Spazio pubblicitario elettorale

Italia-Iran, scommessa energetica
Il ministro Gentiloni ricorda Mattei:
“Il suo sogno si avvera”

ROMA - Il fondatore dell'Eni è stato ricordato al Business Forum della capitale. Una storia marchigiana: quando lo Scià fu posto in salvo in una villa a Senigallia. La testimonianza della guardia del corpo Francesco Vescia. Una ‘serata Mattei’ a Macerata ricordando tre date fondamentali nella storia dell’Agip e dell’Eni

- caricamento letture

 

Il ministro Paolo Gentiloni

Il ministro Paolo Gentiloni

 

di Maurizio Verdenelli

C’è tanta ‘regione al plurale’, tanta Macerata nella rinnovata speranza di sviluppo economico in Medioriente. E c’è tantissimo Mattei, il matelicese nato ad Acqualagna che questa mattina al Business Forum Italia-Iran a Roma, è stato (doverosamente) ricordato dal nostro ministro degli Esteri. «Il sogno di Enrico Mattei – ha detto il tolentinate Paolo Gentiloni alla presenza del presidente iraniano Hassan Rohani- si è trasformato in realtà, quella di un assiduo dialogo politico e collaborazione economica». Gentiloni ha citato una celebre frase del fondatore dell’Eni, cittadino onorario di Macerata: «Quando cominciammo la nostra attività in Iran, eravamo sognatori».

articolo verdenelli 2Proprio ricordando il grande ruolo dell’Eni, Rohani nei giorni scorsi aveva annunciato di aver fissato come prima tappa del suo viaggio, l’Italia: «Finestra d’Europa, e paese con il quale i legami sono stati sempre tradizionalmente stretti». Un assist che Gentiloni ha colto affermando nel proprio intervento: «La scelta dell’Italia come prima tappa della visita in Europa di Rohani è il riconoscimento della perseveranza con cui l’Italia ha sempre scommesso sull’Iran». Una scommessa vinta, a posteriori, da Enrico Mattei. Nasce infatti da un’apertura strategica in Iran il sogno dell’autosufficienza energetica italiana, dopo che il matelicese aveva messo a segno un primo grande colpo firmando il patto di collaborazione con il colonnello Nasser da poco al potere. Tuttavia il petrolio egiziano non era sufficiente per garantire lo sforzo di ricostruzione del Paese uscito distrutto dalla guerra e la chiusura delle ‘seven fucking sisters’ rendeva tutto molto difficile. La profonda amicizia di Mattei con il poco più che trentenne scià di Persia, Mohammad Reza Pahlavi rappresentò allora il cardine di un accordo che avrebbe dato grandi frutti supportando l’industria di trasformazione italiana sulla via della rinascita nazionale. Nei rapporti Iran-Italia, a metà degli anni ’50, ancora le Marche rappresentarono il territorio giusto. Giusto per salvare la vita al giovane scià e tenerlo al sicuro dopo il colpo di stato nel 1953, da parte del primo ministro Mohammad Mossadeq: fu Mattei ad inviare alla reggia di Teheran un elicottero Eni con due piloti per sottrarlo alla cattura. Chi scrive ebbe poi la fortuna di rivelare in esclusiva – che per il livello dei protagonisti e lo spessore della vicenda, ebbe carattere internazionale – il seguito di quella oil-story, fortunata per l’Italia. A rivelarmi il nascondiglio marchigiano del Signore in esilio di Teheran, fu la guardia del corpo matelicese di Mattei, alias Il Falco – come era indicato in codice. L’allora brigadiere dei carabinieri Francesco Vescia mi raccontò (cfr ‘La leggenda del Santo Petroliere’, 2012; “Enrico Mattei, il futuro tradito”, 2015: Ilari Editore) che Reza Pahlavi era in realtà sano e salvo e segretamente ospite di una villa all’ingresso sud di Senigallia. Una villa modernissima di proprietà di Mattei.

articolo verdenelli 1

Maurizio Verdenelli con Francesco Vescia, presidente dei carabinieri in in congedo di Matelica

Ed ecco il racconto di Vescia, ora maresciallo, splendido pensionato e presidente della sezione dei carabinieri in congedo di Matelica. «Un giorno lui mi disse: “Francesco, domani mangiamo fuori, dillo alla tua famiglia”. “A disposizione, onorevole”. “Ma che onorevole. Chiamami Enrico, te lo dico tante volte”. “Si, ingegnere”. Il giorno dopo arrivammo a Senigallia. L’onorevole si fermò davanti ad un negozio di generi alimentari, ne uscì con due grandi sporte. C’era pure uva, in abbondanza. Seppi dopo che all’ospite misterioso l’uva piaceva moltissimo. Ripartimmo e poco dopo arrivammo davanti ad un cancello che Mattei aprì con un telecomando. Apparve una bambino, poi sulla scalinata un giovane sui 35 anni d’età: lo Scià, in vestaglia. Si abbracciarono. Mangiammo tutti tre in sala. Si vedeva che erano molto amici: agli occhi dello Scià, Mattei sembrava apparire quasi come un padre. Un clima intenso, di assoluta fiducia; ad un certo punto Pahlavi mi fece addirittura un invito: “Sarai mio ospite a Teheran quando tutto, presto, finirà”. Ne fui molto felice, ma poi si dimenticò di me quando effettivamente di lì a poco lui tornò sul trono.

articolo verdenelli 3

Lo Scià Reza Pahlavi

Di quella mancata promessa reale un po’ mi dispiacque, ad essere sincero». Intanto così consolidati sul piano personale, i rapporti tra Mattei e lo Scià e di riflesso tra Italia-Iran, la via al petrolio iraniano per l’Eni divenne un’autostrada ad otto corsie – così peraltro già le prefigurava già 50 anni fa il Grande Marchigiano. Lo scià vedeva nell’italiano il suo più grande amico, quasi un padre, da consultare nelle situazioni anche extra – commerciali, come nell’affair del secolo (nella storia rosa) del suo sfortunato matrimonio con Soraya. «Mio zio –ricorda il nipote Paolo Mattei – si avvaleva di questa confidenza per indicare al giovane scià la via dei diritti civili nel Paese». Il Signore di Teheran era ospite, spesso, del ‘maso’ di Anterselva, il luogo dell’anima di Mattei: qui si conservava – secondo la testimonianza di gente del posto – anche una bella testa di cavallo, reperto archeologico dell’antica civiltà persiana, dono di Pahlavi a Mattei. Che rimase sempre nella memoria dello Scià, anche dopo la sua morte. Si dice infatti che un giorno si fosse recato all’aeroporto di Teheran venuto a conoscenza del passaggio della moglie di Italo Mattei e s’inchinasse davanti a lei nel ricordo del cognato Enrico. C’è molta Persia nel marchio stesso dell’Eni. Il Leone d’oro, simbolo del Paese, era infatti presente in un altro dono di Pahlavi: un grandissimo ed antico tappeto. Un leone che assomiglia moltissimo, nell’icona tradizionale, al cane a sei zampe del marchio: la coda alta e lo sguardo fiero volto ad Oriente verso il sole. Un logo famoso come lo slogan: “Cane a sei zampe fedele amico dell’automobilista a quattro ruote” ideato da Ettore Scola (allora nell’agenzia pubblicitaria Agipgas) la cui scomparsa in questi giorni il mondo del cinema ha pianto. Uno slogan che Vittorio Gassman pronuncia in un film altrettanto celebre: ‘Il sorpasso’ di Dino Risi, facendo ad una stazione di servizio Agip alla propria ‘mitica’ Aurelia, ora di proprietà di un collezionista civitanovese.

articolo verdenelli 4Anche Macerata adesso si appresta a celebrare ‘l’Uomo che guardava il futuro’ con una ‘Serata’ al teatro Lauro Rossi, il 29 aprile prossimo. Coniugando insieme i 110 anni dalla nascita del fondatore dell’Eni (1906), i 70 (marzo 1946) della prime scoperte di metano a Caviaga, che salvarono l’Agip con l’accorta guida del commissario Mattei, dalla liquidazione imposta dagli Usa; ed infine i 90 anni (maggio 1926) dalla costituzione di quest’azienda che divenne la pietra d’angolo dell’Eni, il più grande gruppo pubblico italiano nel mondo. Che allo Stato, eccetto la quota iniziale per diventarne proprietario, non costò mai più nulla, come rivelò sorridendo in Tv ad Ugo Zatterin lo stesso Mattei. Il quale teneva a definire gli oltre 50.000 dell’Eni, ‘lavoratori’, mai ‘dipendenti’. Come sarebbe stato il mondo e l’Italia se il Grande Marchigiano non fosse stato assassinato? La risposta è venuta indirettamente ma potentemente, oggi, dal forum Italia-Iran: “Con lo sviluppo economico, l’occupazione, il posto ai giovani, un obiettivo grande si dice no a terrorismo, barbarie, stragi e alla distruzione stessa della civiltà”. Mattei si batté come aveva promesso contro quello che definiva ‘il monopolio assurdo di 4-5 miliardari che determinano con colpi di stato i destini del mondo’. Fatto esplodere in volo, nell’ottobre 1962, il ‘Santo petroliere’ perse drammaticamente la sua generosa sfida contro petrolio e potere. Di quella sconfitta oggi comprendiamo appieno la rovina e la definitiva, ormai avvenuta ‘retrocessione’ degli ultimi e dei poveri che lui intendeva emancipare facendo leva sulle risorse della natura, dunque di tutti ma che poi divennero di pochi.

articolo verdenelli 5



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page

Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Gianluca Ginella. Direttore editoriale: Matteo Zallocco
Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X