di Giancarlo Liuti
Sere fa per le due rappresentazioni del quasi shakespeariano “Riccardo Terzo” il Lauro Rossi era gremito fino al loggione e al calar del sipario Alessandro Gassman è stato accolto da una tale valanga di applausi che da parecchi anni non ricordavo in questo teatro. E lui stesso, ripetutamente chiamato alla ribalta, ne è rimasto impressionato, tanto da dire: “Grazie, Macerata, tornerò ancora da voi”. E non solo. Prima di entrambi gli spettacoli l’intero centro storico era a tal punto pieno di macchine da rendere praticamente impossibile trovare un buco per la sosta, la qual cosa, stavolta con più evidenza, ha riproposto l’annosa questione del rilancio del cuore della città, dimostrando che aprirlo alle auto non è una soluzione, giacché in pochi minuti s’intasa, e che l’idea vincente sta nella pedonalizzazione purché l’accesso sia reso agevole – in entrata e in uscita, di giorno e di notte, nei giorni feriali e in quelli festivi – da parcheggi esterni alle mura e dotati di ascensore (il progetto di Rampa Zara, purtroppo, sembra tramontato e l’ipotesi di utilizzo senza limiti del silos di via Armaroli e del parcheggio dei Giardini Diaz, tutti e due in mano a privati, si scontra con l’impossibilità finanziaria di rilevarli da parte del Comune).
Resta comunque il fatto, di per sé positivo, che la stagione teatrale in corso è, qualitativamente parlando, di livello superiore alle precedenti. Sia il cechoviano “Zio Vanja” con Sergio Rubini e Michele Placido, sia l’ariostesco “Giocando con Orlando” con Stefano Accorsi e Marco Baliani, sia, soprattutto, questo “Riccardo Terzo” (bellissimo, in particolare, l’allestimento scenico) hanno fin qui rivelato un significativo passo avanti rispetto al passato e i prossimi “Parkin’son” e “Il Giardino delle ciliegie” promettono bene, anche perché, pur non facendo leva su protagonisti di grande notorietà cinematografica e televisiva, godono di buona critica pure internazionale e, fra l’altro, si avvalgono di due aspetti legati a Macerata, il primo per le musiche di Jimmy Fontana, il secondo per la regìa di Francesco Micheli, direttore artistico dello Sferisterio. E tutto questo va ascritto anche a merito dell’assessore alla cultura Stefania Monteverde, che l’estate scorsa, interrompendo una tradizione per cui la distribuzione degli spettacoli in provincia dipendeva unicamente dall’Amat, l’associazione regionale per le attività teatrali, ha concordato col direttore un programma caratterizzato da una linea, nel contenuto e nella forma, che si adeguasse al ruolo di capoluogo.
Giorni fa Cronache Maceratesi ha pubblicato una foto di Alessandro Gassman a passeggio lungo Corso della Repubblica (guarda). C’era pochissima gente, in giro. Non più di una decina di persone, in quell’ora forse di primo pomeriggio, e ciò ha indotto chi guardava la foto a denunciare ancora una volta l’inarrestabile declino del centro storico, il che, tuttavia, è stato smentito dalla straordinaria affluenza di pubblico ai due spettacoli del “Riccardo Terzo” (anche il premio Oscar Dante Ferretti, comunque, giunto a Palazzo Buonaccorsi per presentare un documentario sulle Marche, stamattina si è detto spiacevolmente sorpreso di aver trovato la sua città semideserta). Ma il punto, ripeto, non sta nel fatto che il centro storico non offra valide ragioni per essere frequentato, quanto invece nella difficoltà di accedervi e dunque di frequentarlo. Inutile ripeterlo?
Vorrei invece soffermarmi sulla circostanza che la notizia relativa alla foto ha avuto oltre 20 mila contatti da parte dei lettori di Cm – un record per una fotonotizia – col corredo di ben 21 commenti, in gran misura di ammirazione per lui ma sostanzialmente di aperta soddisfazione per l’avvenimento. Una volta tanto, quindi, i maceratesi si son detti contenti di ciò che accade nella loro città. Come mai? Certo, Gassman è un bell’uomo (quei commenti provenivano soprattutto da donne), è famoso, è bravo, si fregia di un cognome che continua ad avere un suo fascino. Ma forse c’entra qualcos’altro ed è che nel campo della cultura e delle occasioni culturali Macerata merita di figurare ai primi posti – al primo, in regione – su scala nazionale in proporzione agli abitanti. E i maceratesi lo apprezzano, questo fiore all’occhiello, ma al tempo stesso disprezzano, giustamente, l’avanzare, dentro le mura, di una strisciante desertificazione. Si contraddicono? No. Il problema sta, unico e solo, nella mancanza di parcheggi sempre aperti e muniti di impianti meccanizzati di risalita. Quanto tempo dovremo ancora aspettare? Campa cavallo, che l’erba non cresce. E il cavallo sta male.
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….non sono tanto sicura che il problema siano solo i parcheggi…ai “miei tempi ” i parcheggi erano ancora meno,ma ricordo splendidi pomeriggi in un centro gremito di gente…https://www.cronachemaceratesi.it/2014/01/25/musica-sosta-selvaggia-e-telelaser-multe-e-proteste/424111/
Gasmann avrà detto: ma ki ci sta in questa città un neanke un anima? Nn ci voleva di sicuro una scorta x lui…
nel primo pomeriggio purtroppo ( o per fortuna) la gente fadiga…. non pò ji a spasso come gasmann!
Strano deserto quello dove i miraggi assumono l’aspetto di parcheggi.
Continuo a credere che un centro storico è vivo se è ABITATO. L’Amministrazione deve recuperare residenti (e “proteggere” quelli rimasti).