di Filippo Davoli
Cari amici lettori,
la nostra bella avventura continua col vento in poppa. Lo dobbiamo soprattutto a voi, che ci avete dato – con le vostre numerose presenze – un attestato di fiducia che è per noi estremamente importante e incoraggiante.
Inoltre, con positiva sorpresa, abbiamo scoperto di avere tra i lettori alcuni “nuovi” marchigiani originari del Senegal: vivono e lavorano da alcuni anni tra Macerata, Senigallia, Fano e San Benedetto; presumiamo siano stati attratti in Quid Culturae dal bell’omaggio a Senghor a firma di Daniele Referza (leggi l’articolo), ma con nostro piacere molti di loro sono successivamente tornati a sbirciare tra le nostre pagine; non se ne abbia a stupire nessuno. Sebbene spesso costretti dalle contingenze a vendere libri sulle strade, la maggior parte di essi ha studiato, nel paese d’origine, almeno sino alle soglie dell’Università. Popolo di grandi raffinati, ottimi e sensibili lettori, educati allo studio e all’arte non solamente dall’impronta forte impressa dal presidente Senghor, ma anche dal clima cólto e attivo della capitale Dakar, sede di una prestigiosa università, con una importante cattedra di letteratura, anche italiana.
Ma il legame tra Marche e Senegal, in nome della poesia, si fortifica ricordando il fitto e significativo rapporto epistolare che intercorreva tra Senghor e il letterato e critico maceratese Giacomo Zazzaretta (padre di Vittorio), che ai versi del poeta senegalese aveva dedicato sue traduzioni in italiano, molto apprezzate da quest’ultimo.
Sicché, in ricordo del Prof. Zazzaretta, ma anche come personale risposta amicale e grata ai senegalesi marchigiani che ho incontrato negli anni e di cui sono onorato di essere buon amico, vorrei dedicare ai nostri lettori neomarchigiani una mia cosuccia nella loro lingua, il wolof, ringraziando “mio fratello” Elhadji Cheikh Dieng per il suo fondamentale supporto nella traduzione:
Ay att malay guiss mercredi.
Chak mercredi maguissla si marchè bi.
Damay diene sama keur pour guissla tè amna yakar nè toi osi
daguay nieuw si marchè bi pour guissma
chak mercredi soumala guissè daguamay fatali Africa akk ayy
nitame you bakh di fèci sou lep diarè yone
Soumala guissè damay khamnè sama frere gua.
Mane khamna né danio nouro parceque xol akk ress nio bok couleur.
Yaw boul bayi mouk di nieuw si marchè bi.
Nouy niane cafè akk di khalate la mer bil rakhass le cote blanches di Dakar
ma diokhla sama lakho yaw tamit gua diokhma sa lakho
boulma bayi mouk mane rek si Italie bi gua khamnè nèka toul sama Italie.
Versione italiana: Ti incontro il mercoledì, da qualche anno. / Ogni mercoledì ti incontro al mercato. / Io esco di casa per incontrarti e penso / che anche tu vieni al mercato per incontrarmi. / Ogni mercoledì, quando ti incontro, / in me rinasce l’Africa della gente buona / che balla quando le cose vanno bene / e sa ballare anche quando le cose vanno male. / Quando ti incontro, io so che sei mio fratello. / Io so che ci assomigliamo perché il cuore e il fegato hanno lo stesso colore. / Tu continua a venire, ogni mercoledì. / Qui beviamo il caffè, ma pensiamo al mare / che lava le coste bianche di Dakar. / Ti do la mano, mi dai la mano. Fratello, / non lasciarmi solo in questa Italia che non sembra più la mia.
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Splendida poesia, ritmo di una danza, semplice e mossa fratellanza!
Grazie Filippo per questa bella pagina.
Grazie Filippo per aver ricordato mio padre e soprattutto un momento felice per la cultura maceratese che annoverava tra i propri cittadini straordinari interpreti della migliore tradizione intellettuale del secondo novecento.