di Marina Verdenelli e Claudio Ricci
Debora Calamai potrebbe compiere gesti di autolesionismo fino al punto di togliersi la vita. I segnali ci sarebbero tutti. Per questo oggi in sede di convalida dell’arresto, nel carcere di Camerino, confermato dal gip Domenico Potetti, è stato disposto il trasferimento nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Tolentino (leggi l’articolo). La donna, 38 anni, accusata di omicidio aggravato per aver ucciso il figlio Simone, di 13 anni, con 9 coltellate (leggi l’articolo), sarà guardata a vista e piantonata. La sorella, arrivata a San Severino insieme al padre, ha già chiesto di poter far visita alla 38enne nei prossimi giorni nel reparto dove è stata trasferita. L’istanza sarà presentata dagli avvocati Mario Cavallaro e Simona Tacchi che difendono l’arrestata. Durante la permanenza in carcere la mamma di Simone non ha mangiato e ha dormito solo pochissime ore rimanendo per lo più sveglia e in silenzio.
«E’ in pessime condizioni psicofisiche – riferisce l’avvocato Mario Cavallaro – chiederemo anche noi come il pm Luigi Ortenzi una perizia psichiatrica sulla donna al fine di confermare la sua non imputabilità perché incapace di intendere e di volere al momento del delitto. La richiesta verrà depositata già lunedì mattina». Gli avvocati di parte della Calamai hanno già nominato un perito, lo psichiatra Marco Ricci Messori della clinica Psichiatrica dell’ospedale Torrette di Ancona (di recente nominato anche nel caso del delitto di Collemarino, ad Ancona, avvenuto questa estate, quando un papà uccise la figlioletta a coltellate mentre dormiva), che affiancherà quello scelto dalla procura. Messori parteciperà alle valutazioni tecniche che potrebbero partire già dalla prossima settimana.
Il passo successivo dei legali di parte sarà l’acquisizione di tutte le cartelle mediche che riguardano il passato clinico della donna per eventuali responsabilità sul giudizio di chi l’aveva in cura. Disponendo il trasferimento della mamma di Simone nel reparto psichiatrico (già da oggi pomeriggio) il gip ha anche accolto la richiesta dei due avvocati della donna che si erano pronunciati sempre sul trasferimento della 38enne dal carcere in una struttura medica idonea alle sue condizioni. Durante la permanenza nella casa circondariale di Camerino Calamai è stata visitata dallo psichiatra del carcere che ha riferito al gip (anche se questo parere è stato ininfluente sulla convalida) lo stato malato della 38enne. Lo stesso medico ha detto che la permanenza della donna dietro le sbarre non era compatibile con le sue condizioni di salute. Nei prossimi giorni il giudice disporrà il trasferimento in una struttura psichiatrica giudiziaria fuori regione non avendo le Marche un servizio attinente. In lista ci sarebbero la Toscana o il Lazio all’interno di una sezione del carcere di Rebibbia.
LA CAMERA ARDENTE – Intanto oggi pomeriggio, all’obitorio dell’ospedale di San Severino, è stata allestita la camera ardente del piccolo Simone.
Una bara bianca e un mazzo di fiori. Dietro il feretro l’immagine della Madonna a vegliare il bambino. Il papà Enrico Forconi è rimasto tutto il tempo vicino al feretro del figlio sostenuto dagli amici e dai parenti. Per Simone è stato detto anche il rosario. Si sono affacciati per un saluto affettuoso diversi compagni di scuola e amici del 13enne. La saletta dell’obitorio è rimasta aperta fino alle 21. Per ricordare Simone la famiglia ha fatto preparare delle foto del bambino con dietro stampato un foglio a quadretti del suo quaderno dove aveva scritto un messaggio dolce rivolto al padre con disegnato un cuoricino: «Ti voglio un mondo di bene». Sul ricordino è stato aggiunta la frase «Ricordatemi così com’ero» riferito alla sua dolcezza. Lunedì il funerale alle 10 nella chiesa di San Domenico a San Severino.
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