di Gianluca Ginella
Fallimento Tombolini, il giudice ha respinto la richiesta avanzata alla curatela di un affitto ponte per far ripartire l’attività. La decisione è arrivata oggi, domani i 148 dipendenti si incontreranno nel pomeriggio al teatro di Urbisaglia con i sindacati. Vani i tanti appelli per cercare di far ripartire un marchio storico del nostro territorio, conosciuto in tutto il mondo per i suoi prodotti.
Per circa un mese i dipendenti della ditta Tombolini di Urbisaglia sono rimasti con il fiato sospeso nella speranza di poter riprendere il lavoro dopo che la ditta è stata dichiarata fallita lo scorso 10 novembre dal tribunale di Macerata su istanza presentata dall’Inps per mancati pagamenti previdenziali. La speranza era quella di un affitto ponte, un affitto di ramo d’azienda temporaneo per consentire di far ripartire i macchinari e consentire di evadere i tanti ordini che l’azienda aveva. La proposta era stata avanzata alla curatela che l’ha esaminata per poi passare tutto l’incartamento al giudice. Esaminata la documentazione la proposta è stata rigettata. Il giudice ha motivato dicendo che mancano idonee garanzie da parte della società proponente, la Area 62 srl, non congruità del canone proposto, non conformità dei macchinari ai requisiti minimi di sicurezza. “La situazione è veramente drammatica – dice David Ballini, referente per la Femca Cisl -. Ai dipendenti a questo punto, svanita la possibilità di ripresa dell’attività, non resta che la curatela li collochi tutti in mobilità. Tanti i danni ai dipendenti da parte della curatela che li ha tenuti appesi senza preoccuparsene negando poi la speranza che tutti avevamo nutrito di riprendere a lavorare. Domani alle 15 stiamo convocando i lavoratori al teatro di Urbisaglia per incontrarli e informarli sullo stato delle cose”. Ballini sta seguendo la vicenda insieme a Vincenzo D’Alessandro della Filctem Cgil e Alfredo Caldarelli della Ugl.
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Speriamo che ancora qualcosa si possa fare….
Purtroppo la Tombolini non fa parte del gruppo MPS.
Questa storia parte da lontano. Qualcuno doveva sapere i rischi a cui andavano incontro i dipendenti, che sono gli unici a perdere in questa storia.L’ Inps, avrebbe dovuto insieme ai sindacati e agli operai e alla Proprietà, l’unica vera responsabile di tutto,fare riunioni per vagliare la situazione e vedere prima se c’erano soluzioni. Ma la Proprietà, se vero che ci sono tutti quegli ordini ( cosa che vedendo le stoffe, un po’ me lo fa dubitare )ci sarebbe stata a mandare avanti il lavoro senza beccare una lira per chissà quanto tempo avendo già intascato i proventi della più o meno recente produzione, tenuto i milioni che doveva dare all’Inps, ora ben nascosti sotto qualche materazzo? L’Inps non riuscirà mai a farsi dare i soldi dei contributi non pagati, ma sicuramente in tribunale devono esserci stati incontri tra l’ente, la Tombolini e il giudice. Da come riferito nell’articolo sembra che non ci sia stata proprio volontà solida (tirare fuori qualche soldino da sotto il materazzo che non sia stata una cifretta per cui si sarebbero scatenati una serie di no)di uscire dall’impasse. Si parla di fallimento, ma qui gli unici che si trovano nello stato di falliti sono i dipendenti di cui alcuni rimasti anche senza casa. Ribadisco, questa storia è partita da lontano e quando cominciavano a non venire retribuiti i primi stipendi, qualcuno doveva essere chiamato per studiare la situazione che arrivata a questo punto, addirittura con le macchine dichiarate pericolose non so dove può trovare soluzioni.
Unici responsabili di questa situazione sono i proprietari.
In un mondo civile le tasse vanno pagate. Non hanno rispettato i pagamenti concordati e si lamentano. Dicano piuttosto dove sono finiti i soldi.
E’ scandaloso che chiedano aiuto al governo dopo aver lucrato!!!
Errata corrige
Ho utilizzato in maniera errata e involontario”lucrato”. Volevo invece mettere in rilievo una gestione poco trasparente avendo portato l’impresa al fallimento. Mi scuso con la proprietà.