivi razziali. Per quanto riguarda il sindaco Carancini, l’imputato aveva inviato due mail dal suo cellulare alla scuola Mestica di Macerata. Indirizzo, ha spiegato, scelto perché è il primo che ha trovato.
Nella mail l’uomo accusa il sindaco di proteggere gli extracomunitari e minaccia la sua famiglia in modo pesante. L’uomo si sarebbe difeso dicendo che la sua era solo una protesta e non era a sfondo razziale. «Se mi costituirò parte civile? No so ancora, ma allo stato no. Non credo di costituirmi» ha detto il sindaco Romano Carancini. Il secondo procedimento riguarda invece delle minacce fatte da un napoletano al centro di ascolto della Caritas di Macerata. L’uomo avrebbe insultato l’operatrice, avrebbe accusato la Caritas di dare assistenza agli extracomunitari e avrebbe detto una cosa come «farete una brutta fine». L’uomo, individuato dagli inquirenti, avrebbe poi spiegato che il suo era stato uno sfogo perché vive in una zona dove ci sono molte persone straniere che gli rendono la vita impossibile. Le contestazioni in entrambi i processi saranno di minaccia aggravata dall’odio razziale.
Infine oltre a queste due indagini, la procura di Macerata ha concluso anche quella relativa all’attacco alla sede del Gus, il 26 febbraio scorso, ad opera di un disoccupato che poi si era giustificato dicendo di averlo fatto perché non gli era data la possibilità di spalare la neve. Pensava che quel tipo di lavori fosse affidato al Gus, in realtà così non è perché se ne occupa la cooperativa La Meridiana. L’uomo aveva lanciato due mattoni contro la sede della onlus in piazza Mazzini, a Macerata. Il disoccupato è assistito dall’avvocato Jacopo Allegri. La procura non gli contesta l’aggravante razziale. Tre episodi che sono avvenuti a margine dei fatti di Pamela e di Traini, a riprova, ancora una volta, di come Macerata sia stata e sia al centro dell’attenzione del Paese.
Lancio di mattoni contro sede Gus, individuato l’autore del gesto
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