di Giuseppe Bommarito
L’ultimo intervento del Direttore dell’Area Vasta 3 Alessandro Maccioni, con il quale vengono promesse fuoco e fiamme a fronte di dati di fatto oggettivi, indiscutibili e nemmeno contestati, rende necessarie alcune ulteriori considerazioni sulla paradossale vicenda del radiofarmaco F18-FDG, fornito dal settembre 2014 sino al 2 novembre 2017 all’Unità Ospedaliera di Medicina Nucleare di Macerata dalla società Advanced Accelerator Application Italy s.r.l. (A.A.A.), terminale italiano di una multinazionale americana, al prezzo unitario più alto d’Italia, pari ad € 9,77 (iva esclusa).
Sostiene il dott. Alessandro Maccioni a mo’ di giustificazione che tale prezzo, pagato a partire dal settembre 2014, non sarebbe affatto scandaloso, perché, mentre altrove la fornitura del radiofarmaco avveniva in formato pluridose, nell’Area Vasta 3 di Macerata la fornitura era invece per il formato monodose (che necessariamente sarebbe più costoso), con l’obbligo di fornire anche le attrezzature necessarie per la preparazione del trattamento del farmaco, che da sole inciderebbero per il 40 per cento del costo. Ciò in quanto l’Ospedale di Macerata non disponeva ancora di una radiofarmacia, indispensabile per tale preparazione ed inaugurata in pompa magna solo in questi ultimi giorni.
Si tratta di giustificazioni assolutamente risibili, che veramente – come si dice – invitano a nozze. Ecco quindi alcune considerazioni sulla questione che tanto ha turbato il dott. Alessandro Maccioni.
1) In primo luogo non è vero che il radiofarmaco monodose F18-FDG debba necessariamente costare di più rispetto al pluridose. Il farmaco monodose avrebbe potuto infatti arrivare in ospedale già frazionato dal sito di produzione nelle singole tarature preventivamente comunicate, mentre invece il frazionamento effettuato in ospedale del farmaco pluridose comporta già a monte un aumento di ordine rispetto alle dosi strettamente necessarie e quindi uno spreco inevitabile ed un aumento dei costi.
2) A prescindere da ciò, la prima gara vinta dalla A.A.A. nel settembre 2014 con il prezzo più alto d’Italia aveva una durata di sette mesi. Perchè a marzo 2015 l’Area Vasta 3, considerato che il prezzo medio unitario per il monodose praticato nel territorio nazionale si aggirava sui sette euro (e l’Asur Marche ben sapeva che lo stesso farmaco lo stava pagando circa la metà per l’Area Vasta 5 di Ascoli Piceno), non ha subito indetto una nuova gara per il farmaco monodose e, con una serie di proroghe del tutto assurde ed ingiustificate, ha invece fatto trascinare la fornitura della A.A.A., sempre al prezzo più alto d’Italia, sino al 2 novembre 2017?
3) Nel novembre 2016 il dott. Alessandro Maccioni, ammesso e non concesso che già non conoscesse l’assurdità del prezzo del radiofarmaco fornito dalla A.A.A., è stato personalmente informato della situazione (da persona pronta a testimoniare agli inquirenti) ed ha promesso che sarebbe intervenuto subito per bloccarla. Perché, per intervenire, ha dovuto aspettare il mio precedente articolo e quel prezzo assurdo si è trascinato sino al 2 novembre 2017?
4) I lavori per la radiofarmacia (solo il cui completamento, avvenuto nei giorni scorsi, ha consentito – secondo il dott. Alessandro Maccioni – di passare dal farmaco monodose a quello pluridose) sono stati finanziati dalla Giunta Regionale con determina del 28 dicembre 2013. Perché allora tali lavori, divenuti una barzelletta in ambito ospedaliero per la lentezza con la quale sono stati portati avanti, sono durati quasi quattro anni? Perché sono iniziati solo nel dicembre 2015, portati avanti solamente per due-tre mesi e poi fermati sino a gennaio 2017?
5) Perché, durante questi lunghi quattro anni, l’Area Vasta 3 non ha pensato di utilizzare il macchinario che comunque serviva per frazionare il radiofarmaco pluridose, acquistato già nel 2014, cosa che avrebbe consentito di indire in tempi brevissimi una nuova gara per il farmaco pluridose ad un prezzo che non avrebbe dovuto considerare anche le attrezzature necessarie per la preparazione del farmaco?
6) Perché negli anni passati, nel totale silenzio del Direttore dell’Area Vasta 3 e parlando di radiofarmaco monodose, a Macerata si è utilizzato un dosaggio abnorme, tanto che nell’ultima gara indetta si parla di trattare con 270 mCi (millicurie) nove pazienti giornalieri, mentre in Ascoli ne sono sufficienti 200 mCi per dodici pazienti giornalieri?
7) Afferma il dott. Maccioni che il farmaco F18-FDG monodose di Macerata costava di più, all’esito della gara vinta dalla A.A.A., anche perché incidevano sul costo del prodotto fornito dalla multinazionale americana, addirittura per circa il 40 per cento, le attrezzature necessarie per la preparazione del trattamento del farmaco (quelle di cui sopra, che l’Area Vasta 3 non ha mai provveduto ad acquistare). Ma Maccioni si è mai andato a leggere l’avviso di gara (prot. 0009325 del 31 gennaio 2014) e la lettera di invito ai partecipanti alla gara (prot. 0012536 del 10 febbraio 2014), ove è testualmente specificato che tali attrezzature (in pratica, una cella per frazionamento automatico del farmaco pluridose) dovevano essere fornite dalla società aggiudicataria in uso gratuito?
8) Perché alla nuova procedura di gara per la fornitura del radiofarmaco in questione, indetta con gravissimo ritardo a mezzo della determina 1007 dell’Area Vasta 3 di Macerata del 18 luglio 2017, vinta da una società diversa dalla A.A.A. al prezzo unitario del farmaco pari ad € 4,99, che avrebbe dovuto avere esecuzione dal 15 settembre 2017, è stata data esecuzione solo in data 2 novembre 2017, facendo ulteriormente andare avanti per altri mesi la fornitura della A.A.A. al prezzo più alto d’Italia?
9) Per concludere, va ribadito che i maggiori costi che l’Asur Marche ha sopportato per la paradossale situazione sopra descritta (acquisto del radiofarmaco in sovraprezzo e in eccesso rispetto all’effettivo fabbisogno, per di più in regime di ingiustificata proroga), sono stati pari ad oltre 300.000 euro l’anno (25.000 euro al mese), per un importo complessivo, a partire dal 2014, di circa un milione di euro di denaro pubblico di fatto sperperato in favore di interessi di natura privatistica, facenti capo alla multinazionale americana A.A.A.. Beh, alla fine della fiera, il Direttore dell’Area Vasta 3 di Macerata ha nulla da dire su ciò, ha spiegazioni da fornire, al posto delle risposte inconcludenti ed elusive, nonchè delle minacce ed intimidazioni sin qui portate avanti?
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i vecchi di una volta erano soliti dire: “Lo sparambio è metà dello guadambio”.
ai tempi d’oggi, specie per chi gestisce i soldi pubblici, si potrebbe parafrasare il vecchio saggio in : ” Se sparambio per me non c’è guadambio”.
10) Perché Maccioni e chi ce l’ha messo stanno ancora al loro posto?
Per Sauro Micucci
11) A questa vicenda della fornitura del radiofarmaco è strettamente, intimamente, evidentemente, fortemente connessa l’altra storia del concorso per il posto di primario della Medicina Nucleare di Macerata, per il cui esito si sono mossi da tempo grossi calibri regionali.
12) Possibile che questa vicenda del radiofarmaco, penalmente rilevante, non susciti anche l’interesse della Corte dei Conti per il danno erariale causato alle casse pubbliche ed alla collettività?
Forse è per tanti casi come questo che la sanità non funziona e che la povera gente, la quale non ha un portafoglio a soffietto, non riesce a curarsi? Quanti altri avranno il coraggio di denunziare certe schifezze come l’avv.to Bommarito?