di Claudio Ricci
Una vita dedicata al prossimo, alla cura della malattia e ai programmi per prevenirla. Una missione: far conoscere i rischi del diabete ed educare la popolazione, sensibilizzando ad uno stile di vita sano. Un progetto: dotare gli ospedali, tra cui quello di Macerata, del servizio di Diabetologia quando la malattia non era così frequente come ora. Dopo 40 anni di servizio, Gabriele Maolo, responsabile della Diabetologia dell’ospedale di Macerata va in pensione salutando quanti hanno condiviso con lui la sua avventura lavorativa al servizio degli altri. Ma alla storia, che si muove anche nel solco di una rivoluzione della sanità provinciale e regionale va reso onore dall’inizio.
E’ il 1975 e il 25enne Gabriele Maolo (cugino del compianto ex sindaco Gian Mario Maulo anche se hanno una lettera di differenza a causa di una errata trascrizione anagrafica) prende servizio nel nosocomio del capoluogo seguendo le orme di due padri della sanità maceratese, precursori della diabetologia attuale, Giorgio Mancini e Cesare Branciari del reparto di Geriatria del nostro ospedale. «E’ il periodo in cui il diabete iniziò a manifestarsi come malattia sociale – racconta Maolo – Branciari e Mancini intuirono la gravità della situazione e iniziarono a sensibilizzare la comunità medica sul tema. Ho avuto la fortuna di poterli seguire da vicino e muovere i primi passi in quel contesto. Oggi la media europea di persone malate di diabete è intorno al 5% ma fino al di sopra del 10% nella popolazione di età maggiore di 75 anni. Nelle Marche la prevalenza è del 4,8%».
Una malattia sociale, il diabete, figlia del benessere del nostro tempo. Così Maolo e un equipe di medici della regione, sotto la guida del professor Paolo Fumelli, intervengono nel proporre una legge sull’assistenza pubblica al paziente con diabete mellito; nascono i primi centri di diabetologia regionali: «Il progetto è stato quello di dotare ogni ospedale di un servizio di diabetologia. Un’idea portata avanti in quel momento da una legge nazionale per la prevenzione e la cura del diabete. La normativa venne recepita contemporaneamente dalla regione Marche, grazie alla quale oggi tutti i maggiori ospedali della Regione hanno una struttura specialistica per l’assistenza ai pazienti con diabete». Un servizio che negli anni ha permesso di prevenire, curare la malattia e le sue complicanze e contenere i costi sociali del diabete.
«Curata bene e presto non porta allo sviluppo di conseguenze gravi – spiega Maolo – come infarti, ictus, cecità o amputazioni degli arti inferiori. Conseguenze che oltre a compromettere la salute dei pazienti ricadono sulla collettività con costi elevati. Il costo sanitario sta nelle cure delle complicanze che comportano l’ospedalizzazione (nel 2010 il costo annuo per paziente è stato di 1569 euro). I nostri pazienti non pesano sui ricoveri perché vengono curati per tempo ed assistiti in ambulatorio in stretta collaborazione con il medico di medicina generale che resta il primo attore dell’assistenza sanitaria pubblica. La diabetologia ha lavorato dentro e fuori dall’ospedale funzionando come un filtro evitando, quando possibile, il ricorso ai ricoveri ».
Un’idea semplice, quella di Maolo rispetto all’ospedale ideale: una struttura all’avanguardia che agisca in maniera organica ed integrata al fine di non creare le liste d’attesa. «Da circa 10 anni questo tipo di approccio ci permette di gestire alcune forme, come il diabete in gravidanza insieme con il reparto di ginecologia – spiega- con ottimi risultati sia nella salute di chi nasce che delle partorienti. Stesso discorso vale nel lavoro di squadra con i nefrologi, i cardiologi, i neurologi e con gli oculisti». Alla base dell’intervento c’è lo studio e l’analisi approfondita dei dati: «Dal 2007 monitoriamo i dati su Macerata raffrontandoli con quelli regionali e nazionali. I pazienti seguiti sono passati da 1.800 a 3.500 all’anno ma sono ancora meno della metà del totale dei pazienti con diabete. Uno studio che ci consente di conoscere gli sviluppi delle varie forme della malattia e confrontare i dati sui risultati delle cure adottate».
I pronostici sull’ospedale di Macerata: «Avrà un grande futuro. L’errore più comune è credere che possa essere un ospedale in declino perché se ne vanno delle figure storiche. Non è così. Ogni ricambio generazionale ha portato novità, crescita e risultati. Penso alla competenza e alla professionalità dei primari appena insediati come Roberto Catalini e Francesco Logullo e dei nuovi che verranno. L’importante è che la politica abbandoni i campanilismi e pensi solo all’organizzazione migliore per il bene dei pazienti : un grande ospedale per ogni provincia».
Con una lettera Maolo, che lascia il settore pubblico per la libera professione (per info gabrielemaolo.it), ha voluto salutare e ringraziare quanti lo hanno accompagnato nella sua avventura professionale e di vita con una lettera: «Avrei voluto salutarvi uno ad uno ma il distacco per me è molto difficile. Grazie a tutti quelli che mi hanno accompagnato in questa avventura meravigliosa che per me è stato il lavoro. Grazie ai miei collaboratori ed a quelli che hanno creduto in me, nelle mie idee, nei miei progetti. Mi scuso se, nella mia irruenza caratteriale, ho mancato di rispetto a qualcuno o se qualcuno si è sentito offeso dal mio comportamento. Mi sono trovato molto bene in questa struttura e, con molti di voi, ho stretto amicizia. Sono certo che, incontrandoci fuori da queste mura, resterà la cordialità di sempre. Buona fortuna a tutti».
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Sono dispiaciuto dispiaciuto
A me…personalmente nel 2001 salvo’ la vita!!! GRAZIE DOTT. ☺
Nooo!!!!! E’ Mooo!!!! (con tutto il rispetto per gl’altri )
Grazie dott.
Buona fortuna dottore!!!
Un’altro grande medico se ne va dall’ospedale di Macerata!!!
Sempre disponibile, sincero, cortese. Un amico oltre che un dottore. Non lo dimenticherò mai.
Medico e Persona Speciale!!
Gabriele grazie per il lavoro che hai fatto, per l’efficienza del dipartimento di diabetologia, la cortesia tua e di tutto il personale da te diretto, ma soprattutto la professionalità e l’attenzione verso i pazienti da sempre dimostrata. Non sono donna di facili complimenti ma questo mi sento di fartelo sinceramente per aver visto con i miei occhi la buona sanità in quel dipartimento. Auguri, a presto.
Gabriele carissimo, nonostante l’ambivalenza Maolo/Maulo, i nostri nonni (Pasquale il tuo, Vincenzo il mio) erano fratelli, ed il nostro DNA dovrebbe avere molto in comune. Mi sono sempre chiesto cosa, oltre al DNA, potrei avere in comune con te. Sicuramente, penso adesso, quella “certa irruenza caratteriale” che ti attribuisci, oltre ad alcuni visibilissimi particolari somatici comuni (fronte, labbra, naso, spalle, altezza … esclusi i capelli che tu hai ancora fluenti e che mi fanno molta invidia). Per altro …. conoscerti come medico all’ospedale di Mc e come cugino, seppure in tempi piuttosto recenti, è stato per me un grande onore. Venire a farti “visita”, adesso che sei in pensione ed in libera professione, sarà piacere tutto mio. Un abbraccio!