Umberto Tocchetto, 58 anni di Civitanova, insegnante di educazione fisica, firma l’incarico che gli è stato assegnato per il prossimo anno scolastico
di Sara Santacchi
Il mese di settembre si traduce con scuola per migliaia di studenti che si preparano ad iniziare un nuovo anno alle prese con libri e interrogazioni. Per altrettante centinaia di insegnanti, invece, settembre significa dubbio, incertezza e la speranza di potersi guadagnare una supplenza o mettere fine agli incarichi annuali. E’ il dramma dei precari che si rinnova ogni anno a poche settimane dall’inizio della scuola. Giornate intense, come quella di oggi all’Itas Ricci di Macerata dove si sono svolte le nomine. Attese per le assegnazioni degli incarichi e lunghe graduatorie che si tentano di scalare.
Lo sa bene Umberto Tocchetto, civitanovese, insegnante di educazione fisica e tra i precari storici della provincia che a 58 anni ha acquisito questa mattina l’ennesima nomina annuale (fino al 30 giugno). “Mi sono laureato nel 1981 col massimo dei voti e dai primi mesi del 1982 insegno – racconta – Ho iniziato con le supplenze e, ad oggi, la situazione non è cambiata”. Come lui in tanti in questi giorni sono in fila per ottenere un posto tra le scuole primarie e secondarie della provincia, che possa garantire almeno per un anno ore preziose, oltre che per il lavoro, per fare punteggio.
“Non sono rientrato nella fase A e B che permette di ottenere un incarico a tempo indeterminato, ma per fortuna – esclama Umberto Tocchetto – A 58 anni è vero che non è facile essere ancora un precario, ma pensare di dover andare a insegnare a Venezia, Rieti, La Spezia o chissà dove è impensabile. Dovrei cambiare completamente la mia vita. Ormai ho tutto qui: i miei affetti, la mia casa, e pensare da un momento all’altro alla mia età di andare a duecento o trecento chilometri non è più possibile”.
Tocchetti ha ottenuto la cattedra alla scuola media Mestica e Annibalcaro a Civitanova e sarà lì fino a giugno. “Trent’anni fa quando ho iniziato le supplenze ho preso anche l’abilitazione per la scuola secondaria sperando che potesse velocizzare le cose. Ho fatto concorsi e girato praticamente tutta la provincia distruggendo diverse auto a forza di fare chilometri sulla strada. Oggi sono ancora nella stessa situazione. Ovviamente mi piacerebbe mettere fine al precariato, ma non a queste condizioni. Con la nuova riforma possiamo essere mandati da un giorno all’altro, in tutta Italia. E’ questo il dramma dell’insegnamento in Italia: non si hanno certezze”.
Il 58enne vive serenamente ormai questa condizione: “Diciamo anche rassegnato. Ci sono insegnanti che a 60 o 66 anni sono entrati di ruolo. Fino a qualche anno fa – spiega – eravamo licenziati anche durante le vacanze di Natale e Pasqua così lo Stato risparmiava i soldi dello stipendio in quei giorni in cui non lavoravamo e riassunti dopo le vacanze. Comunque – conclude Tocchetti – la vivo così solo perchè non ho figli altrimenti sarebbe stato ancora tutto più drammatico”.
Tamara Santamarianova, 43enne di Cingoli, insegnante di sostegno ha ottenuto l’assegnazione dell’incarico a tempo indeterminato in provincia di Bergamo
Diversa è la storia di Tamara Santamarianova, 43enne, per la quale il 2 settembre è finito il precariato con l’assegnazione dell’incarico in provincia di Bergamo. Insegnante di sostegno di Cingoli, Tamara è mamma di un bambino di sei anni. “Per il momento il trasferimento è rimandato di un anno – spiega – perchè ho ottenuto una supplenza all’istituto comprensivo Paladini di Treia, che mi permette di posticipare l’assegnazione a Bergamo fino all’1 luglio del prossimo anno. E’ un caos totale. Se fossi stata single, non avrei avuto problemi e mi sarei riadattata anche alla nuova realtà, ma con un bambino, decidere di trasferirsi a Bergamo significa cambiare anche la sua vita. Dovrò rifletterci. Il problema, tra gli altri, è che non abbiamo alternativa. Una volta che sono stati assegnati gli incarichi a tempo indeterminato, se si rinuncia automaticamente si è depennati da tutte le liste e si abbandona l’insegnamento”.
Se, dunque, da una parte c’è un sospiro di sollievo per un precariato durato “solo” otto anni, dall’altra si innescano meccanismi e dinamiche difficili da affrontare. “Quando ho fatto la domanda, sapevo che sarei potuta andare incontro a assegnazioni lontane da casa, ma non così. Ero al punto, però, in cui o decidevo di cambiare lavoro o di rischiare”.
Come pensa di organizzarsi con suo figlio, quindi? “Al momento non so. Sono separata, ma mio figlio vede spessissimo il papà e togliergli questa abitudine mi sembra bruttissimo. D’altro canto, però, se dovessi andare a Bergamo per tre anni, non vedrei alternativa al trasferimento. E’ tutto incerto. Ad oggi si parla di 180 giorni scolastici di prova al termine dei quali si può chiedere il trasferimento. Se fosse così, mi sacrificherei di più io, lasciando mio figlio qui con i nonni e il padre e cercherei di tornare giù ogni fine settimana. Ogni decisione, però, è difficile da prendere e soprattutto non sappiamo neanche con quale criterio decidano di mandarci in un posto o nell’altro per cui dobbiamo vivere giorno per giorno, ma per una mamma non è facile”.
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Un miserabile sistema politico e operativo.Che poi sono i piccoli che tagliano la testa al toro con la scusa della crisi !!!!
Un applauso a Renzi ed a tutto il PD ….bravi!!! E voi cittadini continuate a sostenerlo mi raccomando!!!
gli insegnanti sono i primi a votare PD!!!! Non vi lamentate!!!!
Purtroppo nn sono gli unici ….. ma noi dipendenti postali nn facciamo notizia si vede…..
Lavoratori metalmeccanici,edili dei servizi ma anche docenti universitari da sempre, in molti casi se vogliono lavorare e reddito, sono costretti a trasferte penalizzanti, in questa fase nessuno ti garantisce il lavoro sotto casa sarebbe bello per tutti.
Il “non vado oltre sarei offensiva”, non si può proprio sentire. Purtroppo c’è troppa gente che disprezza il lavoro dell’insegnante senza capirne l’importanza…
La buona scuola….
Bastava far mangiare la precedente legge alla Gelmini, elemento di cui non ho mai capito né l’utilità né la presenza in un partito che cominciava a scricchiolare e che masochisticamente continuava a sfoggiare certi cervelloni annacquati. La nuova legge che sembra una presa per gli sportelli, con quel nome brutto, ridicolo, senza senso, proprio da deficienti, dovrebbe essere servita tutti i giorni a pranzo e a cena insieme a qualche altra leggina, come quelle sui lavoratori, al signor renzi, alla boshcchi che fa la charmante e non capisce un cassius, a quella baciapile della seracchiani e alla Cecchetti che prima lo difendeva e adesso già gli da contro perché ha capito che la sua carriera politica va giostrata ma che finirà miseramente alle prossime elezioni anche se dovesse candidarsi con un partito creato dal Papa. E ora di cambiare, cosa che con il voto da quello che si è visto negli ultimi anni non serve a niente. Si rivotano , come ad esempio a Macerata, sindaci che per cinque anni sono stati criticati, fatti oggetto da ingiurie indicibili, di cui ne è stata diagnosticata l’assoluta incapacità. Ma quando vi chiamano per ricattarvi al vostro lavoro, cominciate a spaccare qualche sedia in testa a qualcuno. Basta lamentarsi. Che si cominci ad agire. Un giorno a Brindisi, un giorno a Roma, un giorno a Cagliari e così via.” Sono dai piccoli disordini che nascono le grandi proteste”, ( Leonida Rubistein )
In questo momento drammatico per il mondo del lavoro, questi piagnistei sono per me inopportuni… è oggettivo che in Italia ci sono MOLTI lavoratori che sono in situazioni professionali peggiori…basti pensare ai dipendenti privati ed alle partite iva….
Innanzitutto gli insegnanti come gli impiegati delle poste è ora che la smettono di lamentarsi come bambini in fasce ..gli operai allora che le grandi aziende decidono di trasferire all’estero lontano centinaia di km da casa altro che cambiar vita …
cHI SI LAMENTA PER I TRASFERIMENTI, DOVREBBE SAPERE CHE QUANDO HANNO ACCETTATO, HANNO FIRMATO CHE SI SAREBBERO TRASFERITI. ORA CHE VOGLIONO, LA BOTTE PIENA E LA MOGLIE UBRIACA? ALL’EPOCA MIA, NEMMENO TI FACEVANO SCEGLIERE. AVEVI SUPERATO IL CONCORSO SCUOLA, TI MANDAVANO DOVE SERVIVA E SE CAPITAVI AL NORD, NON POTEVI CHIEDERE IL TRASFERIMENTO PER 5 ANNI. INSOMMA, VOLETE LAVORARE O FARE FINTA?
Il punto é che si é rotto il patto tra precari e partiti e/o sindacati.
Ti lascio precario per qualche anno, con la propsettiva di essere assunto definitivamente senza concorso e tu mi garantisci tessere e voti.
Invece di programmare il fabbisogno di insegnanti e far svolgere regolari concorsi ogni anno, si é fatto ricorso al precariato.
Ora che si pone fine a questa situazione (speriamo per sempre) c’é qualcuno che ne paga le conseguenze.
anzichè scannarsi tra poveri e proseguire la lotta tra privati e pubblici, tra metalmeccanici e impiegati, ecc. sarebbe bello canalizzare le nostre proteste nell’unica direzione di chi sta sfasciando il paese, non trovate?
non è che perchè non c’è lavoro bisogna ora prendersela con gli insegnanti!! mica sono stati loro a togliervelo!!!!
Il fatto è molto semplice si doveva lasciare tutto come una volta, vinci il concorso e hai la cattedra da subito, dove capita, oppure sei in graduatoria e fai supplenze a vita. In questo caso tu sapevi subito cosa fare nella vita senza spendere soldi e senza false aspettative, ora invece si fa l’Univesita che costa soldi, poi il TFA (che senso ha?) che costa altri soldi e poi inizi ad avere incarichi ma arrivi a 35-40 anni senza aver mai lavorato e dopo che fai?
esatto Yuri.
e non così che la gente deve spostarsi a 45-50-60 anni con figli piccoli o grandi, disabili, mutui, genitori anziani ecc.
giova ricordare a tutti, compresi i pochi ostinati ignoranti e distratti elettori del pd, che l’unico motivo per cui renzi ha assunto è stato l’evitare le sanzioni della comunità economica europea e non per altruismo, lui che sta smantellando tutto, privato e pubblico che sia.