Al centro il procuratore Giovanni Giorgio con il capo della Mobile Alessandro Albini e il capitano dei carabinieri di Tolentino Cosimo Lamusta. Nel riquadro a sinistra il calciatore arrestato Eduard Xhafa
di Marina Verdenelli
Esasperati da minacce e continue richieste di denaro denunciano il figlio ai carabinieri, per spaccio di droga, e fanno scoprire un giro illecito di stupefacenti che da Tolentino arrivava fino alla costa. C’è il coraggio di due genitori dietro la vasta operazione antidroga messa a segno congiuntamente dai carabinieri della Compagnia di Tolentino guidati dal capitano Cosimo Lamusta e dalla squadra Mobile di Macerata diretta da Alessandro Albini e che all’alba di oggi ha portato all’arresto di sette persone (quattro in carcere e tre ai domiciliari) dove spicca il nome anche di un calciatore del Potenza Picena (leggi l’articolo).
A febbraio un padre e una madre, ridotti quasi al lastrico, si sono presentati alla caserma dei carabinieri di Tolentino esausti delle continue richieste di denaro avanzate dal figlio per far fronte ai pagamenti delle dosi di stupefacente che acquistava per sé e per altri. I genitori erano arrivati a ricevere minacce da chi riforniva il figlio di droga. Stupefacente che il giovane non aveva pagato, accumulando debiti su debiti alimentati anche dal gioco alle slot machine. Proprio sui videogiochi il figlio spendeva tutti i proventi della droga presa e non pagata ma rivenduta ad amici. Otto mesi d’indagine che hanno portato quasi subito all’identificazione del primo fornitore del figlio denunciato dai familiari ai carabinieri ed individuato nella persona del calciatore del Potenza Picena, Eduard Xhafa, 31 anni, muratore albanese, sposato e residente a Passo di Treia.
Stando agli inquirenti il figlio denunciato aveva cambiato fornitore dopo aver accumulato i debiti con l’albanese che non lo riforniva più della droga, per lo più cocaina, hashish e marijuana. Seguendo i suoi spostamenti i militari di Tolentino sono arrivati ai fratelli calabresi Cicciù, Domenico, di 24 anni, e Cataldo, di 19 anni (arrestato già due volte in precedenza sempre per reati di spaccio) residenti a Potenza Picena e accusati di gestire un giro di spaccio lungo la costa tra Porto Recanati e Civitanova passando per Porto Potenza. Sempre stando alle accuse mosse nei loro confronti entrambi erano diventati punto di riferimento per il figlio denunciato dai genitori. Le richieste di denaro sarebbero arrivate anche da loro. Qui le indagini dei carabinieri si sono incrociate con quelle della polizia che teneva d’occhio i due fratelli Cicciù.
Agenti e militari si sono interfacciati più volte nell’arco delle indagini scambiandosi informazioni e collaborando con pedinamenti, sequestri di stupefacente e prove a carico dei Cicciù fino a far partire le ordinanze di custodia cautelare. Per i calabresi le manette sono scattate anche perché ritenuti responsabili di un pestaggio ai danni di un uomo dell’entroterra maceratese avvenuto a metà settembre. L’uomo aveva contestato ai due fratelli un sorpasso azzardato lungo la statale 16. I Cicciù, tornati al completo anche con il fratello più piccolo, Antonio Santo Pio, di 18 anni, avevano bloccato l’automobilista per un’azione punitiva. Pestato a sangue l’uomo aveva riportato 40 giorni di prognosi denunciando i responsabili e identificandoli. Domenico Cicciù è accusato di aver ripreso e poi divulgato tramite Whatsapp il video del pestaggio a diversi suoi contatti. Per tutti e tre i fratelli qui l’accusa è di sequestro di persona, minacce, lesioni e violenza privata.
Ad Eduard Xhafa sono contestati almeno 150 episodi di spaccio. Nell’abitazione di Passo di Treia i militari hanno trovato, nascosti sotto una mensola, 5mila euro risultati i proventi della vendita della droga. Nell’ambito della stessa inchiesta sono rimasti coinvolti altri tre giovani, sempre arrestati per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini dello spaccio. Sono Riccardo Silvestri, 24 anni di Tolentino, Lorenzo Tanese, 19 anni di Fabriano residente a Tolentino e Elidon Zaka, 24 anni, albanese sempre residente a Tolentino. Per loro sono stati disposti i domiciliari. I tre erano finiti già in manette il 18 maggio scorso a Tolentino. Vennero trovati in possesso di un chilo di marijuana. L’arresto allora però non fu convalidato.
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Una medaglia a questa coppia di genitori
Vero. Bravi
Un trofeo di grande coraggio e onesta di questi genitori!!
Ci vuole davvero coraggio
Troppe volte ho letto in questo articolo ” già arrestati, già imputati, noti per spaccio ecc ecc ” ma allora mi chiedo….. Perchè erano fuori?
ERGASTOLO AI VENDITORI DI MORTE!
Una risposta a sirandrew: ti chiedi perché erano fuori? Per le leggi che ci sono in Italia. Norme che potrai ritrovare nel codice penale e di procedura penale. Norme scritte ed approvate dal Parlamento italiano. Ciò vuol dire che queste persone stavano e forse torneranno in breve “fuori” per delle norme scritte ed approvate dai nostri politici. I giudici e gli avvocati utilizzano e si servono di quelle. Tanto per fare chiarezza.