Cari dirigenti del Pd
smettetela di giocare a guelfi e ghibellini

POLITICA - Le Marche sono allo stremo e dal partito di governo non arrivano né un progetto, né un'idea forte degna di nota. D’Ambrosio e Spacca giocavano la Champions League, Ceriscioli la Promozione al massimo

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di Fabrizio Cambriani

Inizio subito con un consiglio, assolutamente non richiesto, a tutti i dirigenti regionali del Partito Democratico: prendetevi una quindicina di giorni di riposo. Andate in vacanza: al mare, oppure in montagna, ma andatevene. Staccate tutto: telefoni, smartphone, tablet… Tagliate ogni forma di comunicazione con il mondo. Soprattutto con la stampa. Magari le vostre piccine, ma astiose tifoserie ci resteranno male, ma il resto del mondo ve ne sarà grato. Assistere quotidianamente alle vostre lotte, apprendere delle vostre mancanze, leggere delle vostre vendette non è per niente gradevole, né edificante. Casomai lo aveste dimenticato, siete – nel bene o nel male – la classe dirigente che ha in mano le sorti della regione. Gli elettori vi hanno democraticamente affidato il governo di una regione complessa e plurale come le Marche. Che oltre alla gravissima crisi occupazionale, sta vivendo pure i postumi di un terremoto che – parole vostre – ha prodotto più danni della guerra mondiale. Avete reso angoscioso pure il gesto rituale del semplice cittadino che si reca in edicola per acquistare il giornale. Aprirlo e trovarci dentro l’ennesima puntata in cui parlamentari e dirigenti politici che sostengono i governi (sia nazionali che locali), si tirano perfino lo scopetto del wc è umiliante. Non solo per voi che evidentemente non ve ne rendete conto. E infatti, dopo aver toccato il fondo del comune senso del pudore, vi siete messi a scavare, puntando dritti verso l’abisso. Che, biblicamente, l’abisso invoca…Ve lo dico da semplice cittadino: non ce ne frega niente delle vostre lotte intestine finalizzate solo a trovare una collocazione migliore per il futuro. Ben retribuita e possibilmente senza l’assillo di dover andare tutti i giorni a lavorare. Perché, in definitiva, è di questo che si tratta.

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Luca Ceriscioli

 

Ci sono sindaci che si vergognano delle vostre azioni. Così tanto da prendere in pubblico le distanze da voi come si farebbe con gli appestati. A questo punto siete arrivati. Vi proponete per la guida in solitaria della nazione, ma dietro la sottile patina di ipocrisia, rassomigliate a quei genitori sciagurati che di sera ed entrambi ubriachi, si picchiano davanti ai propri figli. I quali, poveretti, in angolo, piangono in silenzio. Ma soprattutto c’è gente che viene licenziata da un giorno all’altro. Che si ritrova all’improvviso senza alcun futuro. Oppure uomini che decidono di farla finita perché prossimi al fallimento. O perché il terremoto gli ha cambiato drasticamente la vita in peggio. Se vi resta un barlume di onore e di rispetto per il prossimo (casomai queste parole abbiano per voi ancora un senso), risparmiate loro le vostre pubbliche beghe.  È a loro che dovete delle risposte. Qui e subito. Senza perdere altro tempo. Invece li avete traditi. Come avete tradito le aspettative di quanti, in assoluta buona fede, hanno riposto in voi la loro fiducia. Cambiamento è stata la vostra parola d’ordine. Nei fatti si è trattato di bieca e dannosa rottamazione, rispetto al modello precedente. Una rottamazione di uomini e di idee che ha fatto del vostro governo regionale, sin qui conosciuto, l’apologia della mediocrità. L’elogio del servilismo. L’esaltazione dell’apparato con tanto di agnati e cognati assurti e letteralmente assunti in ruoli di primissimo piano.

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Un incontro del Pd

Quanto ai contenuti, nessun messaggio pervenuto. Non un progetto, né un’idea forte degna di nota. Si va avanti a braccio. Si naviga a vista. Al giro di boa dei due anni e mezzo, la Regione Marche non ha nessun piano. Forse, questa giunta attuale, non sa nemmeno che propria dell’ente regione è la programmazione. Quello che emerge, anche ad occhi poco attenti, è un analfabetismo politico raccapricciante. Addirittura nelle interviste una parlamentare di primissimo piano usa la prima persona plurale per meglio evidenziare la netta divisione interna e bearsi della battaglia del noi contro loro. Roba che manco ai tempi dei guelfi e dei ghibellini.  Patetico, ma anche sintomo di un palese complesso di inferiorità, il tentativo continuo e sistematico del governatore in carica di accreditarsi migliore dei suoi predecessori. Semplicemente il paragone non si può fare: D’Ambrosio e Spacca giocavano la Champions League. Ceriscioli, la Promozione al massimo.  Se proprio volete analizzare le ragioni di una sconfitta che oramai è sistemica e costante nel tempo, fate come si faceva una volta: chiudetevi in un monastero e lasciateci in pace.  Noi, qui, nella vita reale abbiamo ben altro di cui occuparci…

 



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