di Laura Boccanera
“Il concerto del 25 aprile diventa per noi un appuntamento fisso, un’iniziativa rivolta ai giovani per ricordare, un concerto non neutro perché quella data rappresenta la liberazione dalla dittatura fascista, un valore fondante della nostra Repubblica che occorre ricordare”. E’ il vicesindaco Giulio Silenzi a presentare questa mattina, alla presenza delle associazioni, dei volontari e dell’Anpi il cartellone delle iniziative in programma per venerdì prossimo. E il concerto del 25 aprile, arrivato alla seconda edizione, vuole diventare, nelle intenzioni dell’amministrazione, un appuntamento fisso, quasi rituale. “Vorremmo strutturare ogni anno questa iniziativa per tenere alta la memoria – ha detto Silenzi – una festa vera e propria che oltre ai momenti istituzionali abbia anche un aspetto legato al divertimento per avvicinare i giovani. C’è chi vorrebbe cancellare la memoria storia del Paese come coloro che hanno ideali fascisti, per questo non è una festa neutra quella che festeggiamo”. La location scelta è l’area portuale e dalle 20.30 si esibiranno “Radici nel cemento” band romana dai testi impegnati su diritti umani, sostenibilità ambientale e politica dalle sonorità reggae. Ma la musica partirà già dalle 18.30 con i Always loving Jah e a seguire dopo lo show i Rasta Skull Sound. Saranno presenti stand gastronomici grazie a Trailer (che donerà una parte del ricavato alla Croce Verde), società operaia e associazione Antrophos. Presente anche la Protezione civile. “Tante associazioni si sono messe a disposizione gratuitamente – ha detto Belinda Emili consigliere comunale di Rifondazione Comunista – i ragazzi del Jolly Rogers partecipano gratuitamente e si sono messi a disposizione dando loro un contributo con la loro musica”. Presente alla conferenza stampa anche Anita Pantanetti dell’Anpi: “negli anni stiamo assistendo ad una progressiva smemoratezza, si parla sempre meno della liberazione dal nazi fascismo: se ne parla poco nelle scuole, per niente in casa e nelle piazze – ha ammonito la Pantanetti – si cerca di distogliere lo sguardo e di stravolgere la costituzione nata da una storia che è costata la vita a milioni di persone”. Domenica 4 maggio, proprio per diffondere la Costituzione l’Anpi sarà promotore di una iniziativa in piazza XX Settembre con la lettura di testimonianze dirette e lettere di documenti storici a partire dalla tarda mattinata. A margine della conferenza Giulio Silenzi puntualizza sui costi in replica alle parole di Fabrizio Ciarapica che aveva stigmatizzato l’uso di soldi pubblici per il concerto: “le associazioni partecipano gratuitamente – ha aggiunto Silenzi – i costi sono veramente limitati e ristretti al solo costo vivo degli artisti pari a 3.080 euro, il resto è per Siae, spese di tipografia e service. Abbiamo ridotto all’osso le spese per l’organizzazione e questa politica ci accompagnerà per tutto l’anno. Ringrazio i due complessi che si esibiranno gratuitamente prima e dopo lo show”. Le celebrazioni ufficiali invece partiranno dalla mattina alle 10 con la deposizione delle corone presso la lapide ai caduti in Comune e poi a Civitanova Alta. Alle 11 alzabandiera e posa della corona al monumento ai caduti di tutte le guerre in Piazzale Italia e la cerimonia tradizionale in Piazza Gramsci con gli interventi del presidente del consiglio comunale Ivo Costamagna, del sindaco Tommaso Claudio Corvatta e di Vito Carlo Mancino in rappresentanza dell’Anpi.
(foto Ciro Lazzarini)
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Silenzi, quando Civitanova sarà liberata da te e da Corvatta, altro che festa nazionale!!
Si può considerare appropriata la definizione della presidente dell’Anpi Pantanetti che parla a proposito della festa del 25 aprile di “liberazione dal nazifascismo”. Ciò poichè il nord Italia era occupato dai nazisti, fiancheggiati dai repubblichini, che senza la presenza tedesca non sarebbero esistiti. E’ antistorica la posizione di Silenzi che parla soltanto di “liberazione dalla dittatura fascista”. Il fascismo era infatti caduto il 25 luglio 1943, due anni prima circa della liberazione dall’occupazione tedesca del 25 aprile 1945. Ma la posizione di Silenzi più che storica è intrisa di propaganda, che serve allo stesso più che a celebrare una festa nazionale a combattere i suoi avversari politici. Ci si domanda come un soggetto simile, con un così limitato e confuso bagaglio storico, abbia potuto ricoprire alti incarichi in Regione, Provincia e nei Comuni. Cosà avrà raccontato – e cosa racconterà dopodomani – negli interventi pubblici di celebrazione del 25 aprile? E’ grave che alla festa del 25 aprile di Civitanova Marche sia stato chiamato ad esibirsi, seppure a titolo gratuito, un gruppo musicale facente riferimento ad un centro sociale condannato dal tribunale per occupazione abusiva di proprietà altrui. La festa del 25 aprile rappresenta anche il ritorno alla legalità, che il suddetto centro ha invece calpestato. Di quest’invito l’amministrazione comunale, in primis il vicesindaco Silenzi, dovrebbe vergognarsi! Perciò è condivisibile l’auspicio del precedente commentatore che Civitanova possa presto festeggiare – come già hanno fatto Fermo, Monte San Giusto, Ancona e Macerata – la liberazione da Silenzi!
Comunicare il nulla e tra l’altro in modo sbagliato.
LA STORIA………………………………………
Alcuni consigli di lettura per l’assessore alla cultura Silenzi che ha bisogno di prendere lezioni di storia contemporanea, per approfondire la “resistenza” che è costata tante vite umane, a cui egli dimentica di fare riferimento nella conferenza stampa per la festa del 25 aprile, che la celebra. Legga questi romanzi, che certamente le sono sfuggiti: Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno; Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny; Cesare Pavese, La casa in collina; Mario Tobino, Il clandestino. Vedrà, assessore Silenzi, che poi farà conferenze stampa con miglior cognizione di causa sul significato della “resistenza”, evitando di concentrare il discorso esclusivamente sul fascismo, al fine di attaccare politicamente i suoi avversari. Quanto alle iniziative per celebrare il 25 aprile, le consiglio di acquistare un certo numero di copie dei libri indicati – si trovano in edizione economica – e diffonderli nelle scuole cittadine per la lettura da parte degli studenti. Il risultato sarà migliore di fare concerti con i gruppi dei centri sociali, che si occupano, come si legge nel servizio, di altri argomenti, e che della “resistenza” al nazifascismo ne sanno meno di lei. Ha compreso ciò che le ho suggerito, assessore alla cultura Silenzi, che di cultura ne mastica molto poca?
Premessa: non conosco Silenzi e manco Biondi. Comunque a parte l’arrampicata sugli specchi odierna per difendere gli indifendibili infami ragazzotti acefali vestiti di nero che spadroneggiavano all’epoca c’è un dato curioso…..negli 85 post fatti dal Sig.Angelo Biondi su questo sito in quattro mesi nomina Silenzi 166 volte. Di media quasi 2 volte a intervento con punte di 8 il 21/02 e 12/03. Cioè, c’è anche altro nella vita è!
http://mag.sky.it/static/images/sezioni/mag/Fotogallery2009/belen_rodriguez_bikini/belen.jpg
LE RADICI NEL CEMENTO ………
E’ PROPRIO VERO LE COMUNE RADICI DEI PARTITI DELL’ARCO COSTITUZIONALE SONO NEL CEMENTO. PER IL CEMENTO E CON IL CEMENTO HANNO FATTO AFFARI A DANNO E SPESE DELL’AMBIENTE E DEGLI ITALIANI, LASCIANDO NELL’ INCURIA I CENTRI STORICI, LA CULTURA LA MEMORIA CHE, COME NOTO, NON DANNO DA MANGIARE AI PARTIGIANI DELLA NUOVA ITALIA PARTITOCRATICA.
LA NOSTRA PAROLA D’ORDINE E’ INVECE PER IL 25 APRILE E PER IL 25 MAGGIO, GIORNO DEL RINNOVAMENTO DELL’ITALIA BELLA :
MANDIAMOLI TUTTI A CASA !!!
@ Varachegue. Ho una proposta da fare, a lei che è così paziente e preciso e a quanto pare ha tanto tempo a disposizione. Ora che ha terminato di esaminare tutti gli 85 post di una persona che non conosce, ricavandone minuziosamente dati statistici, vada a contargli i peli del c…o. Vedrà che ne ricaverà maggiore soddisfazione, ma se non se la sente mandi il suo padrino politico, che è tanto narciso da non sopportare le critiche al suo operato.
Ma invece di litigare tra di noi…..MANDIAMOLI TUTTI A CASA QUESTI PAGLIACCI!!!!!!
Tratto da: Riassunto – da L’UOMO LIBERO – Dalla guerra civile alla realtà istituzionale http://pocobello.blogspot.it/2010/09/dalla-guerra-civile-alla-realta.html In campo economico fascismo e nazionalsocialismo avevano individuato il fulcro della lotta di potere che si stava sviluppando a livello planetario – che poi ha raggiunto le follie di cui oggi stiamo vivendo le conseguenze – cioè il progetto mondialista di governare l’intero globo attraverso il monetarismo, l’usura bancaria e la speculazione finanziaria. “Contro Giuda, contro l’oro, sarà il sangue a far la storia”, cantavano i volontari della RSI. Il governo Mussolini aveva realizzato un saldo controllo della rete bancaria, aveva contrapposto Banche di Stato a quelle della speculazione privata e aveva istituzionalizzato la diffusissima, capillare struttura delle Casse di Risparmio, costringendole a rigidi vincoli statutari no profit.Aveva inoltre collegato strettamente la Banca d’Italia agli Enti statali, raggiungendo l’obiettivo del suo controllo ed evitando che divenisse – come oggi invece è avvenuto – terra di pascolo di gruppi privati. E’ sempre opportuno ricordare che il governo della Germania, in quegli anni, nazionalizzava la Banca Centrale, affermando in modo in equivoco che il proprietario della moneta deve essere il popolo.Contemporaneamente Stalin privatizzava l’Istituto di emissione sovietico, vendendolo alla finanza ebraico-americana. I combattenti della RSI, ovviamente con un’ampia gamma di differenziazioni individuali, erano portatori di un’idea nuova ed erano i testimoni attivi di una rivoluzione che aveva cominciato a realizzarsi, con successo.Dall’altra parte, nella resistenza, quelli che combatterono in buona fede, erano spinti da una generica voglia di libertà che, come abbiamo visto, spesso si confondeva con il prorompente desiderio di vedere la fine della guerra. Il fascismo fu politicamente una fucina di idee, culturalmente un’eccezionale esplosione di creatività, scientificamente un opificio di ingegni ed inventiva. Ancora oggi l’architettura e il design prendono le mosse dalle correnti che in quegli anni si formarono. Il Futurismo ha condizionato tutto il mondo artistico. L’aviazione italiana era ammirata nel mondo. A New York fu dedicato un viale a Italo Balbo, in onore della transvolata atlantica del 1933, nella quale il quadrumviro della Marcia su Roma comandò uno squadrone di 25 idrovolanti. Erano gli anni di Guglielmo Marconi e delle sue invenzioni. I primi studi sulla fissione nucleare furono fatti all’Università di Roma. Durante il Fascismo si formò una gioventù estremamente ricca di idee e cultura. Una parte di questa visse quest’esperienza anche come scelta di militanza politica e si mise in prima fila in ogni opportunità che la rivoluzione le offriva.Scrive Alberto Bairati, redattore di Vent’anni, il giornale di Guido Pallotta, “per noi il Fascismo doveva essere un qualcosa che rendesse gli uomini migliori, più puri, più onesti, più generosi, che li facesse mettere a disposizione del Paese”. Erano i giovani entusiasti, quelli destinati a divenire la nuova classe dirigente del fascismo.Ma da militanti, sin dall’inizio della guerra, coerentemente partirono volontari e furono tra i primi a morire. D’altra parte, per la Repubblica nata dalla resistenza non esisteva una classe dirigente alternativa che si fosse preparata vivendo un’altra rivoluzione, frequentando altre scuole, forgiandosi ad un’altra cultura. Quasi tutti i nuovi governanti erano cresciuti nell’Italia fascista esattamente come i Pallotta, Giani, Ricci, Pavolini, Mezzasoma.La nuova classe dirigente era dunque formata da individualità che, per scelte che si sono differenziate nel corso delle esperienze, degli avvenimenti, degli anni, o – la maggioranza – per convenienza, aveva preso le distanze dal Ventennio, ma si erano preparati nelle università del fascismo, nei GUF – i gruppi universitari -, nei Littoriali, nelle redazioni dei tantissimi giornali fascisti.Mi riferisco, tanto per fare qualche nome, nel mondo della politica, a personaggi come Andreotti, Fanfani, Ingrao, Moro, Preti, Spadolini e Taviani. Nel mondo del giornalismo, a Biagi, Bocca, Gorresio, Orlando, Rusconi, Montanelli e Zangrandi. Nel mondo della cultura a Quasimodo, Ungaretti, Montale, Gatto, Dessì, Pasolini, Pratolini, Pavese, Vittorini e Guttuso. Nel mondo del cinema a Rossellini, Antonioni, Comencini, lattuada, Lizzani, Zavattini e Blasetti. Nonostante fosse dichiarata pregiudizialmente “antifascista”, la realtà che si andava delineando necessariamente pescava uomini e idee proprio nel mondo che voleva negare.Togliatti, dietro le quinte, invitava i dirigenti del PCI a imparare dal Fascismo; egli arrivò, nei suoi rapporti di partito, a indicare l’ideologia fascista come “un fattore essenziale nella formazione della sua base di massa”. Affermò inoltre: “Se l’industria italiana è ancora un’industria debole in paragone con altri paesi, specialmente per la mancanza di materie prime, dal punto di vista della sua organizzazione interna è stata portata dai fascisti a un grado di sviluppo che si avvicina a quello dei paesi avanzati”.Togliatti individuava nel sindacato e nel dopolavoro fascista le organizzazioni di massa da studiare ed emulare.E’ molto chiaro nel definirli non meri fiori all’occhiello propagandistici del regime, ma “istituzioni effettivamente funzionanti e dinamiche della società civile”. La Resistenza dunque, oltre a non aver avuto un suo patrimonio di idee nuove, non disponeva neanche di una propria classe dirigente. Le strade che si offrivano per il “dopo” erano caratterizzate principalmente dal servilismo ai blocchi dei vincitori della guerra – Occidente e URSS – coll’aggiunta di un forte condizionamento del Vaticano e della sua capillare rete clericale, ansiosa, dopo vent’anni di Stato forte, di tornare a muoversi con quella libertà e invadenza, come già goduta nei lunghi secoli del suo potere temporale. Due mondi si stavano scontrando dunque, uno realmente rivoluzionario, sociale, popolare, ricco di idee, di creatività, di intraprendenza e di ardimento, battuto ma non rassegnato; un altro che nasceva dalla sconfitta – accettata con soddisfazione -, che rinunciava ad ogni sovranità ed era apertamente servile verso i nuovi padroni. Un mondo portatore di una concezione della politica, dello Stato e della partecipazione grigia, opaca, triste e deludente. Oggi, dopo 69 anni, la politica è praticamente morta, le idee sono uscite dal dibattito e il confronto si esaurisce nel gossip e nelle contrapposizioni personali. La gente si disinteressa, le sedi di partito sono vuote, quando non sono addirittura chiuse. Sono rarissimi i libri che trattano la storia di questi decenni, ancor meno quelli che propongono le idee di questi tempi democratici, mentre sono usciti, e continuano a uscire con ritmo incalzante, migliaia di libri, film, documentari, sull’Europa fascista e nazionalsocialista di quei pochi anni tra le due guerre mondiali.La realtà istituzionale e l’esigenza della piena sovranità E’ chiaro, concludendo l’osservazione dei fatti attinenti la guerra civile e la Resistenza, che l’attuale assetto politico italiano ed europeo è direttamente collegato, nonostante i sessantanove anni trascorsi, proprio a quegli avvenimenti, alle scelte fatte o subite allora, alle situazioni di subalternità accettate e alle quali non ci si è ancora ribellati. I famosi “valori” della Resistenza, che si indicano ancora oggi come l’elemento condizionante della realtà istituzionale italiana e della legittimità politica, dopo le considerazioni che abbiamo fatto, assumono quanto meno un tono indefinito ed approssimativo, il riflesso di una storia che, se ha qualche luce, sicuramente ha molte ombre; si rivelano spesso “valori” costruiti a posteriori, ad uso dei vincitori: un francobollo raffazzonato, appiccicato ad un pacco, quello della Repubblica “antifascista”, completamente vuoto di ogni forma di sovranità. Ma la mancanza di sovranità non è cosa da poco: rappresenta una gabbia che preclude ogni reale cambiamento, una gabbia dalla quale occorre uscire in fretta per dare libere prospettive all’Italia e all’Europa di domani. Libertà di avere un’autonoma politica estera, di gestire il proprio sviluppo economico, di proporre originali scelte monetarie, di andare a cercare, dove più conviene, l’approvvigionamento delle fonti energetiche e delle materie prime. Libertà di scrivere un nuovo Patto, una nuova Costituzione non più soggetta a condizionamenti e vecchie suggestioni ideologiche. Il sistema politico Italia, così come è regolamentato dalla Carta – e i recenti scontri tra Palazzo Chigi, Quirinale e Consulta lo hanno ben evidenziato – prevede un potere politico debole, impossibilitato a innescare profonde ristrutturazioni e sempre sottoposto alle pressioni dei cosiddetti “poteri forti” che continuano a dominare e situarsi sopra le leggi. Si tratta della caratteristica, sempre ricorrente, delle moderne democrazie occidentali.Anche in America il potere politico risulta essere sotto tutela della Federal Reserve e delle lobbies. Il ministro delle Finanze Tremonti, nell’interesse dei cittadini, ha ripetutamente previsto nuove regole per gli Istituti di Credito e per la Banca Centrale, ma si è scontrato con la spavalderia di questi poteri i quali, come nulla fosse, hanno continuato a fare ciò che vogliono, ignorando le nuove leggi. Dopo aver provocato la crisi, il sistema bancario – indisturbato – si sta organizzando per speculare sulle conseguenze della ridotta liquidità. Nathan Rothschild ammoniva: “Compra quando il sangue scorre nelle strade, e vendi al suono delle trombe”. Finché la politica sarà debole, sarà molto difficile cambiare il corso delle cose. E finché ci sarà questa Costituzione e perdurerà la sudditanza ai poteri internazionali che si sono “alloggiati” da noi fin dal 1945, la politica continuerà a rimanere debole. Il popolo è libero di eleggere i camerieri, ma i padroni nessuno è legittimato a sceglierli, a contraddirli, a rimuoverli. Occorre rifondare lo Stato, ritrovare i valori del nostro popolo e della nostra civiltà, riscrivere il Patto, riconquistare, ad una ad una, tutte le sovranità di cui ha bisogno una nazione per essere veramente libera.E per farlo è necessario che il popolo accetti di guardarsi, con estrema onestà, nello specchio della propria storia.
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