di Giancarlo Liuti
Vi sono asini animali e asini umani. L’altro giorno un esemplare del primo tipo era stato visto aggirarsi da solo in vari luoghi della città, dapprima a Santa Croce, poi in via Spalato e infine lungo una stradina sterrata di Fontescodella, dove il suo proprietario, un carrettiere residente in via Mugnoz, era riuscito a trovarlo e temendo che quell’asino ovviamente poco lucido di testa come tutti gli asini creasse problemi per la sicurezza dei cittadini l’aveva riportato in stalla e quello l’aveva seguito docilmente e addirittura con qualche raglio di gratitudine, per cui par di capire che a volte anche gli asini hanno ottime idee nonostante la loro proverbiale scarsità d’intelligenza.
Ma lasciamo perdere il discorso sugli “asini animali” e prendendo spunto da quanto accaduto a Macerata sul finire di gennaio e oltre occupiamoci degli “asini umani”, cioè di coloro che pur essendo uomini non solo si comportano da asini, ma lo fanno molto peggio dei veri asini e si abbandonano a ogni sorta di propositi violenti che provengono sia da certe “teste calde” nostrane sia, soprattutto, da immigrati nigeriani , e qui va precisato che la Nigeria è il paese africano più turbolento di tutti grazie all’attiva presenza del terrorista Boko Haram. la cui specialità consiste nell’organizzare bande criminali che compiono atrocità non solo in Nigeria ma, per uno sciagurato progetto di espansione continentale, pure in Italia, dove non è difficile approfittare dell’inarrestabile diffusione delle droghe e farci leva in modo diretto o ricattatorio, come del resto è stato dimostrato dall’atroce vicenda dello squartamento della povera Pamela, anch’essa in balìa dell’eroina e anch’essa fatta a pezzi da nigeriani.
Ma basta. Questi sono fatti ormai saputi e risaputi, per evitare i quali nella società maceratese ci sarebbe voluta una netta prevalenza del Bene sul Male, una virtù che oggi manca in troppi ambienti e fra troppi individui a causa del disorientamento etico prodotto dall’individualismo e dalla sete di denaro. Ecco allora un invitante campo d’azione per certi “asinacci assassini” come gli emuli di Boko Haram. Reagire? Il governo, più o meno, ci prova. Ma negli ultimi tempi la delinquenza organizzata si va purtroppo dimostrando più efficiente dello stesso governo (o meglio, degli stessi governi, visto che ciascuno di essi, fiaccato da divergenze politiche, resta in carica per poco tempo e non aspetta altro che di essere sostituito). Esagero? Può darsi e ne chiedo perdono. Ma quasi ogni giorno di tali deviazioni dal giusto e dall’opportuno ne capita almeno una e la pur buona volontà dei reggitori del potere pubblico non sembra capace né di impedirle né di bloccarle sul nascere.
In questa occasione, fra l’altro, m’è tornato in mente il trambusto provocato a Macerata proprio da un asino, stavolta umano, con minacciosissimi ragli e aggressioni mediante gli zoccoli posteriori contro persone di pelle nera che camminavano in giro per la città. Senza ignorare, però, che il giorno prima o quello dopo analoghe provocazioni erano giunte dai nigeriani, che per loro natura non riescono ad apprezzare la pace, o anche da alcune “teste calde” nostrane rese bollenti da un patetico estremismo di destra. Sarà presto, questa, acqua passata? Forse, grazie a Dio. E speriamo che non ritorni. La Speranza, del resto, fa parte, insieme con la Fede e la Carità, delle tre “virtù teologali” della tradizione cristiana. E allora? Chi sta nell’alto dei cieli e del nostro futuro ne sa molto più di noi ci chiede di essere fiduciosi. Beh, diamogli retta!
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Fiduciosi? Ossia?
Sull’Africa siamo sempre stati tutti ignoranti, l’abbiamo sempre rimossa dalle nostre riflessioni, però ora che ci è entrata in casa dovremmo aver capito qualcosa: ad esempio che Boko haram è un’organizzazione terroristica non più militare come tanti supplenti à penser vorrebbero farci credere e che in Nigeria c’è anche una ma.fia detta black axe che ha concepito un’ infinita predilezione per l’Italia in quanto i suoi membri vengono traghettati cortesemente dalla nostra Marina militare e poi accolti con tanto amore nelle nostre città dove possono dedicarsi in ampia libertà alle loro attività commerciali nel campo dell’intrattenimento perché non vengono mica in vacanza…
Non è vero che gli asini sono stupidi, sono diversamente intelligenti. Mentre molti uomini non sono intelligenti come vorrebbero far credere, sono semplicemente ” diversamente molto somari”. La somarità, mentre nel ciuco è cosa simpatica, in buona parte degli uomini, quelli con cui di solito si ha a che fare, ne dimostra spietatamente limiti, incoerenze, incapacità nel disbrigare le cose più semplici burocratizzandole, propensione a mentire, attitudine alla lusinga (ruffianaggine alo stato più ripugnante ) e demente faciloneria a credere agli adulatori ecc. ecc. Conosco leccacu.. che per forza di cose appartengono al genere umano ma lo offendono , lo declassano a poltiglia fecale in una sottospecie dove si fa a gara per chi è più viscido ed ambiguo per vincere ogni giorno la Coppa Sterco. Caro Liuti per quanto possa essere scherzoso cercare di abbinare certe nostre conoscenze a serpenti, ragni, locuste ecc. bisognerebbe sapere che cosa ne pensano quest’ultimi di essere paragonati agli uomini per definirne le più basse azioni di cui sono capaci. Sicuramente ci risponderebbero in modo poco simpatico, offesi da questi accostamenti. Mi piace questo commento, perché mi sono apparsi uno ad uno quasi tutti i personaggi di cui sto parlando nell’ultima parte dello stesso, certo una lista abbastanza completa, ma non esaustiva. Liuti non vorrei che pensasse che mi sono alzato di cattivo umore, anzi.
Il pericolo diretto qui da noi non sono quelli di Boko Haram ma gli affiliati alle varie mafie nigeriane. Liuti potrebbe distinguere il bene e il male anche tra i nigeriani (sono nere le prime vittime di tratta e atti crudeli e criminosi vari) e invece finisce per scrivere: “analoghe provocazioni erano giunte dai nigeriani, che per loro natura non riescono ad apprezzare la pace”.
Si parla troppo spesso di pericoli riguardanti l’incolumità delle persone ‘fisiche’, troppo poco dei pericoli ‘economici’, costituiti da alcuni Paesi emergenti, che con i bassissimi costi della loro manodopera rappresentano una concorrenza difficilmente fronteggiabile e superabile.