(Tour in anteprima, in alto la galleria fotografica)
Il sindaco Carancini e l’assessore Monteverde con Giuliana Pascucci, Alessandra Sfrappini – Rosaria Cicarilli e Maria Vittoria carloni
di Alessandra Pierini
(Foto servizio di Lucrezia Benfatto)
C’è l’aspirazione al futuro e all’Europa nelle sale di Arte moderna al secondo piano di Palazzo Buonaccorsi a Macerata. A suggerire ai maceratesi, modesti e discreti per natura, la via da seguire per tornare ad essere grandi in Italia e fuori dai confini nazionali come Macerata è stata nel ‘900 sono gli stessi artefici di questo successo Sante Monachesi, Bruno Tano, Rolando Bravi, Umberto Peschi , protagonisti del Secondo Futurismo che hanno avuto in Macerata il suo epicentro regionale. Ma soprattutto c’è lui. Ivo Pannaggi. All’artista è dedicata una intera sala che per contenuti, allestimento e tecnologia non ha nulla da invidiare a quelle dei grandi musei.
CARANCINI: “PRONTI PER NUOVI TRAGUARDI, VOGLIAMO PALAZZO RICCI NELLA RETE DEI MUSEI” – Proprio con le parole di Ivo Pannaggi, il sindaco Romano Carancini apre la visita in anteprima, nel consueto ruolo di Cicerone al quale ha abituato i suoi ospiti e rassicura i maceratesi. «Non so voi ma io non ci capisco niente – confessa – ma Pannaggi diceva che non c’è niente da capire, c’è solo da sentire, per questo abbiamo corredato le opere di suoni, apparentemente senza armonia ma sono quelli propri del Futurismo. L’arte moderna è guardare a noi stessi, a Macerata».
Ha lo sguardo proiettato nel futuro Romano Carancini che rivela per il palazzo ulteriori progetti: «Sono passati 261 giorni dall’inaugurazione della sale di Arte antica, non avevamo nulla in mano se non passione e determinazione. Oggi completiamo palazzo Buonaccorsi secondo gli standard europei e nella sala di Pannaggi crediamo di essere i migliori». Lo riprende la direttrice Alessandra Sfrappini: «In realtà il migliore era lui». Prosegue il sindaco: «Ci sono altre vette da raggiungere, vogliamo portare in questa rete palazzo Ricci. Abbiamo registrato la sensibilità in questo senso da parte della Fondazione, spero ci siano degli spazi per accordarci. Questo ci renderebbe al top».
Il primo cittadino passa ad enunciare i temi guida di questa inaugurazione: «C’è il tema della restituzione che abbiamo già usato in passato, c’è quello del ritorno perchè a Palazzo si torna per un giro in carrozza, per sentire la storia dell’Accademia dei Catenati o per una iniezione di autostima nella sala di Pannaggi».
L’ASSESSORE MONTEVERDE: “UN PALAZZO CHE PRODUCE CULTURA” – Anche l’assessore Stefania Monteverde parla di punto di partenza e non di arrivo: «Palazzo Buonaccorsi è una delle nostre fabbriche di cultura che produce lavoro e bellezza per tanta gente, a partire da domani». L’assessore alla Cultura ha anche sottolineato il lavoro della direttrice Alessandra Sfrappini e delle sue collaboratrici Giuliana Pascucci, Maria Vittoria Carloni e Rosaria Cicarilli e dell’ingegner Andrea Fornarelli: «Sono professionisti – ha detto – che danno credibilità al lavoro scientifico».
LE SALE DI ARTE MODERNA, TRIPUDIO DI FORME, COLORI, SUONI E SUGGESTIONI – La collezione di arte moderna è disposta su sedici ambienti del secondo piano chiusi dalla luminosa loggia che si affaccia sul grande cortile e sul panorama a nord della città. L’ordinamento delle 150 opere si articola su quattro distinti momenti che scandiscono il Novecento a partire da un contesto iniziale poco recettivo nei confronti delle novità dell’arte e sostanzialmente fedele alla tradizione, con artisti attivi già dalla seconda metà dell’Ottocento.
Interessante in questo ambito è la parabola del maceratese Gualtiero Baynes ( 1856 – 1938) cui è interamente dedicata la prima sala, come pure l’autorevole presenza dell’anziano scultore dei Mille, G. B. Tassara che muore nel 1916.
il touch screen contiene le testimonianze di Nino Ricci e Silvio Craia e una foto dell’onorevole Adriano Ciaffi
CASA PANNAGGI, CUORE DELL’ALLESTIMENTO – Dirompente presenza in questa situazione provinciale, quella di Ivo Pannaggi, scenografo, architetto, pittore e designer che introduce nel 1922 il Futurismo. All’interno del museo viene raccontato con quella che è stata definita casa Pannaggi
«In ogni persona c’è un cuore – dice Carancini – questa stanza è il cuore dell’allestimento». Sotto alle gigantografie dell’artista un monitor riproduce una sua poesia con voce e parole e colorate. Lo stesso monitor viene utilizzato per raccontare in 4 postazioni vita e opere di Pannaggi. Girando l’angolo si entra in una stanza nella quale non si può non notare la sedia, sulla quel si siede subito il sindaco Romano Carancini – utilizzata come immagine simbolo nei manifesti affissi in città e nei 20.000 volantini inviati a tutte le famiglie maceratesi. La stanza è l’Anticamera, di matrice plastica costruttivista, della casa di Esanatoglia che Erso Zampini affidò nel 1925 a Ivo Pannaggi che ne progettò l’arredamento architettonico.
«E’ un esempio – spiega la direttrice Sfrappini – di quanto fosse avanti per linee e collegamenti con le avanguardie europee. nel 1971 Pannaggi tornò dalla Norvegia e fece di tutto perchè questa anticamera trovasse posto a Macerata».
FUTURISMO E AVANGUARDIE , NELLE TESTIMONIANZE DI NINO RICCI E SILVIO CRAIA, IN UNA FOTO ANCHE L’ONOREVOLE CIAFFI – Si passa poi alla terza sezione del percorso, dedicata all’avvento delle avanguardie e al formarsi negli anni Trenta del gruppo futurista “Boccioni”, cui appartengono Bruno Tano, padovano trapiantato a Macerata e già operante nella cerchia romana dei futuristi, Sante Monachesi, Rolando Bravi, Umberto Peschi e, fra numerosi altri, il giovanissimo Wladimiro Tulli. Tema centrale è qui l’Aeropittura, che connota il cosiddetto “ Secondo futurismo” che ha in Macerata il suo epicentro regionale.
Dopo la parentesi bellica, la città conosce, nella spinta alla rinascita civile che contraddistingue il clima nazionale, una ripresa culturale di cui è protagonista la Brigata Amici dell’arte, costante promotrice del confronto nazionale. Le tre edizioni del Premio Nazionale Scipione ( 1955, 1957, 1964) presentano grandi nomi fra i quali Vedova, Cantatore, Bartolini, Schifano, Spazzapan, Music, Zigaina e una nutrita antologica di Osvaldo Licini. Le sale dedicate alle opere del premio ricreano un clima fra anni Cinquanta e Sessanta in cui forte si sviluppava il dibattito fra astrazione e figurazione e si affermavano le nuove avanguardie.
E’ qui che è stato posizionato uno schermo touch screen che in sei differenti sezioni racconta in modo trasversale ciò che è esposto. E’ da questo schermo che emergono testimonianze audio e visive, anche di personaggi ancora viventi. Tra questi spiccano Nino Ricci, Silvio Craia e l’onorevole Adriano Ciaffi che fa capolino dalle foto dell’inaugurazione dell’Accademia di Belle arti nel 1972. «Entrare qui e studiare in questo modo – ha spiegato la Monteverde che è anche insegnante – permette una nuova dimensione dell’apprendimento».
Negli anni successivi, con le mostre ideate dalla Pinacoteca, con Ghiozzi, in arte Zoren e Peschi in prima linea, cui fanno seguito negli anni Settanta e Ottanta le proposte ispirate da Elverio Maurizi, ci si inoltra negli ultimi decenni dello scorso secolo. Macerata è attiva nella ribalta dell’arte in una prolifica sequenza di scambi che si fa più fitta dagli con la nascita dell’Accademia di belle arti e la presenza in città di tanti maestri, fra i quali Remo Brindisi e Valeriano Trubbiani. Al visitatore si propone una selezione della grande raccolta di opere contemporanee acquisite in quegli anni dalla Pinacoteca, alla quale si affiancano strumenti di approfondimento e una galleria fotografica dal sapore decisamente evocativo. In queste ultime sale si possono ammirare artisti del panorama internazionale, da Renato Barisani a Julio Le Parc, da Aligi Sassu a Eugenio Carmi, Riccardo Licata, Mirella Bentivoglio, Titina Maselli, Oscar Piattella, Uncini, Giuli, Staccioli e altri ancora.
L’autoritratto d’aviatore di Peschi. il maceratese premio Oscar Dante Ferretti ha inserito l’opera in un film di Pasolini
Da sottolineare “Autoritratto di aviatore” di Umberto Peschi. Lo scenografo premio Oscar Dante Ferretti che di peschi fu allievo lo ha collocato in un film di Pasolini. Nel l passaggio da una sala all’altra spicca un mosaico fatto di monitor che rappresentano tutto ciò che è stato escluso dall’allestimento. Il costo totale del terzo piano è di 280mila euro.
«Qui tutto è in movimento – precisa il sindaco Romano Carancini – abbiamo un patrimonio enorme di opere e nessuno deve sentirsi escluso perchè ruoteremo le nostre opere pur mantenendo le linee guida che ci siamo dati».
L’ANTEPRIMA DELLE SALE DI ARTE ANTICA INAUGURATE IL 21 MARZO
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Cultura, questa sconosciuta….
Cerasi, se la faccia presentare, hai visto mai !
roba per Maceratesi esperti
@ Franco Larana
Per presentare qualcuno si dovrebbe, prima, conoscerla.
Finalmente!?! Sotto questo aspetto Macerata è in prima posizione come città della Cultura e dell’Arte. Civitanova non ci raggiungerà mai, perché puoi avere i soldi, ma se non hai l’arte dentro non te la puoi – malgrado Civitanova Alta – comperare. Con Buonaccorsi e Ricci siamo irraggiungibili.
Adesso ci aspettiamo il Museo del Risorgimento, secondo in Italia dopo quello di Roma.
Mi congratulo per il servizio fotografico.
Notevolmente valorizzante la “mise” dell’assessore Monteverde dai colori molto ecclesiastici, in tono con la serietà meditativa dell’ambiente. Pannaggi apprezzerebbe.
Facezie a parte, molti delle opere esposte sono di Artisti che abbiamo conosciuto di persona e amato. Furono anni di tensione artistica e di dialettica. Oggi la magia dell’Arte è finita. La Scuola che avevano i Pannaggi, i Peschi, i Trubbiani, i Bruzzesi, Scipione, Tano, Tulli e così via non si è perpetuata. Erano tempi a cavallo di due guerre quelli, ma fatti di contatti umani e di comunicazione. Oggi, siamo in un deserto di aridità… Pure se stanno emergendo giovani molto preparati e “strazianti” come Nicola Alessandrini per la pittura, Morena Oro e Martina Piermarini per la poesia, Lucia Tancredi per la letteratura. Qui mi fermo. Buona notte.
«Che bella la corazzata Potëmkin!
La ciurma impavida non teme confronti.»
(Roberto Vecchioni, La corazzata Potëmkin)
La nuova sala di arte contemporanea é indubbiamente un traguardo molto importante. E sarebbe notevole poter aggiungere Palazzo Ricci al circuito museale. A quel punto, tra la Pinacoteca di Civitanova Alta e il circuito maceratese, senza dimenticare realtà più piccole e periferiche, ma altresì artisticamente importanti, avremmo veramente un ottimo percorso di tributo alla grande arte moderna, che il nostro territorio ha saputo esprimere!
Il problema sta nel non fare sempre e solo polemiche su un piano, quale quello artistico, che sta ben aldilà delle meschine beghe di chi l’arte non la fa e, a volte, neanche ne gode dell’apprezzamento e delle riflessioni che essa suscita.
Detto ciò, e rendendo unicamente omaggio e tributi ai … protagonisti veri, cioé gli Artisti (alcuni dei quali ho la gioia e il piacere di conoscere personalmente), non ci si può esimere dal rilevare che molto spesso i rappresentanti istituzionali colgono simili occasioni principalmente … per farsi belli (é chiara la metafora semplificativa!)
Certo, lo sforzo finanziario, amministrativo e organizzativo, va riconosciuto e lodato, ma chiedo come sia stato possibile che lunedì mattina dell’8 dicembre, cioé il giorno successivo, festivo, a quello dell’inaugurazione, un visitatore che venisse da fuori Macerata, trovava chiusi sia l’ascensore, sia il parcheggio coperto dei Giardini Diaz! Ma forse, spero, ho avuto … una delle mie sporadiche, ma non infrequenti, allucinazioni!?
Scusate, aggiungo al mio già lungo … sproloquio solo un paio di battute, più strettamente legate alla sfera dell’arte: certo é, come dice Giorgio Rapanelli, che la tensione artistica che c’erano negli anni di Peschi, Trubbiani e gli altri oggi si é diradata in mezzo al vuoto (finto pieno!) dell’epoca che viviamo. E’ vero, però, che energie creative si aggirano e si annidano tra di noi e tra le strade, i locali, delle nostre città. Rapanelli cita giustamente Lucia Tancredi! Io vorrei aggiungere tutta l’iniziativa poetica e culturale di un gruppo come ADAM, a gente come Marco Di Pasquale, Alessandro Seri. Penso anche a giovani pittori, scultori, artisti di vario genere, che, in condizioni di sereno accoglimento (e prendiamocelo il tempo di guardare ‘ste cose!) sarebbere apprezzati e valorizzati. O, quantomeno, stimolati nella loro opera … di ricerca.