I quadri di Cosetta Palazzoni sono delicatissimi. Fuggevoli senza essere sfuggenti, leggeri senza essere superficiali, catturanti e seduttivi. Ci colpisce, del suo tratto, la classicità e l’asciuttezza; ma anche la sensazione dell’imponderabile che sempre incombe e che impedisce di fissarsi in uno spazio e in un momento, costringendo piuttosto ad un riandare perenne della memoria e del sogno, seppure attraverso i lampi e le tracce, le orme, della più nuda quotidianità. Ecco allora i suoi ritratti, che non si fermano sulle sagome a taluni familiari, ma sempre evocano altro: una sorniona intenzione, una malinconia latente, una stanchezza, un oblio, una ricerca inesausta; sì, un momento e non quello successivo. Oppure una serie di momenti che tuttavia sanciscano lo scorrere perpetuo della vita, e l’importanza di segnarne un’orma – come che sia. Ci piace dedicarle questa Piccola Personale e, nel portale nazionale di Quid Culturae (www.qculturae.it), l’Antologica d’Arte di questo mese.
(Filippo Davoli)
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