Se nel primo trimestre di quest’anno si registra qualche timido segnale di ripresa, la situazione maturata in questi ultimi 5 anni di crisi economica è stata drammatica: in Italia abbiamo perso 75.500 imprese artigiane.
I numeri, rilevati dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, fotografano una situazione pesantissima che ci consentono di dire che l’artigianato è stato il comparto più colpito dalla recessione che si è abbattuta in questi anni nel nostro Paese. Le costruzioni, i trasporti e il manifatturiero (metalmeccanica, tessile, abbigliamento e calzature) sono stati i settori che hanno segnato le performance più negative.
Le Marche in particolare, secondo dati diffusi da Unioncamere, sono tra le regioni dove l’aumento di fallimenti, nel primo trimestre 2014, è stato più consistente: 147, il 47% in più rispetto allo stesso periodo del 2013, mentre i concordati sono stati 32 (60% rispetto allo stesso periodo del 2013). Secondo tali dati in soli tre mesi, complessivamente, sono fallite in Italia più di 3.600 imprese, circa 40 al giorno, quasi due all’ora: il 22% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Salgono anche le procedure di concordato, 577 (+34,7%). L’ aumento riguarda sia le società di capitali (+22,6%), che le società di persone (+23,5%) e le imprese individuali (+25%).
«Una drastica riduzione dei consumi delle famiglie, il forte aumento sia delle tasse sia del peso della burocrazia e la restrizione del credito – afferma in proposito il presidente di Confartigianato Imprese Macerata Renzo Leonori – sono tra le cause che hanno costretto moltissimi artigiani a gettare la spugna. Non potendo contare su nessun ammortizzatore sociale, dopo la chiusura dell’attività moltissimi artigiani non hanno trovato nessun altro impiego e sono andati ad ingrossare il numero dei senza lavoro, portandosi appresso i debiti accumulati in questi anni e un futuro tutto da inventare».
Il presidente Leonori mette l’accento in particolar modo sul tema della burocrazia, che, spiega: «E’ uno dei principali ostacoli che mina la crescita del nostro Paese. Sono quasi un centinaio, per la precisione 97, le principali attività di controllo che gravano sulle piccole imprese italiane». L’Ufficio studi della CGIA di Mestre le ha elencate una a una suddividendo il quadro legislativo generale in quattro grandi settori: ambiente e sicurezza nei luoghi di lavoro, area interessata da 50 possibili controlli che possono essere effettuati da 11 Enti/Istituti diversi; amministrativo, settore che registra 6 controlli che sono ad appannaggio di 3 diversi Enti/Istituti; contrattualistica, in cui il numero dei controlli si ferma a 18, mentre gli Enti/Istituti interessati sono 4; fisco in cui il numero dei controlli è pari a 23 e sono 7 gli Enti/Istituti coinvolti.
«Con una legislazione spesso caotica e in molte circostanze addirittura indecifrabile – dichiara il Presidente – per molte aziende, soprattutto quelle di piccola dimensione, è difficile essere sempre a norma. Ricordo che il 95% delle imprese nel nostro paese ha meno di 10 addetti e non dispone, a differenza delle medie e grandi aziende, di nessuna struttura tecnica/amministrativa in grado di affrontare professionalmente queste problematiche. Detto ciò, non è nostra intenzione accusare nessuno, tanto meno gli enti di controllo che, spesso, sono anch’essi vittime di questa situazione. Troppe direttive, troppe leggi, troppi regolamenti creano solo confusione, mettendo in seria difficoltà non solo chi è obbligato ad applicare la legge, ma anche chi è deputato a farla rispettare.
I tempi e i costi della burocrazia – aggiunge il cav. Leonori – sono diventati una patologia endemica che ci caratterizza negativamente. Non è un caso che molti investitori stranieri non vengano qui da noi proprio per la farraginosità del nostro sistema burocratico. Incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi ed adempimenti onerosi hanno generato un velo di sfiducia tra imprese private e Pubblica amministrazione che non sarà facile eliminare. Per crescere e creare nuovi posti di lavoro le imprese necessitano di servizi pubblici efficienti e di una legislazione chiara e facilmente applicabile. In questi ultimi anni, invece, il costo della burocrazia sul nostro sistema produttivo ha superato i 30 miliardi di euro all’anno. Questa situazione ha costretto moltissime aziende a trascurare il proprio business per occupare gran parte del tempo alla compilazione di certificati e scartoffie varie: un’anomalia che deve essere assolutamente rimossa».
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Ma cosa ci entra la burocrazia….. se manca il lavoro non si sono commissioni e la gente non ha più i soldi per spendere ( quelli normali ) prima non si poteva tutelare il tessuto sociale oggi non ci sono quasi più gli artigiani quelli che resistono sono imprese sub appaltatrici che di artigianato ne sanno molto poco, falegnami, muratori, marmisti, e tanti altri si contano sulle dite di una mano e sopratutto abbiamo perso quel patrimonio culturale che dell’artigianato facevano opere d’arte. E non è colpa della burocrazia, ma perché nessuno ha tutelato.
L’argomento è molto articolato e ampio da potersi condensare in poche righe, tuttavia, prendendo spunto da quanto detto nell’articolo, provo ad elencare alcune delle cause dell’estinzione delle partite iva (fenomeno che purtroppo ritengo ancora in aumento). -imposte elevate e ingiustificate rispetto ai benefici che lo Stato offre ai contribuenti-burocrazia forse eccessiva, sicuramente inefficiente,- tempi di risposta alle imprese, da parte del sistema bancario, estremamente lungo-costi per approvvigionamento di denaro presso le banche (per chi ci riesce), sproporzionato rispetto ai parametri di riferimento esempio il tasso bce (0,25%) ed alle garanzie accessorie richieste-mancanza di una visione d’insieme,a volte sconcertante distanza dalla praticità e dalle urgenze quotidiante, da parte delle banche e degli enti-mancanza della capacità di aggregazione e di indirizzamento da parte di chi è preposto a tutelare le imprese o da chi ne detta le regole. Insomma, la crisi c’è, ma affrontarla con quanto sopra e molto altro, diviene veramente un’impresa!
Verrà il giorno in cui andranno a rompere i loro salvadanai!!!
E la Confartigianato dice che la colpa della crisi è……. e la Camera di Commercio dice che per risolvere i problemi delle imprese mette a disposizione…… e la Banca dice che viene incontro alle imprese con……… tutti questi soggetti, però campano con i versamenti del mondo imprenditoriale. Della serie “prima paghi e poi vediamo…..”. Se fossi un artigiano, magari un imbianchino li cancellerei tutti con una bella mano di NERO!
Verra’ il giorno che dovranno scappare con gli elicotteri!!! Ma di tempo ancora parecchio ce n’ é visto per consumare l’ accumulo cinquantennale di ricchezza e proprieta’ immobiliari.Questo é il paese piu’ ricco del mondo!! In America non hanno neanche tempo di mangiare. Figuriamoci di prepararlo!! E noi cultura millenaria, andiamo dietro a loro?? Pazzi siamo!
2011: reddito da impresa gettito irpef pari al 3,5% dell’intero gettito, reddito da lavoro autonomo 6,7%, lavoro dipendente e da pensione 80%. Signore delle poltrone insegna ai tuoi iscritti a fare le fatture e vedrai che le cose miglioreranno. E’ molto di moda dare tutte le colpe alla burocrazia ma messa in questi termini e’ una barzelletta.
Come al solito Orfeo Negro parla tanto per…la colpa e’ dei dipendenti pubblici, del PD dei sindacati e di tutte quei enti inutili che in periodi di crisi rompono le scatole agli imprenditori, ma quando tutti se ne andranno in Romania o in Bulgaria, voglio vedere chi gli pagano gli stipendi o a chi fanno i controlli….
caro Bambino, io ho indicato dei dati ufficiali dell Agenzia delle Entrate, tu come al solito apri la bocca e gli dai fiato. L’aria fritta infiamma le pareti del cranio quando e’ sfitto.
preciso ancora per il buon Paoletti che questi signori che oggi fanno finta di venire da Marte, sono gli stessi che occupano poltrone da 30 anni e sono loro che hanno dettato le regole del gioco fino ad oggi. Troppo facile oggi dire e’ colpa degli altri quando loro. insieme agli altri, ci si sono ingrassati e neanche poco. Uno sputo in faccia a TUTTI GLI IPOCRITI
A Orfeo: se non ricordo male, in un tuo commento dicevi di non avere mai fatto niente in vita tua (o cosa similare). Ecco un altro difetto degli italiani è proprio questo: meno si fa e più si pensa di saper fare.
La forza dell’Italia e’ nell’artigianato e nella piccola e media imprese, sicuramente le associazioni di categoria parlano parlano ma fanno poco niente ma come ripeto il male di tutto sono i sindacati e i dipendenti pubblici (non proprio tutti) messi li a scaldare la poltrona dal politico di turno, mentre per quanto riguarda Orfeo Negro non ho niente contro di lui purtroppo ha un modo di pensare completamente sballato ma siamo in democrazia e anche lui è’ libero di pensarla a modo suo. Condivido invece il pensiero del sig. Furio
Leonori è una bravissima persona,un galantuomo che conosce bene il mondo dell’artigianato, Il tema della burocrazia è reale, ma il discorso non è completo e quindi non può dare un quadro della situazione. Vi sono altri fattori, ancora più gravi che mettono in ginocchio il mondo dell’artigianato (fisco,banche ecc…) E poi non tiene conto che lo Stato è finito e che la libera iniziativa nasce solo su una cultura di libertà che sembra svanita nel nulla.
Poi che ce faranno con tutti questi fallimenti?…ciechi burocrati! Che risolvono??
Furio ricordi proprio male, sono 40 anni che tiro la carretta e non ho ancora finito; non faccio il presidente di qualche cosa da 30 anni come il tipo che da altrettanti anni partecipa attivamente alla vita economica e politica della provincia, e che di colpo fa la parte del santo circondato da diavoli. Nemmeno un mese fa sponsorizzava la rielezione di Bianchi alla presidenza della Camera di Commercio. Ci prende per scemi? io dico di si.
Orfeo, se lavori come un Negro, sei dei nostri! Forse ricordo male ed ora non ho gli strumenti per “ricordare meglio”. In ogni caso siamo stremati da tutti coloro che partecipano alla spartizione della torta e non si assumono neanche un rischio. Siamo stufi di far prosperare chi dice di aiutare l’economia ed invece campa (e come campa!!) con il sangue che succhia da chi oramai ha più solo lacrime e sudore da dare. È questa la vera rivoluzione, non facciamoci ingannare dal qualunquismo politico che ci tiene svegli e combattivi, incazziamoci contro le Associazioni di categoria, le Camere di Commericio, le Province, le Banche etc etc che sono i veri centri di potere e veri ostacoli al progresso, oltre che le maggiori sanguisughe che ci è dato di conoscere!!!!!
Rispetto a questo mio ultimo pensiero, vorrei dire che il Padre di tutto è, ovviamente, Berlusconi. Tutti sono convinti che sia sceso in politica per poter difendere i propri interessi personali e forse all’inizio era così. Oggi sono sempre più convinto che lui abbia distratto tutta l’attenzione dell’opinione pubblica dai propri affari, canalizzandola sulla diatriba politica (spesso dai toni molto accesi, come in questo momento). Oso dire che a lui, alla fine, di quello che poteva accadere al suo partito, non gliene poteva fregà de meno, l’importante era accendere la miccia e sviare l’attenzione da ciò che più gli preme, i suoi affari e la sua “famiglia”. In sintesi, voglio dire che tutti i politici si comportano cosi: esaltano le loro battaglie “morali” per togliere il collettivo interesse dai loro interessi personali (centri di potere, associazioni di categoria, municipalizzate, partecipate etc etc.)
Furio concordo al 100%. Cercando in rete il curriculum di Leonori si legge che da trenta anni e’ presidente di qualcosa; quanto puo’ essere attendibile oggi la sua ” morale”!?
Articolo 23
L’artigianato, che conserva una tradizione di gloria in Italia, sarà aiutato tanto nella forma privata come in quella associata.
La condizione dell’artigianato è sempre stata quella di lavoratore indipendente. Si può affermare che le origini siano concomitanti a quelle dell’uomo, il quale comparso sulla terra ha dovuto iniziare lo studio per provvedere alle sue prime principali necessità fisiche, ed essendo un elemento progressivo le capacità sono sempre aumentate sino al punto in cui la storia incomincia a parlare della prima civiltà.
Nell’antichissima età Egiziana, Ellenica e Romana, poi, l’artigianato produceva già vasellame ceramico, mobili artistici, stoffe di lusso e lavorazione dell’oro e delle pietre preziose.
Nel Medio Evo, per le crescenti necessità, incomincia a trasformarsi in piccola industria, ma sempre impotente a poter soddisfare i bisogni della moltitudine che diventava sempre più numerosa.
In progresso di tempo si arriva al 18° secolo in cui compare la macchina e la grande industria che per conseguenza porta un declino nella vita dell’artigianato senza però che questo possa farlo scomparire.
Benché esista nel tempo attuale una produzione industriale in grande stile di articoli di consumo, pure l’artigianato rimane sempre quello che può soddisfare meglio i desideri umani. Infatti oltre alla migliore qualità della sua produzione, ci si ricorre per soddisfare il proprio gusto, ad esempio chi vuole l’eleganza dell’abbigliamento, chi vuole arredare con mobilio artistico, chi vuole lavori in ferro battuto, foggiato con arte, chi vuole oro e pietre preziose lavorate e tantissime altre cose, senza contare le innumerevoli riparazioni di oggetti.
Ne consegue perciò che l’artigianato è un elemento universalmente riconosciuto necessario, indispensabile ai nostri bisogni.
L’artigianato è necessario, le Associazioni Artigiane NO!
Parole sante